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401 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa successe a Trieste con gli accordi di Belgrado | Con gli accordi di Belgrado (9 giugno 1945) seguiti dal definitivo ritiro degli jugoslavi da Trieste (12 giugno), l'intera Venezia Giulia fu suddivisa in due zone, (secondo una linea tracciata dal generale Morgan, che le diede il suo nome) la prima delle quali (zona A), con Trieste, amministrata dagli anglo-americani, e la seconda (zona B), dagli Jugoslavi. Nel 1947, a seguito degli accordi di pace di Parigi (1947), Gorizia , Monfalcone ed altre limitate zone della Venezia Giulia furono assegnate all'Italia, mentre l' Istria e la massima parte del resto della Regione giuliana, alla Jugoslavia. Restarono escluse dall'assegnazione: Trieste (con parte della zona A), e la zona nord-occidentale dell'Istria, fino al fiume Quieto (parte residua della zona B). |
402 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa successe il 28 novembre 1947 | La struttura paramilitare del PCI fu predisposta al fine di sostenere una possibile insurrezione armata; ad operare come "quinta colonna" in caso d'attacco da parte dell'Unione Sovietica sul continente europeo. Il 28 novembre 1947 si verificò un grave episodio, descritto da alcuni cronisti dell'epoca, come una vera prova di colpo di Stato. |
403 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa successe il 28 novembre 1947 | Il timore di una vittoria della sinistra crebbe tra i dirigenti della Democrazia Cristiana, anche in considerazione dell'avanzata del partito dell'Uomo Qualunque che avrebbe potuto sottrarle una parte consistente di elettorato. Si trattava di un movimento sorto attorno all'omonimo giornale fondato a Roma nel 1944 dal commediografo e giornalista Guglielmo Giannini, che ripudiava le ideologie e che per il proprio atteggiamento di generica sfiducia nella classe politica diede vita a quella tendenza definita appunto qualunquismo. Continuarono inoltre in quegli anni gli episodi di rappresaglia contro ex-fascisti ma anche contro gente comune, da parte di apparati del PCI, come l'eccidio di Porzûs in Friuli ai danni di formazioni resistenziali "bianche", o le stragi del triangolo della morte in Emilia. Si trattò di vendette che si protrassero oltre la fine della guerra e che colpirono anche inermi cittadini, sacerdoti, e chiunque non fosse esplicitamente affiliato all'ideologia comunista, accusato di fascismo perché ritenuto "nemico di classe". Il 28 novembre 1947 l'esponente del PCI Giancarlo Pajetta con l'aiuto di bande armate arrivò ad occupare la prefettura di Milano a seguito della rimozione di Ettore Troilo, ultimo tra i prefetti politici della Resistenza ancora in carica; seguirono due giorni di insurrezione in cui sembrò approssimarsi un colpo di stato, finché il leader nazionale del PCI Togliatti, su pressioni di Stalin, ordinò ai ribelli di ritirarsi. |
404 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa successe nell'agosto 1914 a Starace mentre si trovava in un caffè di Milano | Il giovane Starace già nell'agosto 1914, mentre era seduto al caffè Biffi di Milano, ingaggiò una rissa contro manifestanti pacifisti, che portando al collo dei fazzoletti rossi e sventolando bandiere rosse, sfilavano nella Galleria gridando slogan contro la guerra. Starace, da solo, li aggredì gridando loro: "Traditori d'Italia, non permetteremo che facciate dell'Italia una Svizzera di albergatori e di camerieri". Afferrata l'asta di una bandiera la spezzò e con quella affrontò coloro che gli venivano incontro. L'azione di Starace suscitò l'ammirazione degli altri avventori e i giornali diedero ampio risalto alla notizia. |
