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601
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di chi era moglie Ernesta Bittanti
L'Inno al Trentino è un popolare canto alpino associato al territorio del Trentino, attribuito a Ernesta Bittanti Battisti (moglie di Cesare Battisti) e musicato da Guglielmo Bussoli, nel 1911.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di chi era moglie Ernesta Bittanti
L'inaugurazione era prevista per il 12 luglio 1928. Considerata la ferma opposizione della moglie di Battisti Ernesta Bittanti e della figlia Livia all'utilizzo a fini propagandistici della figura dell'irredentista trentino da parte del regime, Mussolini (che era stato compagno di partito di Battisti), decise di cambiare l'intestazione e di dedicare il monumento alla Vittoria. All'interno rimasero però il busto di Battisti, insieme a quello di Fabio Filzi e di Damiano Chiesa, opere dello scultore Adolfo Wildt.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di chi fu il voto fondamentale per la caduta di Mussolini nel 1943
Grandi fu l'estensore del noto ordine del giorno che il 25 luglio 1943 provocò la caduta di Mussolini: fu decisivo infatti, il suo voto e fu essenziale la sua opera di persuasione nei confronti degli altri membri del Gran Consiglio del Fascismo. Da tempo, insieme a Giuseppe Bottai e Galeazzo Ciano, Grandi riteneva che una via d'uscita per evitare la disfatta militare dell'Italia avrebbe potuto sortire soltanto dalla sostituzione (ovvero dalla deposizione) del Duce, che nella parossistica identificazione personale con il Regime (Fascismo = Mussolini, e viceversa) aveva condotto, a loro vedere, l'idea fascista originaria ad essere condizionata e compromessa dai suoi errori. In sostanza, gli sbagli di Mussolini avevano posto in pregiudizio la sopravvivenza stessa del fascismo, e se non si trovava una soluzione, entrambi sarebbero stati destinati a perire. Conveniva piuttosto sacrificare il capo, e con esso tutto il regime, pur di consentire potenziali aperture per una successiva eventuale riformulazione, che non attendere gli eventi, che avrebbero portato probabilmente al disfacimento del regime.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di cosa era erede il Partito Liberale Italiano
Il Partito Liberale Italiano (abbreviato PLI) fu un partito politico italiano, ovviamente fondato sull'impostazione liberale, liberista e laica dello Stato, che rappresentava idealmente la tradizione moderata del Risorgimento, erede dell'Unione Liberale, o anche Partito liberale costituzionale, che aveva avuto in Camillo Benso di Cavour il massimo rappresentante.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di cosa era erede il Partito Liberale Italiano
Il Partito Liberale Italiano (abbreviato PLI) fu un partito politico italiano fondato sull'impostazione liberale, liberista e laica dello Stato, che si ispirava e intendeva essere la continuazione della tradizione liberale moderata del Risorgimento ed erede dell'Unione Liberale, che aveva avuto in Camillo Benso di Cavour il massimo rappresentante.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A quali paesi ci si riferisce con il termine Alleati
Con alleati della seconda guerra mondiale (spesso semplicemente Alleati) si indicano quei paesi che si coalizzarono contro le Potenze dell'Asse durante la seconda guerra mondiale.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A quali paesi ci si riferisce con il termine Alleati
In senso stretto, gli Alleati sono stati la Gran Bretagna assieme ai paesi che componevano l'Impero britannico e gli Stati Uniti d'America con i paesi loro alleati. La Francia, nonostante la parentesi che va dalla sconfitta del 1940 alla liberazione del 1944, è considerata una degli Alleati, come dimostra il fatto di aver ottenuto al termine del conflitto una zona di occupazione in Germania e di essere stata inclusa nel consiglio di sicurezza dell'ONU in qualità di potenza vincitrice.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di cosa parlarono Mussolini ed Hitler nei loro incontri a Stra e a Venezia
Il 14 e 15 giugno Mussolini e Hitler si incontrarono a Stra e a Venezia, i colloqui verterono principalmente sulla questione austriaca (il cancelliere tedesco puntava all'annessione dell'Austria). Tuttavia, i rapporti tra i due restarono tesi: il 25 luglio, in seguito al fallito colpo di Stato in Austria (col quale la Germania nazionalsocialista intendeva procedere all'annessione del paese) che portò alla morte di Dollfuss. La situazione si risolse dopo che Hitler desistette dal suo proposito. Il 21 agosto Mussolini incontrò Kurt Alois von Schuschnigg, successore di Dollfuss. Il 6 settembre, a Bari, prese posizione nei confronti della politica estera nazionalsocialista e dalle dottrina razzista hitleriana, proclamando che «trenta secoli di storia ci permettono di guardare con sovrana pietà a talune dottrine d'Oltralpe, sostenute da progenie di gente che ignorava la scrittura, con la quale tramandare i documenti della propria vita, nel tempo in cui Roma aveva Cesare, Virgilio e Augusto».
609
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di cosa parlarono Mussolini ed Hitler nei loro incontri a Stra e a Venezia
Il 14 e 15 giugno Mussolini e Hitler si incontrano a Stra e a Venezia, i colloqui vertono principalmente sulla questione austriaca (il cancelliere tedesco puntava all'annessione dell'Austria). Tuttavia, i rapporti tra i due restano tesi: il 25 luglio, in seguito al fallito colpo di Stato in Austria (col quale la Germania nazionalsocialista intendeva procedere all'annessione del paese) che portò alla morte di Dollfuss.Nel momento dell'uccisione di Dollfuss, la moglie e i figli erano ospiti di Mussolini presso una sua residenza balneare. La situazione si risolve dopo che Hitler desiste dal suo proposito. Il 21 agosto Mussolini incontra Kurt Alois von Schuschnigg, successore di Dollfuss. Il 6 settembre, a Bari, prende posizione nei confronti della politica estera nazionalsocialista e dalle dottrina razzista hitleriana, proclamando che «trenta secoli di storia ci permettono di guardare con sovrana pietà a talune dottrine d'Oltralpe».
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di quale corrente di pensiero è considerato il fondatore Gaetano Mosca
Gli studiosi italiani del primo Novecento, Gaetano Mosca e Vilfredo Pareto, furono i fondatori dell'elitismo (si parla di: scuola elitista italiana).
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di quale corrente di pensiero è considerato il fondatore Gaetano Mosca
Insieme a Vilfredo Pareto, a Robert Michels e Max Weber, Gaetano Mosca è classificato tra i più importanti esponenti della corrente di pensiero elitistica. Più precisamente, è il fondatore della "Teoria delle classi politiche" "(Rif)", e forse il maggiore "contributo italiano alla storia del pensiero politico".