405 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa successe nell'agosto 1914 a Starace mentre si trovava in un caffè di Milano | Il giovane Starace già nell'agosto 1914, mentre era seduto al caffè Biffi di Milano, ingaggiò una rissa contro manifestanti pacifisti, che portando al collo dei fazzoletti rossi e sventolando bandiere rosse, sfilavano nella Galleria gridando slogan contro la guerra. Starace, da solo, li aggredì gridando loro: "Traditori d'Italia, non permetteremo che facciate dell'Italia una Svizzera di albergatori e di camerieri". Afferrata l'asta di una bandiera la spezzò e con quella affrontò coloro che gli venivano incontro. L'azione di Starace suscitò l'ammirazione degli altri avventori e i giornali diedero ampio risalto alla notizia.Roberto Festorazzi, Starace, il mastino della rivoluzione fascista, Milano, Mursia, 2002, p. 23 "Quell'azione...destò una profonda impressione, suscitando l'approvazione di quanti erano seduti al Biffi e ai tavolini degli altri locali. I giornali uscirono con la cronaca dell'incidente e l'ardito sottotenente da poco richiamato alle armi ebbe il suo momento di gloria.Franco M. Pranzo, "Starace", su Historia n° 142, settembre 1969 pag. 31:"Il gesto coraggioso piacque a quanti in quel momento erano seduti al Biffi e negli altri locali della Galleria e in breve intorno al sottotenente dei bersaglieri si formò un cerchio plaudente." |
406 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa suggeriva Carl von Clausewitz in merito al trattamento delle popolazioni invase durante la guerra | Moltissimi civili perirono a causa di crimini di guerra, rappresaglie e persecuzioni razziali all'interno dei diversi paesi entrati in guerra; il diritto internazionale umanitario e la convenzione dell'Aia del 1907 furono ripetutamente violate durante il conflitto e solo la relativa ridotta estensione delle regioni occupate pose un freno alle stragi. I dettami di Carl von Clausewitz, che consigliava una certa pressione sulle popolazioni invase affinché si potesse ottenere la resa dell'avversario, vennero applicati dall'esercito tedesco quando irruppe nel Belgio e in Francia settentrionale nel 1914: l'uccisione di parecchie centinaia di civili si verificò in varie località belghe come Sambreville, Seilles, Dinant e Lovanio, oltre che nei distretti francesi nord-orientali. I soldati tedeschi, colpiti da franchi tiratori civili (un'esperienza già vissuta nella guerra franco-prussiana del 1870) e suggestionati da non verificabili dicerie circa loro commilitoni accoltellati alle spalle o torturati mentre erano feriti e inermi, si ostinarono a combattere con ferocia ogni atto da loro giudicato "illegale"; durante l'avanzata in Belgio, durata un mese, fecero oltre 5.000 vittime tra i civili. |
407 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa tutelava la legge n. 653 del 26 aprile 1934 | La legge 22 marzo 1934 n. 654 per la tutela della maternità delle lavoratrici e la legge 26 aprile 1934 n. 653 per la tutela del lavoro della donna e del fanciullo stabilirono il diritto alla conservazione del posto di lavoro per le lavoratrici incinte, un periodo di licenza prima e dopo il parto, e permessi obbligatori per l'allattamento (per le aziende con più di 50 operaie vi era l'obbligo di predisporre un locale per tale scopo). |
408 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa tutelava la legge n. 653 del 26 aprile 1934 | La legge 22 marzo 1934 n. 654 per la tutela della maternità delle lavoratrici e la legge 26 aprile 1934 n. 653 per la tutela del lavoro della donna e del fanciullo stabiliscono il diritto alla conservazione del posto di lavoro per le lavoratrici incinte, un periodo di licenza prima e dopo il parto, e permessi obbligatori per l'allattamento (per le aziende con più di 50 operaie vi era l'obbligo di predisporre un locale per tale scopo). |
409 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa venne deciso durante la Conferenza di Casablanca nei confronti dell'Italia | Sebbene un attacco all'Italia fu deciso da americani ed inglesi durante la Conferenza di Casablanca del 14 gennaio 1943 e la sua pianificazione ed organizzazione vennero affidate al generale Dwight Eisenhower, un "piano Sicilia", (Italy (Sicily) Project), fu presentato al generale Donovan, capo dell'Office of Strategic Services (OSS) fin dal 9 settembre 1942. Il documento, firmato da Earl Brennan, futuro direttore dell'OSS in Italia, riguardava il reclutamento e l'impiego di sei agenti di origine siciliana, il cui compito era lo spionaggio, tramite due radio ricetrasmittenti a onde corte. |
410 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa venne deciso durante la Conferenza di Casablanca nei confronti dell'Italia | L'attacco all'Italia fu deciso da americani ed inglesi durante la Conferenza di Casablanca del 14 gennaio 1943 (a tal proposito, celebre rimase la definizione dell'Italia di Winston Churchill: «L'Italia è il ventre molle dell'Asse») e la pianificazione e l'organizzazione venne affidata al generale Dwight Eisenhower. In giugno gli inglesi sbarcarono nelle isole di Pantelleria e Lampedusa. Preceduto da intensi bombardamenti, il 10 luglio 1943 iniziò lo sbarco in Sicilia della VII armata americana del generale George Patton e dell'VIII armata inglese di Montgomery (rispettivamente nel golfo di Gela e in quello di Siracusa). |
411 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa venne deciso durante la Conferenza di Casablanca nei confronti dell'Italia | Mentre era ancora in corso la campagna di Tunisia, la dirigenza politico-militare anglo-americana aveva già iniziato la pianificazione per il proseguimento delle operazioni nel teatro del Mediterraneo. Nella conferenza di Casablanca, tra il 14 e il 24 gennaio 1943, il presidente Franklin Delano Roosevelt e il primo ministro Winston Churchill si incontrarono insieme con i capi degli stati maggiori alleati; dopo lunghe e complesse discussioni, venne deciso, nonostante lo scetticismo e la delusione dei generali americani desiderosi di arrestare le operazioni nel settore meridionale e di accelerare l'invasione dell'Europa nord-occidentale, di porre a buon frutto la prevista vittoria in Nordafrica attuando uno sbarco in Sicilia. |
412 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa venne deciso durante la Conferenza di Casablanca nei confronti dell'Italia | L'attacco all'Italia fu deciso durante la Conferenza di Casablanca del 14 gennaio 1943 sotto il comando del generale Dwight Eisenhower. |
413 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa venne deciso durante la Conferenza di Casablanca nei confronti dell'Italia | L'attacco all'Italia fu deciso da americani ed inglesi durante la Conferenza di Casablanca del 14 gennaio 1943 (a tal proposito, celebre rimase la definizione dell'Italia di Winston Churchill: «L'Italia è il ventre molle dell'Asse») e la pianificazione e l'organizzazione venne affidata al generale Dwight Eisenhower. |
414 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa venne deciso durante la Conferenza di Casablanca nei confronti dell'Italia | Il 10 luglio 1943, nel tratto di costa che va da Licata a Pachino, ebbe inizio con l'operazione "Husky" lo sbarco in Sicilia da parte degli Alleati. L'attacco all'Italia fu deciso da americani ed inglesi durante la Conferenza di Casablanca del 14 gennaio 1943, la cui pianificazione e organizzazione venne affidata al generale Dwight Eisenhower. L'operazione Husky costituì una delle più grandi azioni navali mai realizzate fino ad allora e costituì l'inizio della sconfitta dell'Asse. La ricostruzione dei fatti è contenuta in "C'era una volta una guerra. Cronache della Seconda guerra mondiale" del celebre scrittore americano Jhon Steinbek, il quale vi prese parte in qualità di giovane ufficiale addetto alla cronistoria. Fu la prima città italiana liberata dal Fascismo, e l’avvocato Pacca divenne il primo sindaco dell’Italia libera. |
415 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa venne deciso durante la Conferenza di Casablanca nei confronti dell'Italia | L'attacco all'Italia fu deciso da americani ed inglesi durante la Conferenza di Casablanca del 14 gennaio 1943 (a tal proposito, celebre rimase la definizione dell'Italia di Winston Churchill: «L'Italia è il ventre molle dell'Asse») e la pianificazione e l'organizzazione venne affidata al generale Dwight Eisenhower. In giugno gli inglesi sbarcarono nelle isole di Pantelleria e Lampedusa. |