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di quale federazione politica di sinistra fu simbolo il viso di Garibaldi
Il Partito Socialista invece, dopo la scissione di Saragat, si accostò sempre più al Partito Comunista fino a formare con esso una federazione che avrebbe dovuto condurre l'Italia verso la rivoluzione socialista; la somma di PSI e PCI sembrava infatti maggiore dei voti della DC. L'effigie di Garibaldi fu il simbolo con cui il nuovo partito, denominato Fronte Democratico Popolare, si presentò alle prime elezioni parlamentari dell'Italia repubblicana nel 1948.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di quale partito divenne segretario Giorgio Almirante nel 1947
Nell'autunno del 1946 Giorgio Almirante partecipò alla fondazione dei Fasci di Azione Rivoluzionaria insieme a Pino Romualdi e Clemente Graziani. Iniziò inoltre a scrivere sul settimanale Rivolta Ideale, una delle maggiori riviste della politica di destra di quegli anni e insieme a Cesco Giulio Baghino si avvicinò al Movimento italiano di unità sociale. Il 26 dicembre 1946 Almirante partecipò a Roma alla riunione costitutiva del partito politico di destra Movimento Sociale Italiano (MSI). Di questo nuovo partito divenne il 15 giugno 1947 segretario nazionale e mantenne la carica fino al gennaio 1950. Da segretario del partito, Giorgio Almirante si spese in modo notevole tanto da rimanere il ricordo di quando, non disdegnando viaggiare per l'intera penisola, dormiva in treni di terza classe («come un apostolo», secondo le parole di Assunta Almirante) e fondando sedi locali del MSI.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di quale partito divenne segretario Giorgio Almirante nel 1947
Giorgio Almirante (1914 – 1988), politico, storico segretario del Movimento Sociale Italiano
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di quale partito divenne segretario Giorgio Almirante nel 1947
Fu nel ristretto gruppo dei fondatori del Movimento sociale italiano. Il partito fu anzi fondato, il 26 dicembre 1946, proprio nel suo studio romano (era di professione assicuratore), con Giorgio Almirante primo segretario. Nel 1948 fu uno dei sei esponenti del MSI eletti alla Camera dei deputatiArturo Michelini: I Legislatura della Repubblica italiana / Deputati / Camera dei deputati - Portale storico
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di quale partito divenne segretario Giorgio Almirante nel 1947
Da ricordare che nella Festa Tricolore del 1987, Giorgio Almirante, segretario del Movimento Sociale Italiano dal 1969, presentò come suo delfino il futuro segretario del partito il giovane Gianfranco Fini, che nel dicembre dello stesso anno gli subentròMirabello. La Festa delle contraddizioni. Qui Fini raccolse da Almirante lo scettro di capo del Msi.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di quale partito divenne segretario Giorgio Almirante nel 1947
Fu lui ad accogliere il segretario del MSI Giorgio Almirante a Botteghe OscureAl civico 5 di via delle Botteghe Oscure, vicino Piazza Venezia, nel centro di Roma, si trovava la sede centrale del Partito comunista italiano. quando il leader missino volle andare a rendere omaggio alla camera ardente di Berlinguer, provocando una certa sorpresa tra l'immensa folla che attendeva di entrare.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di quale partito divenne segretario Giorgio Almirante nel 1947
Nell'autunno del 1946 Giorgio Almirante partecipò alla fondazione dei Fasci di Azione Rivoluzionaria insieme a Pino Romualdi e Clemente Graziani. Iniziò inoltre a scrivere sul settimanale Rivolta Ideale, una delle maggiori riviste della politica di destra di quegli anni e insieme a Cesco Giulio Baghino si avvicinò al Movimento italiano di unità sociale. Il 26 dicembre 1946 Almirante partecipò a Roma alla riunione costitutiva del partito politico di destra Movimento Sociale Italiano (MSI). Di questo nuovo partito ne divenne il 15 giugno 1947 segretario nazionaleGiuliana de' Medici, Le origini del M.S.I. (1943-1948), ISC, Roma, 1986, pag.61 e la mantenne fino al gennaio 1950. Da segretario del partito, Giorgio Almirante si spese in modo notevole tanto da rimanere il ricordo di quando, non disdegnando viaggiare per l'intera penisola, dormiva in treni di terza classe («come un apostolo», secondo le parole di Donna Assunta) e fondando sedi locali del MSI.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di quale partito divenne segretario Giorgio Almirante nel 1947
Esponente storico e dirigente del MSI, sin dalla nascita della Repubblica Italiana nel 1948, ha svolto importanti compiti nel comitato centrale e nella direzione nazionale del partito. Fu quindi nominato responsabile del dipartimento di politica estera del MSI-DN, nel 1969. È stato uno dei più stretti collaboratori del segretario Giorgio Almirante.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di quale partito fu esponente Francesco De Martino
Il PSIUP riassunse il nome di Partito Socialista Italiano. Il 2 febbraio 1947, Nenni si dimise da ministro degli Esteri, prevenendo l'esclusione delle sinistre dal governo che De Gasperi opererà pochi mesi dopo. In ottobre, la scissione socialdemocratica fu parzialmente compensata dall'ingresso nel PSI degli ex-azionisti (Lussu, Lombardi, Bobbio, De Martino), a seguito dello scioglimento di quel partito. In vista delle fondamentali elezioni politiche del 18 aprile 1948, Nenni fu un convinto artefice del Fronte Democratico Popolare, la coalizione elettorale di sinistra con i comunisti di Palmiro Togliatti: la lista ottenne un risultato inferiore alle attese (31% dei voti alla Camera e 30.76% al Senato) mentre la Democrazia Cristiana riportò una netta affermazione (oltre il 48% dei voti validi); la legislatura vide il succedersi di tre governi De Gasperi.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di quale partito fu esponente Francesco De Martino
5 aprile - Napoli: viene rapito Guido De Martino, figlio di Francesco De Martino, ex segretario del Partito Socialista Italiano e candidato alla presidenza della repubblica. Sarà rilasciato il 15 maggio, ma la dinamica del rapimento non sarà mai chiarita.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di quale partito fu esponente Francesco De Martino
Francesco De Martino (Napoli, 31 maggio 1907 – Napoli, 18 novembre 2002) è stato un giurista, politico e intellettuale italiano, tra i massimi esponenti del socialismo italiano.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di quale partito fu esponente Francesco De Martino
XI Legislatura (1992): Francesco De Martino (PSI)
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Di quale partito fu esponente Francesco De Martino
1 nel gruppo Progressista - Partito Socialista Italiano: Francesco De Martino
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dopo la morte di chi finì la campagna d'Italia
La campagna d'Italia ebbe termine dopo la morte di Hitler e alcuni giorni prima della fine generale della guerra in Europa, che venne sancita dalle cerimonie di resa del 7 maggio 1945 a Reims e dell'8 maggio 1945 a Berlino. Nelle settimane seguenti tuttavia le forze alleate entrarono in contrasto con i francesi sul confine delle Alpi occidentali e soprattutto con gli jugoslavi di Tito a Trieste e in Austria. Dopo alcuni momenti di forte tensione e l'afflusso di rinforzi alleati, gli jugoslavi acconsentirono ad applicare le disposizioni sulle zone d'occupazione concordate dalle tre grandi potenze alla conferenza di Jalta.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dopo quale battaglia avvenne la cosiddetta offensiva dei cento giorni