416 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa venne ri-formato col il patto di Roma del 1944 | La DC, insieme agli altri partiti del CLN, partecipò al secondo governo Badoglio. A seguito della Liberazione di Roma, nel giugno 1944 venne formato il secondo governo Bonomi, durante il quale la DC decise di firmare il Patto di Roma e quindi di partecipare alla fondazione della nuova Confederazione Generale Italiana del Lavoro, in continuazione con la CGdL; nel contempo la DC diede vita alle Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani e, per organizzare i lavoratori delle campagne, alla Coldiretti. |
417 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa venne ri-formato col il patto di Roma del 1944 | Durante il ventennio fascista le forze sindacali non autorizzate sopravvissero clandestinamente sotto la guida dell'esule Bruno Buozzi . Dopo la forzata sospensione delle attività, il sindacato fu ricostituito unitariamente con il Patto di Roma . Il 3 giugno 1944 , con l’Italia ancora in guerra, Giuseppe Di Vittorio per il PCI , Achille Grandi per la DC ed Emilio Canevari (in sostituzione di Bruno Buozzi ucciso dai nazisti ) per il PSI firmano il Patto di Roma. Con esso si costituì un unico organismo sindacale su tutto il territorio nazionale, a differenza della situazione precedente, rappresentante degli interessi di tutti i lavoratori senza distinzione di fede politica o religiosa. Tutte le correnti la comunista , socialista e cattolica convivevano sotto lo stesso tetto in nome dell’unione di tutti i lavoratori e della lotta antifascista da attuarsi in stretto legame con il CLN . Nacque così la cosiddetta CGIL unitaria, radice comune delle future confederazioni CGIl CISL e UIL. |
418 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa venne ri-formato col il patto di Roma del 1944 | Subito dopo la liberazione di Roma (4 giugno 1944), divenne sindacalista della Cgil unitaria, sorta dal Patto di Roma siglato da Bruno Buozzi, Giuseppe Di Vittorio e Achille Grandi. |
419 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa venne ri-formato col il patto di Roma del 1944 | Il patto di Roma fu firmato il 9 giugno 1944 da Giuseppe Di Vittorio per il PCI, Achille Grandi per la DC; non poté firmarlo invece il socialista Bruno Buozzi, che pure aveva partecipato alle trattative per la sua preparazione, perché - arrestato dai tedeschi - fu al momento dello loro fuga da Roma prelevato dal carcere e fucilato tra la notte del 3 e la mattina del 4 giugno 1944, insieme ad altri tredici prigionieri in località La Storta sulla via Cassia, a pochi chilometri da Roma (eccidio de La Storta). Il patto di Roma fu l'accordo tra gli esponenti sindacali dei maggiori partiti italiani che costituiva formalmente la CGIL unitaria. Esso dette rilievo all'unità di tutti i lavoratori italiani indipendentemente dalle opinioni politiche e dalle credenze religiose e costituì una vittoria significativa per la politica di cooperazione tra i partiti antifascisti. |
420 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa stabilirono i trattati di Parigi del 1947 riguardo alla Jugoslavia | Durante la seconda guerra mondiale vengono annesse le isole Ionie (ad eccezione di Corfù, legata con statuto speciale all'Albania), la Dalmazia e il territorio di Lubiana. Dopo la seconda guerra mondiale, gran parte della Venezia Giulia, l'Istria, Fiume, la Dalmazia (con le isole di Lagosta e di Cazza), e l'arcipelago di Pelagosa vengono ceduti con il Trattato di Parigi del 1947 alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia che le aveva occupate nella primavera 1945, le isole Ionie passano alla Grecia e l'isola di Saseno all'Albania. |
421 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa stabilirono i trattati di Parigi del 1947 riguardo alla Jugoslavia | Fece prima parte della provincia di Zara (dal 1920 al 1941), poi nel 1941 entrò a far parte della provincia di Cattaro (Dalmazia). Occupata dai tedeschi nel settembre del 1943 e dai partigiani albanesi nel maggio del 1944, l'isola venne restituita all'Albania per effetto del Trattato di Parigi del 10 febbraio (1947). |
422 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa stabilirono i trattati di Parigi del 1947 riguardo alla Jugoslavia | Le conseguenze dell'ingresso e della sconfitta nella Seconda guerra mondiale, vennero sancite dai trattati di pace firmati a Parigi il 10 febbraio 1947, con mutilazioni nazionali territoriali: l'Istria e la Dalmazia cedute alla nascente Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia, il Dodecaneso alla Grecia, il colle di Briga ed il colle di Tenda alla Francia, l'Isola di Saseno all'Albania, il pagamento dei danni di guerra all'Unione Sovietica e la perdita di tutti i possedimenti coloniali in Africa. |
423 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa stabilirono i trattati di Parigi del 1947 riguardo alla Jugoslavia | Dal 2005 ogni 10 febbraio è stato indicato come Giorno del Ricordo dedicato alla commemorazione dei morti e dei profughi italiani, poiché in tale giorno, nel 1947, il trattato di Parigi assegnò l'Istria, Fiume e Zara alla Jugoslavia quindi s'intensificò, coinvolgendo anche le zone precedentemente salvaguardate dalla linea Morgan, l'esodo di massa già iniziato negli anni precedenti. |
424 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa stabilirono i trattati di Parigi del 1947 riguardo alla Jugoslavia | La Jugoslavia - nell'ambito della propria politica economica di stampo socialista che prevedeva la nazionalizzazione di tutti i mezzi di produzione - attuò la confisca dei beni degli italiani che avevano abbandonato i territori, giustificando tale atto come risarcitivo: infatti per quanto stabilivano i trattato di pace siglato a Parigi nel 1947 l'Italia doveva alla Jugoslavia la somma di 125 milioni di $ come riparazione per i danni di guerra subiti. L'Italia accondiscese a questa sistemazione, firmando nel tempo una serie di accordi e procedendo alla liquidazione di un indennizzo agli esuli, sulla base di un valore presunto dei beni, molto minore del valore reale. |
425 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa stabilirono i trattati di Parigi del 1947 riguardo alla Jugoslavia | L'Abissinia venne liberata dai britannici, i quali restaurarono sul trono l'imperatore Hailè Selassiè. Con il trattato di pace di Parigi del 1947 l'Etiopia ingrandì il suo territorio raggiungendo lo sbocco sul mare, annettendo l'Eritrea, la quale ha riconquistato l'indipendenza solo negli anni Novanta, in seguito alla vittoria del Fronte di Liberazione Eritreo. La Somalia invece venne affidata nel 1950 dalle Nazioni Unite all'Italia con amministrazione fiduciaria per poi essere dichiarata indipendente nel 1960, una volta unita alla parte già sotto dominio britannico. |
426 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa stabilirono i trattati di Parigi del 1947 riguardo alla Jugoslavia | Nel frattempo vennero firmati nel 1947 i Trattati di Parigi con i quali formalmente e definitivamente fu siglata la pace con le potenze alleate e vennero sancite le conseguenze della sconfitta nella Seconda guerra mondiale, con mutilazioni nazionali territoriali: l'Istria e la Dalmazia cedute alla nascente Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia, il Dodecaneso alla Grecia, Briga e Tenda alla Francia, l'Isola di Saseno all'Albania, il pagamento dei danni di guerra all'URSS e la perdita di tutti i possedimenti coloniali italiani. |
427 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa stabilirono i trattati di Parigi del 1947 riguardo alla Jugoslavia | Dal 2005 la giornata del 10 febbraio è dedicata alla commemorazione delle stragi e del successivo esodo. La data ricorda il trattato di Parigi siglato nel 1947, che assegnò alla Jugoslavia la grande maggioranza della Venezia Giulia e la città di Zara. |
428 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cosa stabilirono i trattati di Parigi del 1947 riguardo alla Jugoslavia | Tuttavia, tutte le modifiche territoriali operate dalle potenze dell'Asse nel 1941, sul territorio degli ex-regni di Jugoslavia e di Albania, furono considerate nulle al momento della stipulazione dei Trattati di Parigi (1947), che furono sottoscritti dalla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia e dalla Repubblica Socialista di Albania, in qualità di Stati successori dei due regni, ammettendo implicitamente la sopravvivenza di questi ultimi, sotto il profilo del diritto internazionale, anche durante il periodo dell'occupazione italo-tedesca. |