Truppe italiane tornarono in Francia alla fine del 1917: come gesto di solidarietà per l'invio di divisioni francesi sul fronte italiano, l'Italia mise a disposizione dell'alleato prima reparti di truppe ausiliarie per attività di costruzione di retrovie (le "Truppe ausiliarie italiane in Francia" o TAIF), poi un intero corpo d'armata di truppe combattenti (il II Corpo d'armata del generale Alberico Albricci con due divisioni di fanteria e truppe di supporto): in totale, furono inviati in Francia circa 60.000 uomini delle TAIF e 25.000 del II Corpo. Il contingente italiano fu impegnato nell'offensiva di primavera tedesca del marzo-agosto 1918, subendo dure perdite nel corso della seconda battaglia della Marna, per poi prendere parte alla grande controffensiva degli Alleati (l'offensiva dei cento giorni) per poi concludere le operazioni come truppe di occupazione nella Saar.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dopo quale battaglia avvenne la cosiddetta offensiva dei cento giorni
La Seconda battaglia della Marna fu una vittoria difensiva per l'Intesa, Ferdinand Foch ricevette il bastone di Maresciallo di Francia, e alla fine, le cifre del contrattacco di 29.367 prigionieri, 793 cannoni e 3.000 mitragliatrici catturate, ma i tedeschi non erano affatto sconfitti. Quel che avvenne sulla Marna segnò la fine delle offensive di primavera, e l'inizio dell'offensiva alleata dei cento giorni dove gli alleati cozzarono contro un esercito tedesco ormai allo stremo, mancante di risorse e uomini ma nonostante tutto ancora funzionale e ben saldo in territorio nemico.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
In quale anno si formò la Repubblica Socialista di Jugoslavia
La Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia (Socijalistička Federativna Republika Jugoslavija, SFRJ) fu la forma istituzionale assunta dalla Jugoslavia dal 1944 al 1992, anno della sua dissoluzione a seguito delle guerre dei Balcani; in ambito locale ci si riferisce anche come "Druga Jugoslavija" ("Seconda Jugoslavia") o anche "Bivša Jugoslavija" ("Ex-Jugoslavia"). Confinava a nord con l'Austria e l'Ungheria, a est con la Romania e la Bulgaria, a sud con l'Albania e la Grecia e ad ovest con lItalia e il mar Adriatico. Durante la Guerra fredda fu un importante membro dei paesi non allineati.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quando si combatté la guerra per la conquista dell'Abissinia
L'Abissinia (l'odierna Etiopia) fu conquistata dalle truppe italiane, comandate dal generale Pietro Badoglio dopo la guerra del 1935-1936. La vittoria fu annunciata il 9 maggio 1936, il Re d'Italia Vittorio Emanuele III assunse il titolo di Imperatore d'Etiopia (con il titolo di Qesar, anziché quello di Negus Neghesti), Mussolini quello di Fondatore dell'Impero, e a Badoglio fu concesso il titolo di Duca di Addis Abeba.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quando si combatté la guerra per la conquista dell'Abissinia
Fondatore del Fascismo, fu presidente del Consiglio del Regno d'Italia dal 31 ottobre 1922 al 25 luglio 1943. Nel gennaio 1925 assunse de facto poteri dittatoriali e dal dicembre dello stesso anno acquisì il titolo di capo del governo primo ministro segretario di Stato. Dopo la guerra d'Etiopia, aggiunse al titolo di Duce quello di "Fondatore dell'Impero", e divenne Primo Maresciallo dell'Impero il 30 marzo 1938. Fu capo della Repubblica Sociale Italiana dal settembre 1943 al 27 aprile 1945.
631
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quando si combatté la guerra per la conquista dell'Abissinia
L'Abissinia (l'odierna Etiopia) fu conquistata dalle truppe italiane, comandate dal maresciallo Pietro Badoglio dopo la guerra del 1935-1936. La vittoria fu annunciata da Benito Mussolini il 9 maggio 1936, il Re d'Italia Vittorio Emanuele III assunse il titolo di Imperatore d'Etiopia; Mussolini quello di Fondatore dell'Impero, e a Badoglio fu concesso il titolo di Duca di Addis Abeba.Il 21 maggio 1936 il maresciallo Badoglio ritornò in Italia e cedette il comando supremo al maresciallo Rodolfo Graziani.
632
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove avvenne l'incontro tra Hitler e Mussolini nel luglio del 1943
Queste nuove sconfitte spinsero il Gran consiglio del fascismo a votare contro il supporto alla politica di Mussolini (25 luglio 1943). Lo stesso giorno, Vittorio Emanuele dimissionò Mussolini, che, posto sotto custodia, riconobbe la sua lealtà al Re e al nuovo governo Badoglio. Già da giugno Vittorio Emanuele aveva intensificato i suoi contatti con esponenti dell'antifascismo, direttamente o mediante il ministro della Real Casa d'Acquarone. Il 22 luglio, all'indomani del vertice di Feltre tra Mussolini e Hitler e dopo il primo bombardamento di Roma, il sovrano aveva discusso con Mussolini della necessità di uscire dal conflitto lasciando soli i tedeschi e dell'evenienza di un avvicendamento alla presidenza del Consiglio.
633
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove avvenne l'incontro tra Hitler e Mussolini nel luglio del 1943
L'Italia è stata da poco invasa dalle truppe alleate e Mussolini decide di scrivere a Hitler per manifestare all'alleato l'impossibilità per l'Italia di continuare il conflitto. Ma il Führer lo prende in contropiede annunciandogli la sua venuta in Italia per incontrarlo di persona. Il vertice è previsto dal 19 luglio al 21 luglio 1943 nei pressi di Feltre (BL), nella villa del senatore Achille Gaggia. L'intenzione di Mussolini è dire a Hitler che l'Italia è «costretta a cercare una via d'uscita dall'alleanza e dalla guerra». Tuttavia, di fronte al Führer, che mette chiaramente le carte in tavola e lo inchioda alle sue responsabilità, rimane in silenzio. Il vertice, che doveva durare tre giorni, si risolve in tre ore e mezzo.
634
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove avvenne l'incontro tra Hitler e Mussolini nel luglio del 1943
Chiesta una prima volta il 13 luglio, Mussolini la respinse. Una nuova richiesta venne fatta il 16. Tre giorni dopo, Mussolini, di ritorno dall'incontro con Adolf Hitler ricordato dalla storiografia come "l'incontro di Feltre" (BL) (ma in realtà tenutosi a San Fermo, frazione di Belluno), la concesse appunto per la sera del 24. Dal fronte giungevano intanto notizie sempre più allarmanti: il 22 luglio gli Americani avevano preso Palermo e la conquista di tutta la Sicilia era ormai solo questione di giorni; subito dopo gli Alleati avrebbero cominciato a risalire la penisola.
635
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove avvenne l'incontro tra Hitler e Mussolini nel luglio del 1943
Le disastrose notizie provenienti dalla Sicilia provocarono sviluppi decisivi per le due potenze dell'Asse. Hitler, preoccupato dai segni di crollo dell'esercito italiano, si recò il 19 luglio 1943 in Italia e incontrò Mussolini presso Belluno (anche se la storiografia lo ricorda come l'incontro di Feltre ): il Duce apparve depresso e abulico e, nonostante le esortazioni dei suoi generali e consiglieri, non riuscì a influire sulle decisioni del Führer; Hitler confermò di voler combattere a oltranza su tutti i fronti, esortò a rafforzare la coesione interna con provvedimenti draconiani, promise l'invio di divisioni tedesche e prospettò la vittoria grazie ad "armi segrete" in approntamento. Il fallimento dei colloqui detti di Feltre accelerò le decisioni del Re e dei generali ormai decisi a destituire Mussolini mentre i gerarchi, guidati da Dino Grandi, durante la drammatica riunione notturna del 25 luglio contestarono apertamente l'operato del Duce e favorirono la disgregazione del regime.
636
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove avvenne l'incontro tra Hitler e Mussolini nel luglio del 1943
L'incontro, preparato in tutta fretta in un'atmosfera tesa e poco amichevole, avvenne presso Feltre il 19 luglio 1943. Durante il suo svolgimento, Roma fu pesantemente bombardata, evento che accentuò ancor più la drammaticità della situazione e favorì un'accelerazione delle manovre dei vertici monarchici, militari e di una parte degli stessi fascisti, ormai decisi a trovare al più presto una via d'uscita dalla guerra per l'Italia. I colloqui di Feltre tra il Duce, il Führer e le due delegazioni militari furono poco costruttivi: Mussolini, nonostante le esortazioni di Ambrosio a presentare chiaramente la critica situazione italiana ed a richiedere libertà d'azione per il ritiro dalla guerra, si dimostrò debole ed indeciso e si limitò a richiedere, con scarsa energia, una più forte partecipazione tedesca alla difesa dell'Italia, mentre Hitler si dilungò in una delle sue estenuanti e astratte perorazioni a favore della resistenza ad oltranza. Il Führer presentò in termini ottimistici la situazione e rifiutò, accampando difficoltà tecniche ed operative, le gigantesche richieste italiane di rinforzi terrestri ed aerei. Hitler tuttavia non aderì neppure alle decise richieste dei suoi collaboratori militari Jodl, Keitel e Warlimont che esigevano la costituzione di un comando unificato in Italia sotto un generale tedesco, il trasferimento delle numerose forze italiane schierate nel nord Italia verso lo scacchiere meridionale sotto attacco, e l'assunzione del comando delle forze aeree dell'Asse nel teatro da parte del generale della Luftwaffe Wolfram von Richthofen.
637
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove avvenne l'incontro tra Hitler e Mussolini nel luglio del 1943
Il 19 luglio 1943 si tenne nella località di San Fermo a Belluno il tredicesimo incontro tra Benito Mussolini e Adolf Hitler, nella villa Gaggia. Nell'incontro, definito controverso, il duce non osò interrompere l'alleanza con la Germania e, visti gli insuccessi in Africa e in Sicilia, invocò l'aiuto militare da un alleato furioso per le disfatte italiane. Il 25 luglio 1943 la caduta del fascismo fu accolta -come scrisse il questore cittadino- con indubbi segni di giubilo come una liberazione.
638
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove avvenne l'incontro tra Hitler e Mussolini nel luglio del 1943
Il 19 luglio del 1943, in piena seconda guerra mondiale, avvenne il famoso Incontro di Feltre tra Benito Mussolini ed Adolf Hitler. L'incontro si tenne in verità a Villa Pagani Gaggia, presso San Fermo di Belluno19 luglio 1943: lo storico incontro a Villa Gaggia tra Hitler e Mussolini - Bellunopress - news dalle Dolomiti, a diversi chilometri dalla città, ma i due capi di Stato fecero la loro apparizione al balcone - oggi smantellato - dell'allora esistente Caffè Grande prospiciente Largo Castaldi. Fu l'ultimo atto di Mussolini quale capo del governo del Regno, che cadrà pochi giorni dopo, il 25 luglio. La cittadina fu occupata dai tedeschi quattro giorni dopo l'armistizio: Feltre venne assediata e, insieme alla Provincia di Belluno, annessa all'Alpenvorland sotto il comando del Terzo Reich.
639
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove avvenne l'incontro tra Hitler e Mussolini nel luglio del 1943
Roberto RoggeroOneri e Onori, GrecoANDGreco, 2006, pp. 131 e 132 riferisce di una voce (di cui - però - avvisa: è priva di riscontri) secondo la quale all'incontro di Feltre del 19 luglio 1943 fra Mussolini ed Hitler, Montezemolo sarebbe stato partecipe o addirittura a capo di una congiura per il rapimento dello stesso dittatore tedesco.
640
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove avvenne l'incontro tra Hitler e Mussolini nel luglio del 1943
Queste nuove sconfitte spinsero il Gran consiglio del fascismo a votare contro il supporto alla politica di Mussolini (25 luglio 1943). Lo stesso giorno, Vittorio Emanuele dimissionò Mussolini, che, posto sotto custodia, riconobbe la sua lealtà al Re e al nuovo governo Badoglio. Già da giugno Vittorio Emanuele aveva intensificato i suoi contatti con esponenti dell'antifascismo, direttamente o mediante il ministro della Real Casa d'Acquarone. Il 22 luglio, all'indomani del vertice di Feltre tra Mussolini e Hitler e dopo il primo bombardamento di Roma, il sovrano aveva discusso con Mussolini della necessità di uscire dal conflitto lasciando soli i tedeschi e dell'evenienza di un avvicendamento alla presidenza del ConsiglioPietro Ciabattini, Il Duce, il Re e il loro 25 luglio, Bologna, Lo Scarabeo, 2005..
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A quando risale l'antisemitismo di Hitler
Fu a Vienna, dove visse tra il febbraio 1908 e il maggio 1913, che Hitler iniziò ad avvicinarsi all'antisemitismo, un'ossessione che avrebbe dominato la sua vita e sarebbe divenuta la chiave di molte delle sue azioni successive. Vienna aveva una grossa comunità ebraica, comprendente molti ebrei ortodossi dell'Europa orientale. Hitler in seguito ricordò il suo disgusto nell'incontrare gli ebrei viennesi. In quegli anni venne stampata una rivista zeppa di teorie e tesi antisemite dal nome di "Ostara", che pure Hitler risulta leggesse alla sera al dormitorio comunale, come testimoniarono alcuni suoi compagni di camera. A quest'epoca risale la sua iscrizione alla "Lega antisemita" di Lanz von Liebenfels ed ai primi mesi del 1909 la partecipazione alle riunioni iniziatiche di tale associazione.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
A quando risale l'antisemitismo di Hitler
L'antisemitismo di Hitler risale quasi certamente ai tempi della frequentazione della Realschule di Linz, dove gran parte del corpo insegnante e degli studenti - ivi inclusi i compagni di classe del futuro dittatore - erano pangermanisti, ultranazionalisti e xenofobi. Lo stesso padre di Hitler non faceva mistero della sua xenofobia rivolta contro le altre popolazioni dell'impero asburgico, in primis slavi, musulmani, ebrei. L'ambiente scolastico, però, fu determinante per la genesi dell'antisemitismo del futuro Führer, in quanto là circolavano senza censure le idee di Georg von Schönerer, un fanatico della "purezza della razza germanica", sostenitore di un'Austria etnicamente purificata dalle componenti non germaniche della popolazione, repubblicana ed unita territorialmente all'Impero Tedesco ed alla regione dei Sudeti. Schönerer - tra l'altro - fu il primo ad utilizzare il saluto che diverrà quello d'ordinanza della Germania nazista, "Heil!", a propugnare il ritorno al paganesimo precristiano, ad identificare gli ebrei quali rei della speculazione internazionale, a giustificare i pogrom (uccisioni di massa) degli ebrei russi di Odessa, Mogilev e Kisinev (attuale Chisinau), a definire gli ebrei "Todfeind" ("Nemici Mortali").