429 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Futurismo | Il movimento artistico del Futurismo, nato nel 1909 a Parigi da poeti ed artisti italiani, rappresentò l'ennesimo gradino verso il surriscaldamento del clima: il Futurismo, infatti, assunse subito anche posizioni politiche radicali. |
430 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | A quale teoria si può collegare la figura di Guido Landra | Il 14 luglio 1938 fu pubblicato sui maggiori quotidiani nazionali il "Manifesto della razza". In questa sorta di tavola redatta da cinque cattedratici (Arturo Donaggio, Franco Savorgnan, Edoardo Zavattari, Nicola Pende e Sabato Visco) e da cinque assistenti universitari (Leone Franci, Lino Businco, Lidio Cipriani, Guido Landra e Marcello Ricci) venne fissata la «posizione del fascismo nei confronti dei problemi della razza». |
431 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | A quale teoria si può collegare la figura di Guido Landra | Il 14 luglio 1938 fu pubblicato sui maggiori quotidiani nazionali il Manifesto della razza. In questa sorta di tavola redatta da cinque cattedratici (Arturo Donaggio, Franco Savorgnan, Edoardo Zavattari, Nicola Pende e Sabato Visco) e da cinque assistenti universitari (Leone Franzi, Lino Businco, Lidio Cipriani, Guido Landra e Marcello Ricci) venne fissata la «posizione del fascismo nei confronti dei problemi della razza». |
432 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | A quale teoria si può collegare la figura di Guido Landra | Guido Landra (Roma, 16 febbraio 1913 – Roma, 14 dicembre 1980) è stato un antropologo italiano, teorico del razzismo. |
433 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Governatorato di Dalmazia | Il Governatorato della Dalmazia fu un territorio unito al Regno d'Italia nell'aprile del 1941, a seguito della conquista militare della Dalmazia jugoslava da parte del generale Vittorio Ambrosio durante la Seconda guerra mondiale. |
434 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Governatorato di Dalmazia | Il Governatorato fu la riproposizione dell'omonimo ed effimero istituto impiantato dagli italiani in Dalmazia all'indomani della sconfitta austriaca del 4 novembre 1918, e sgomberato in seguito agli accordi italo-jugoslavi sfociati nel Trattato di Rapallo (1920). Come il suo predecessore, aveva la finalità provvisoria di traghettare il territorio verso la piena integrazione nel Regno, importandovi progressivamente la legislazione nazionale in luogo di quella previgente. Il capoluogo amministrativo era Zara. |
435 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Patto d'Acciaio | Il Patto d'Acciaio (in tedesco Stahlpakt) fu un accordo tra i governi del Regno d'Italia e della Germania nazista, firmato il 22 maggio 1939 dai rispettivi ministri degli Esteri Galeazzo Ciano e Joachim von Ribbentrop. Venne stipulato a Berlino nella Cancelleria del Reich, alla presenza di Hitler e dello Stato Maggiore tedesco. |
436 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Patto d'Acciaio | A dare popolarità al termine fu Benito Mussolini che, durante un discorso tenuto a Milano il 1º novembre 1936, definì "asse" l'intesa stipulata il precedente 25 ottobre tra la Germania ed il Regno d'Italia, chiamata per questo motivo "Asse Roma-Berlino". Il successivo Patto d'Acciaio, stipulato dalle due potenze il 22 maggio 1939, rappresentò il primo nucleo dell'alleanza militare, poi estesa anche all'Impero giapponese con il Patto Tripartito del 27 settembre 1940 (detto anche "Asse Roma-Berlino-Tokyo"). |
437 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Patto d'Acciaio | A causa delle sanzioni economiche, l'Italia si ritrovò in una situazione sfavorevole, alla quale Mussolini fece fronte con un regime autarchico. Il regime di autosufficienza economica rappresentò una soluzione parziale, dato che all'economia era necessario il commercio: l'unica nazione disposta a commerciare con l'Italia fu la Germania di Hitler, con la quale l'Italia firmò il Patto d'Acciaio (22 maggio 1939, firmato dai due Ministri degli Esteri: Joachim von Ribbentrop e Galeazzo Ciano), un accordo che sanciva aiuto reciproco in caso di un conflitto e si definì così l'Asse Roma-Berlino. |