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove avvennero le battaglie più dure nei primi anni della prima guerra mondiale
Le battaglie più dure e cruente dei primi anni di guerra avvennero sul fronte dell'Isonzo. Assai meno esteso di quello alpino, assunse fin dall'inizio grande importanza strategica nei piani italiani: sulle sue rive fu riversata la maggior parte delle risorse militari, nel tentativo di sfondare le difese austro-ungariche e aprirsi la strada verso il cuore dell'Austria mediante l'urto della 2ª Armata del generale Pietro Frugoni e della 3ª Armata del duca Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta. Dalla conca di Plezzo al monte Sabotino, che domina le basse colline davanti a Gorizia, l'Isonzo scorre tra due ripidi versanti montani, costituendo un ostacolo quasi invalicabile; così, le linee trincerate dei due eserciti dovettero adattarsi all'orografia e alle caratteristiche del campo di battaglia.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove combatté Cadorna l'11 marzo del 1916
Il 21 febbraio 1916 i tedeschi attaccarono in massa la piazzaforte di Verdun in Francia, dando il via alla battaglia più sanguinosa dell'intero conflitto che finì per catalizzare le attenzioni dei due contendenti. Sotto pressione, gli Alleati occidentali chiesero a Russia e Italia di condurre al più presto offensive sui loro fronti onde alleggerire la stretta su Verdun; i russi risposero lanciando il 18 marzo l'offensiva del lago Naroch, mentre Cadorna scatenò l'11 marzo la quinta battaglia dell'Isonzo: gli italiani conquistarono qualche posizione sul Sabotino, ma il poco terreno ottenuto davanti al San Michele andò perduto sotto i contrattacchi austro-ungarici e anzi l'attacco su Tolmino e il Mrzli fu sterile. Ostacolata dalla neve e dalla nebbia, l'offensiva fu poi interrotta il 15 marzo seguente.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove è possibile trovare le origini della Resistenza Italiana
La Resistenza italiana affonda le sue radici nell' antifascismo , sviluppatosi progressivamente nel periodo che va dalla metà degli anni venti , quando già esistevano deboli forme di opposizione al regime fascista , fino all'inizio della seconda guerra mondiale . Inoltre nella memoria dei combattenti partigiani, specialmente quelli di ispirazione comunista e socialista, rimaneva vivo il ricordo del cosiddetto " biennio rosso " e delle violente lotte contro le squadre fasciste nel periodo 1919-1922, considerate da alcuni esponenti dei partiti di sinistra (tra cui lo stesso Palmiro Togliatti ) una vera "guerra civile" in difesa delle classi popolari contro le forze reazionarie.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove e quando vennero fondati i Fasci di combattimento
Il 23 marzo 1919 Mussolini fondò a Milano i Fasci italiani di combattimento, nei quali andarono a confluire in breve tempo la maggioranza delle squadre formatesi autonomamente sul territorio nazionale. Ciononostante, a causa del basso numero di adesioni, almeno per tutto il 1919 l'iscrizione coincideva spesso con l'attività di squadrista. Solo nella Venezia Giulia, che sarebbe stata di lì a poco assegnata all'Italia con il Trattato di Saint Germain e che quindi viveva un periodo di forte esaltazione nazionalistica, l'adesione ai Fasci italiani di combattimento assunse subito caratteri di massa, mentre nel resto del territorio nazionale l'espansione dello squadrismo fu limitata alle sole città del nord Italia. Ciò fu dovuto principalmente alla vicinanza della Venezia Giulia stessa al confine orientale che, sottoposto a rivendicazioni territoriali e politiche (irredentismo), convogliò sui Fasci di combattimento le simpatie dei nazionalisti. A questi si aggiunsero inoltre numerosi legionari dannunziani reduci dell'Impresa di Fiume, che ne costituirono il nerbo iniziale.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove e quando vennero fondati i Fasci di combattimento
La fondazione dei Fasci italiani di combattimento avvenne a Milano il 23 marzo 1919 in Piazza San Sepolcro; stando allo stesso Mussolini non erano presenti che una cinquantina di aderenti, ma negli anni successivi, quando la qualifica di sansepolcrista dava automaticamente diritto a vantaggi cospicui in termini economici e di prestigio sociale, furono centinaia coloro che riuscirono a far aggiungere alla lista il loro nome.
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Dove e quando vennero fondati i Fasci di combattimento
I Fasci di combattimento erano un movimento politico fondato a Milano da Benito Mussolini il 23 marzo 1919 erede diretto del Fascio d'azione rivoluzionaria del 1914. Il 10 novembre 1921 si trasformò in Partito Nazionale Fascista.
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Dove e quando vennero fondati i Fasci di combattimento
Il 23 marzo 1919, nella sala riunioni Circolo dell'alleanza industriale, in piazza San Sepolcro a Milano, furono ufficialmente fondati i Fasci italiani di combattimento.
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Dove e quando vennero fondati i Fasci di combattimento
La reazione all'inattività del governo nei confronti dell'irredentismo e delle richieste ed esigenze delle masse lavoratrici, bracciantili e combattenti che erano riuscite a paralizzare il Paese, da un lato, e a galvanizzarlo dall'altro, portò ad una ulteriore polarizzazione delle posizioni. Nell'area socialista-bolscevica, la rivoluzione sovietica sembrò a portata di mano: si intensificarono gli sforzi, senza ottenere tuttavia il successo sperato. Nell'area interventista invece si coagulò attorno alla figura di Mussolini un nuovo movimento, fondato a Milano il 23 marzo 1919 dalla confluenza di sindacalisti nazionali, futuristi, arditi e altri ex combattenti. Erano i Fasci Italiani di Combattimento.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove e quando vennero fondati i Fasci di combattimento
Il PNF fu fondato a Roma il 7 novembre 1921 per iniziativa di Benito Mussolini come evoluzione in partito del movimento dei Fasci Italiani di Combattimento - fondati, sempre da Mussolini, a Milano, in piazza San Sepolcro, il 23 marzo 1919. Come movimento giovanile si dotò nel 1921 dell'Avanguardia Giovanile Fascista. Rispetto al predecessore, il PNF abbandonò, via via che si consolidava al potere, gli ideali socialisteggianti e repubblicani per virare decisamente verso la destra dello scacchiere politico italiano.
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Dove fuggirono Vittorio Emanuele III e Badoglio nel 1943
Il 25 luglio 1943, dopo lo sbarco alleato in Sicilia e a seguito dell'ordine del giorno Grandi, Vittorio Emanuele III destituì Mussolini e nominò a capo del governo il maresciallo Badoglio. L'8 settembre del 1943, dopo l'annuncio dell'armistizio con gli Alleati, il re Vittorio Emanuele III, il principe Umberto e Badoglio fuggirono da Roma (di lì a poco occupata dai tedeschi) e, a bordo di una nave da guerra, da Ortona raggiunsero Brindisi, libera sia dai vecchi sia dai nuovi nemici.
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Dove fuggirono Vittorio Emanuele III e Badoglio nel 1943
All'annuncio dell'armistizio di Cassibile, l'8 settembre 1943, l'Italia precipitò nel caos. Vittorio Emanuele III, la corte ed il governo Badoglio fuggirono da Roma (in cui erano presenti forze tedesche) a Brindisi (libera dal controllo dei nazisti e che sarà in breve raggiunta dall'avanzata degli angloamericani). L'esercito nel suo complesso, privo di ordini, sbandò e venne rapidamente disarmato dalle truppe tedesche e il Paese si trovò diviso in due: il Regno del sud, già liberato dagli alleati, formalmente sotto la sovranità sabauda, e la Repubblica Sociale Italiana (RSI), nelle regioni ancora occupate dai nazisti, formalmente guidata da Mussolini.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove fuggirono Vittorio Emanuele III e Badoglio nel 1943
Il 25 luglio 1943, dopo lo sbarco alleato in Sicilia e a seguito dell'ordine del giorno Grandi, Vittorio Emanuele III destituì Mussolini e nominò a capo del governo il maresciallo Badoglio. L'8 settembre del 1943, dopo l'annuncio dell'armistizio con gli Alleati, il re Vittorio Emanuele III, il principe Umberto e Badoglio fuggirono da Roma (di lì a poco occupata dai tedeschi) e, a bordo di una nave da guerra, da Ortona raggiunsero Brindisi, libera sia dai vecchi che dai nuovi nemici.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove fuggirono Vittorio Emanuele III e Badoglio nel 1943
Nel 1943 il re Vittorio Emanuele III, cercando di sfuggire agli eventi di Liberazione che si susseguivano in Italia, ripiegò verso Brindisi con il governo del maresciallo Pietro Badoglio, soggiornando però a San Vito la quale fu quindi ufficiosamente capitale d'Italia per tre giorni.
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Dove nacque il partito comunista d'Italia
Nel 1921 si tiene a Livorno il XVII congresso del partito. Dopo giorni di dibattito serrato, i massimalisti unitari di Giacinto Menotti Serrati raccolgono 89.028 voti, i comunisti puri 58.783 ed i riformisti concentrazionisti 14.695. I comunisti di Amadeo Bordiga escono dal congresso e fondano il Partito Comunista d'Italia, con lo scopo di aderire ai 21 punti dell'Internazionale Comunista: Lenin, infatti, aveva invitato il PSI a conformarsi ai dettami e ad espellere la corrente riformista di Turati, Treves e Prampolini, ricevendo tuttavia il diniego da parte di Menotti Serrati, che non intendeva affatto rompere con alcune delle voci più autorevoli, seppur minoritarie, del partito.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove nacque il partito comunista d'Italia
Il 15 gennaio 1921 a Livorno si aprì il XVII Congresso Nazionale del Partito socialista che terminò con la scissione della componente comunista che il 21 gennaio diede vita al Partito comunista d'Italia. Tra i fondatori del nuovo partito vi furono personaggi di spicco messisi in evidenza durante i moti come Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci.
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Dove nacque il partito comunista d'Italia
L'occupazione ebbe termine il 26 settembre con un compromesso tra la proprietà e gli operai favorito da Giolitti. Di fronte all'inerzia del Partito socialista gli ordinovisti si convinsero che «il destino della rivoluzione socialista dipende soprattutto dalla esistenza di un partito che sia veramente un partito comunista», e la Sezione torinese decise a grande maggioranza di costituirsi in frazione comunista, partecipando con Gramsci al Convegno di Imola che il 29 novembre sancì ufficialmente la frazione comunista del Partito socialista, che vedeva in Amadeo Bordiga il suo leader più prestigioso. Il 15 gennaio 1921 si aprì a Livorno il XVII Congresso socialista e il giorno 21 la minoranza comunista si costituiva in partito, il Partito comunista d'Italia: degli ordinovisti, erano presenti a Livorno Gramsci e Terracini, mentre Togliatti era rimasto a Torino a dirigere L'Ordine Nuovo, ora divenuto quotidiano.
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Dove nacque il partito comunista d'Italia
Fu uno dei maggiori partiti politici italiani, nato il 21 gennaio 1921 a Livorno come Partito Comunista d'Italia (sezione italiana della III Internazionale) per scissione della mozione di sinistra del Partito Socialista Italiano guidata da Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci, al XVII Congresso socialista.
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Dove nacque il partito comunista d'Italia
Membro del Partito socialista italiano dal 1898, aderì al Partito comunista d'Italia, fin dal 1921, nello stesso anno in cui fu fondato a Livorno.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove nacque il partito comunista d'Italia
Il I Congresso del Partito Comunista d'Italia si tenne a Livorno il 21 gennaio 1921, in seguito alla scissione della frazione comunista al termine del XVII Congresso del Partito Socialista Italiano.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove nacque il partito comunista d'Italia
Al Congresso di Livorno è tra i fondatori del Partito Comunista d'Italia.
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Dove nacque il partito comunista d'Italia
La nascita del Partito Comunista d'Italia (Livorno 1921), ed. L'Internazionale, Milano 1981.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove nacque il partito comunista d'Italia
Il XVII Congresso del Partito Socialista Italiano si tenne a Livorno dal 15 al 21 gennaio 1921. Vi si registrò la scissione della frazione comunista, che diede vita al Partito Comunista d'Italia.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove oppose resistenza l'esercito austro-ungarico durante la battaglia di Vittorio Veneto
La battaglia di Vittorio Veneto o terza battaglia del Piave fu l'ultimo scontro armato tra Italia e Impero austro-ungarico nel corso della prima guerra mondiale. Si combatté tra il 24 ottobre e il 4 novembre 1918 nella zona tra il fiume Piave, il Massiccio del Grappa, il Trentino e il Friuli e seguì di pochi mesi la fallita offensiva austriaca del giugno 1918 che non era riuscita ad infrangere la resistenza italiana sul Piave e sul Grappa e si era conclusa con un grave indebolimento della forza e della capacità di combattimento dell'imperial regio Esercito.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove oppose resistenza l'esercito austro-ungarico durante la battaglia di Vittorio Veneto
La battaglia di Vittorio Veneto fu caratterizzata da una fase iniziale duramente combattuta durante la quale l'esercito austro-ungarico fu ancora in grado di opporre valida resistenza sia sul Piave che nel settore del Monte Grappa, a cui seguì un improvviso e irreversibile crollo della difesa, con la progressiva disgregazione dei reparti e defezioni tra le minoranze nazionali, che favorirono la rapida avanzata finale dell'esercito italiano fino a Trento e Trieste.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove si è svolta la dodicesima battaglia dell'Isonzo
La battaglia di Caporetto, o dodicesima battaglia dell'Isonzo, (in tedesco Schlacht von Karfreit, o zwölfte Isonzoschlacht) venne combattuta durante la prima guerra mondiale tra il Regio Esercito italiano e le forze austro-ungariche e tedesche.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove si è svolta la dodicesima battaglia dell'Isonzo
Dodicesima battaglia dell'Isonzo - 24 ottobre–7 novembre 1917 conosciuta anche come battaglia di Caporetto
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Dove si incontrarono Mussolini ed Hitler per l'ultima volta
Il 14 gennaio 1907 alla madre, già da alcuni mesi incapace di dormire per i prolungati dolori al petto, venne diagnosticato un carcinoma mammario ulcerato in stadio avanzato e subì una mastectomia radicale una settimana dopo. Ma fu tutto inutile a causa della diagnosi tardiva. Per tutto il 1907 Hitler si prese cura della madre e dell'appartamento in cui vivevano. La vedova, Klara, morì all'età di 47 anni all'alba del 21 dicembre 1907 ("Il Natale peggiore di tutta la mia vita" ebbe ad affermare Hitler a Mussolini durante l'ultima visita che il dittatore italiano fece al Führer nel 1944 alla "Tana del lupo"). Il medico che curò invano la madre di Hitler era ebreo, tale Eduard Bloch, e non soffrì alcuna persecuzione durante tutto il regime hitleriano.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove si svolse la battaglia di Caporetto
I luoghi più significativi dove venne combattuta la battaglia di Caporetto furono l'omonima conca, le valli del Natisone e il massiccio del monte Colovrat.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Che corone ottenne Vittorio Emanuele II durante la dittatura di Mussolini
Durante il regime totalitario di Benito Mussolini, la dinastia ottenne formalmente con Vittorio Emanuele III le corone di Etiopia (1936) ed Albania (1939) in unione personale, mentre nel 1941, col Duca Aimone di Savoia-Aosta, anche la corona di Croazia. Questi ultimi titoli vennero tuttavia persi definitivamente nel 1945, a causa della sconfitta subita nella seconda guerra mondiale.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove si svolse la "Stalingrado d'Italia"
Sul versante Adriatico la linea passava lungo il corso del fiume Sangro, e lungo essa venne combattuta la sanguinosa battaglia di Ortona definita come "la Stalingrado d'Italia".