438 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Patto d'Acciaio | Il 22 maggio tra Germania e Italia fu firmato il Patto d'Acciaio che legava i due paesi in una stretta alleanza. Alcuni membri del governo italiano si opposero, e lo stesso Galeazzo Ciano, firmatario per l'Italia, definì il patto una «vera e propria dinamite» |
439 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Patto d'Acciaio | La vittima designata venne trovata nell'Albania. In due soli giorni (7-8 aprile 1939) con l'ausilio di 22.000 uomini e 140 carri armati Tirana fu conquistata. Il 22 maggio tra Germania e Italia venne firmato il Patto d'Acciaio. Tale patto assumeva che la guerra fosse imminente, e legava l'Italia in un'alleanza stretta con la Germania. Alcuni membri del governo italiano si opposero, e lo stesso Galeazzo Ciano, firmatario per l'Italia, definì il patto una «vera e propria dinamite». |
440 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Patto d'Acciaio | Il 22 maggio 1939 Galeazzo Ciano, ministro degli esteri italiano, firma il Patto d'Acciaio con la Germania, che sancisce ufficialmente la nascita di un'alleanza vincolante italo-tedesca. |
441 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Patto d'Acciaio | L'Italia, però, non era in guerra, e questo - considerati i patti - parve comunque un ottimo risultato. Il Patto d'Acciaio prevedeva, infatti, l'obbligo di prestare immediato ausilio militare (indipendentemente dalle eventuali cause di conflitto): |
442 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Patto di Varsavia | La nascita dell'accordo trova origine dal timore, molto radicato in quel periodo, di un possibile attacco dell'Unione Sovietica a una delle nazioni dell'Europa occidentale. L'URSS ed altre nazioni a regime comunista costituirono a loro volta il patto di Varsavia. Era il periodo della cosiddetta guerra fredda. |
443 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Patto di Varsavia | Il Patto di Varsavia oppure detto anche Trattato di Varsavia (ufficialmente, Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza) fu un'alleanza militare tra i paesi del Blocco Sovietico, nata come contrapposizione all'Alleanza del Patto Atlantico (più nota come NATO e fondata nel 1949). |
444 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Piano Marshall | Il Piano Marshall, denominato ufficialmente a seguito della sua attuazione piano per la ripresa europea (in inglese European recovery program, abbreviato in ERP), fu - così come il Piano Morgenthau - uno dei piani politico-economici statunitensi per la ricostruzione dell'Europa dopo la seconda guerra mondiale. |
445 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Piano Marshall | Il discorso con cui l'allora segretario di Stato statunitense George Marshall annunciò al mondo, il 5 giugno 1947 dall'Università di Harvard, la decisione degli Stati Uniti di avviare l'elaborazione e l'attuazione di un piano di aiuti economico-finanziari per l'Europa che poi, per convenzione storiografica, sarebbe stato noto come "Piano Marshall", fu senza dubbio uno dei momenti più importanti della storia della politica internazionale nell'immediato secondo dopoguerra. |
446 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Piano Marshall | La Bulgaria, alleata della Germania nelle operazioni militari nei Balcani, ma che si astenne dalla partecipazione all'aggressione all'Unione Sovietica (con la quale non era confinante), ottenne dalla Romania la Dobrugia meridionale. A differenza di quanto era avvenuto dopo il primo conflitto mondiale, si ebbero nel secondo dopoguerra spostamenti di milioni di persone che abbandonarono (o che andarono a ripopolare), i territori ceduti (o acquisiti). Un piano creato dal segretario di stato statunitense George Marshall, il Piano di Recupero Economico, meglio noto come piano Marshall, chiese al Congresso degli Stati Uniti di assegnare miliardi di dollari per la ricostruzione dell'Europa. |