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove si svolse la "Stalingrado d'Italia"
Sul versante Adriatico la linea passava lungo il corso del fiume Sangro. Memorabile la sanguinosa battaglia di Ortona definita come "la Stalingrado d'Italia".
674
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove si svolse la "Stalingrado d'Italia"
Sul versante Adriatico la linea passava lungo il corso del fiume Sangro, e lungo essa venne combattuta la sanguinosa battaglia di Ortona definita come "la Stalingrado d'Italia".La battaglia dimenticata
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove si svolse la "Stalingrado d'Italia"
Sul versante Adriatico la linea passava lungo il corso del fiume Sangro. Memorabile la sanguinosa battaglia di Ortona definita come "la Stalingrado d'Italia".La battaglia dimenticata
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove si svolsero i giochi olimpici nel 1936
Nel 1936, durante i Giochi Olimpici di Berlino, venne affidata alla Francia l'organizzazione del Mondiale del 1938. Fu una scelta che scatenò subito polemiche, a causa del mancato ritorno del torneo in Sud America: l'Argentina che a lungo aveva coltivato l'ambizione di ospitare la terza edizione del campionato, ritirò dalla competizione la nazionale, subito imitata dall'Uruguay.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove si svolsero i giochi olimpici nel 1936
Specializzato nel dorso ha vinto la medaglia d'oro nei 100m ai Giochi olimpici di Berlino 1936.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove si svolsero i giochi olimpici nel 1936
Specializzata nel dorso ha vinto il bronzo nei 100m ai Giochi olimpici di Berlino 1936.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove si svolsero i giochi olimpici nel 1936
Vincitori di medaglie nell’arte ai Giochi olimpici di Berlino 1936
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove si svolsero i giochi olimpici nel 1936
La canoa entrò nel novero degli sport olimpici nel 1936, ai giochi di Berlino. (Vedi Canoa/kayak ai Giochi olimpici).
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove si svolsero i giochi olimpici nel 1936
Ha vinto una medaglia d'oro nel C1 1000m ai Giochi olimpici di Berlino 1936.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove si svolsero i giochi olimpici nel 1936
Partecipò anche ai Giochi olimpici di Berlino nel 1936, capitanando la squadra alla medaglia di bronzo.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove si svolsero i giochi olimpici nel 1936
Specializzata nella rana, ha vinto la medaglia d'argento nei 200m ai Giochi olimpici di Berlino 1936.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove si svolsero i giochi olimpici nel 1936
Specializzata nel dorso, ha vinto la medaglia d'oro nei 100m ai Giochi olimpici di Berlino 1936.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove si svolsero i giochi olimpici nel 1936
Il nono torneo olimpico di pallanuoto si svolse nel corso dei Giochi Olimpici di Berlino del 1936. Le gare si sono disputate dall'8 al 15 agosto 1936.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove si svolsero i giochi olimpici nel 1936
Specializzato nella rana ha vinto la medaglia d'oro nei 200m ai Giochi olimpici di Berlino 1936.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove venne annunciato il Piano Marshall
Il discorso con cui l'allora segretario di Stato statunitense George Marshall annunciò al mondo, il 5 giugno 1947 dall'Università di Harvard, la decisione degli Stati Uniti di avviare l'elaborazione e l'attuazione di un piano di aiuti economico-finanziari per l'Europa che poi, per convenzione storiografica, sarebbe stato noto come "Piano Marshall", fu senza dubbio uno dei momenti più importanti della storia della politica internazionale nell'immediato secondo dopoguerra.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove venne firmato l'armistizio corto
Il primo atto politico del governo fu l'approvazione e la firma del così detto armistizio lungo. Tale documento rappresentava un'integrazione dettagliata dei principi generali enunciati dall'armistizio corto firmato a Cassibile il 3 settembre e annunciato l'8 settembre. Questo formalmente poneva l'Italia nelle mani degli alleati rendendo esecutivo il principio della resa incondizionata citato nel documento firmato a Cassibile. Tuttavia il governo fece leva su una dichiarazione scritta ottenuta dal Comandante Supremo Alleato (fatta per indurre il governo italiano ad accettare l'espressione "resa incondizionata") in base alla quale gli Alleati si impegnavano ad ammorbidire le condizioni della resa in proporzione all'aiuto che l'Italia avrebbe fornito nella lotta contro i nazisti. Tale impegno venne inserito nel testo dell'armistizio lungo che venne quindi firmato da Badoglio a bordo della corazzata HMS Nelson alla fonda nelle acque di Malta il 29 settembre 1943.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove venne firmato l'armistizio corto
L’armistizio di Cassibile (detto anche armistizio corto), fu un accordo siglato segretamente, nella cittadina di Cassibile, il 3 settembre del 1943, e l'atto con il quale il Regno d'Italia cessò le ostilità contro le forze Anglo-Americane Alleate, nell'ambito della seconda guerra mondiale. In realtà non si trattava affatto di un armistizio, ma di una vera e propria resa senza condizioni.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove venne firmato l'armistizio corto
L'armistizio di Cassibile (detto anche armistizio corto), fu un armistizio siglato segretamente, nella cittadina di Cassibile, il 3 settembre del 1943, e l'atto con il quale il Regno d'Italia cessò le ostilità contro le forze Anglo-Americane Alleate, nell'ambito della seconda guerra mondiale. In realtà non si trattava affatto di un armistizio, ma di una vera e propria resa senza condizioni.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove venne firmato l'armistizio corto
Il testo dell'armistizio corto siglato a Cassibile dal generale Castellano il 3 settembre 1943
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove venne firmato l'armistizio corto
A causa dell'avanzata degli Alleati dal sud Italia, il governo italiano, messo sotto pressione dal generale Eisenhower,Indro Montanelli - Paolo Granzotto 1986, pag. 225. il 3 settembre del 1943, aveva firmato a Cassibile la prima versione di un armistizio con gli inglesi e gli americani (il così detto armistizio corto), abbandonando di fatto l’alleanza con i tedeschi. L'accordo era stato firmato dal generale Giuseppe Castellano.Bruno Vespa, 2004, pag. 11
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove venne firmato l'armistizio corto
Causa l'avanzata degli Alleati dal sud Italia e messo sotto pressione dal generale Eisenhower,Indro Montanelli - Paolo Granzotto 1986, pag. 225. il 3 settembre del 1943, il governo italiano aveva firmato a Cassibile la prima versione di un armistizio con gli inglesi e gli americani (il così detto armistizio corto), abbandonando di fatto l’alleanza con i tedeschi. L'accordo era stato firmato dal generale Giuseppe Castellano.Bruno Vespa, 2004, pag. 11
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove venne firmato l'armistizio corto
Il primo atto politico del governo fu l'approvazione e la firma del così detto armistizio lungo. Tale documento rappresentava un'integrazione dettagliata dei principi generali enunciati dall'armistizio corto firmato a Cassibile il 3 settembre ed annunciato l'8 settembre. Questo formalmente poneva l'Italia nelle mani degli alleati rendendo esecutivo il principio della resa incondizionata citato nel documento firmato a Cassibile. Tuttavia il governo fece leva su una dichiarazione scritta ottenuta dal Comandante Supremo Alleato (fatta per indurre il governo italiano ad accettare l'espressione "resa incondizionata") in base alla quale gli Alleati si impegnavano ad ammorbidire le condizioni della resa in proporzione all'aiuto che l'Italia avrebbe fornito nella lotta contro i nazisti. Tale impegno venne inserito nel testo dell'armistizio lungo che venne quindi firmato da Badoglio a bordo della corazzata HMS Nelson alla fonda nelle acque di Malta il 29 settembre 1943.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
In quali luoghi venne imprigionato Mussolini nel 1943
Nel luglio-agosto 1943 il generale Dwight D. Eisenhower guidò lo sbarco in Sicilia: il 10 luglio alcune armate anglo-americane sbarcano in Sicilia; il 17 agosto la Sicilia era liberata. Mussolini venne fatto arrestare dal re il 26 luglio dello stesso anno, sfiduciato dal Partito Nazionale Fascista, imprigionato a Ponza, poi a La Maddalena ed infine, il 27 agosto, a Campo Imperatore, dove venne liberato dai tedeschi il 12 settembre, condotto a Monaco da Hitler, e riaccompagnato in Italia dove il 23 settembre costituì la Repubblica Sociale Italiana (RSI), o Repubblica di Salò (sul lago di Garda).
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove vennero trasferiti i militari italiani catturati nell'operazione Achse
I tedeschi attuarono l'operazione Achse ed altre operazioni minori, con le quali le truppe tedesche occuparono le zone dell'Italia non ancora liberate dagli Alleati, inserendo il Trentino-Alto Adige e le provincie di Belluno, Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana all'interno di due zone di operazioni nelle quali esercitarono una sorta di sovranità sostanziale. 700 000 soldati italiani, in assenza di ordini precisi, furono presi prigionieri dall'esercito tedesco e deportati in Germania.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove vennero trasferiti i militari italiani catturati nell'operazione Achse
Contemporaneamente agli sbarchi alleati sul continente, si concretizzò il piano di occupazione della penisola da parte della Wehrmacht (Operazione Achse) già predisposto in precedenza nel caso di una defezione dell'Italia dalla guerra. I militari italiani che si trovavano sotto il controllo tedesco furono disarmati e tradotti in Germania come Internati Militari Italiani, mentre i reparti che resistettero ai tentativi di disarmo, nonostante i tentativi di difesa delle posizioni a loro assegnate, vennero travolti. Solo le navi della Regia Marina, ad eccezione della nave da battaglia Roma affondata dai tedeschi, riuscirono a sottrarsi alle mire tedesche e a consegnarsi agli Alleati nell'isola di Malta.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove vennero trasferiti i militari italiani catturati nell'operazione Achse
Operazione Achse ("Asse", nella storiografia tedesca Fall Achse) fu il nome in codice del piano elaborato dell'Oberkommando der Wehrmacht (OKW) durante la seconda guerra mondiale, per controbattere un'eventuale uscita dell'Italia dalla guerra, neutralizzare le sue forze armate schierate nei vari teatri bellici del Mediterraneo ed occupare militarmente la penisola. L'operazione, pianificata da Hitler e dal comando tedesco fin dal maggio 1943 in previsione di un possibile crollo del Fascismo e di una defezione italiana, si concluse con il pieno successo della Wehrmacht che, approfittando anche del disorientamento dei reparti di truppa e della disgregazione delle strutture dirigenti italiane dopo l'armistizio dell'8 settembre, in pochi giorni sopraffece gran parte delle forze armate dell'ex-alleato, catturando centinaia di migliaia di soldati che furono in gran parte internati in Germania come lavoratori coatti, e si impadroní di un cospicuo bottino di armi ed equipaggiamenti.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove vennero trasferiti i militari italiani catturati nell'operazione Achse
La Wehrmacht ottenne, con la riuscita di Achse e delle operazioni minori collegate, un rilevante successo strategico, mantenendo le posizioni strategiche più importanti dello scacchiere mediterraneo e superando gravi difficoltà operative; inoltre si impadronì di notevoli quantitativi di armi, equipaggiamenti e risorse materiali presenti negli arsenali italiani che servirono utilmente a integrare le decrescenti risorse della Germania. Vennero catturati quasi 800.000 soldati italiani che in gran parte vennero trasferiti nel Reich come Internati Militari Italiani, senza il riconoscimento dello status di prigionieri di guerra e quindi impiegati nel lavoro obbligatorio nella macchina bellica tedesca.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Dove vennero trasferiti i militari italiani catturati nell'operazione Achse
La Wehrmacht ottenne, con la riuscita di Achse e delle operazioni minori collegate, un rilevante successo strategico, mantenendo le posizioni strategiche più importanti dello scacchiere mediterraneo e superando gravi difficoltà operative; inoltre si impadronì di notevoli quantitativi di armi, equipaggiamenti e risorse materiali presenti negli arsenali italiani che servirono utilmente a integrare le decrescenti risorse della Germania. Vennero catturati quasi 800.000 soldati italiani che in gran parte vennero trasferiti nel Reich come Internati Militari Italiani, senza il riconoscimento dello status di prigionieri di guerra e quindi impiegati nel lavoro obbligatorio nella macchina bellica tedesca ..