447 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Piano Marshall | Fu in particolare durante la missione di De Gasperi del gennaio 1947 negli Stati Uniti, con i quali si accordò per ricevere gli aiuti economici previsti dal Piano Marshall (un prestito Eximbank di 100 milioni di dollari), che si aprì un dialogo costruttivo tra USA e Italia, in grado di dare a De Gasperi la motivazione e il sostegno necessari ad attuare l'ambizioso disegno di un nuovo governo senza le sinistre. Il Piano Marshall, con cui si chiedeva ai paesi beneficiari di estromettere in cambio le forze filosovietiche, fu il primo atto della guerra fredda. Il PSI e soprattutto il PCI interpretarono la propria esclusione dall'esecutivo, avvenuta nel maggio 1947, alla stregua di un "colpo di stato"; essi tuttavia decisero di non abbandonare i lavori dell'assemblea costituente a cui stavano partecipando insieme alla DC. Questa decisione consentirà in particolare al PCI di acquisire una legittimità costituzionale che non poteva avere sul piano ideologico, e che lo porterà, negli anni a venire, a richiamarsi spesso alla Costituzione come motivo di auto-legittimazione democratica, e a difenderla da qualunque tentativo di modificarla senza un suo previo consenso. |
448 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il PNF | La marcia su Roma fu una manifestazione armata organizzata dal Partito Nazionale Fascista (PNF), guidato da Benito Mussolini, il cui successo ebbe come conseguenza l'ascesa al potere del partito stesso in Italia ed il dissolvimento definitivo dello Stato liberale, già precedentemente in crisi. |
449 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il PNF | Il Partito Nazionale Fascista (PNF) è stato un partito politico italiano espressione del movimento fascista. |
450 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Trattato di Losanna del 1923 | Nel maggio 1912 truppe italiane agli ordini del generale Giovanni Ameglio occuparono Rodi e il Dodecaneso. La Turchia, incapace di rispondere efficacemente alle manovre italiane, accettò i termini stabiliti nella pace di Losanna ( 18 ottobre 1912), in cui si stabiliva che l'Italia doveva ritirare le truppe dalle isole egee, mentre la Turchia cedeva la Libia al Governo italiano. Dato che la Turchia si rifiutava di cedere la Libia, l'Italia non ritirò il contingente dal Dodecaneso, dove rimase invece per tutta la durata della prima guerra mondiale. Nel 1923 il Trattato di Losanna assegnava ufficialmente il Dodecaneso e Rodi all'Italia, e sarebbero rimaste sue colonie fino al 1945. |
451 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Trattato di Losanna del 1923 | Il Trattato di Losanna è un trattato di pace firmato a Losanna, in Svizzera, il 24 luglio 1923 tra la Turchia e le Potenze dell'Intesa che combatterono nel corso della prima guerra mondiale e nella successiva guerra d'indipendenza turca. Il trattato, detto anche convenzione di Losanna, pose fine al sanguinoso conflitto greco-turco e sancì i confini tra Grecia, Bulgaria e Turchia, oltre a determinare la fine di ogni pretesa turca su Cipro, Iraq e Siria, insieme con il Trattato di Ankara. |
452 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Trattato di Losanna del 1923 | La successione di questi eventi costrinse le Potenze Alleate della Prima guerra mondiale a tornare al tavolo del negoziato con i Turchi e nel 1923 firmarono il Trattato di Losanna con il quale veniva annullato e sostituito il Trattato di Sèvres e venivano assegnate ai Turchi l'intera Anatolia, la Tracia orientale con Edirne e le isole egee di Imbro e Tenedo. |
453 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Trattato di Losanna del 1923 | Le ambizioni coloniali spinsero l'Italia ad impadronirsi delle due province ottomane che nel 1934, assieme al Fezzan, avrebbero costituito la Libia dapprima come colonia italiana ed in seguito come Stato indipendente. Durante il conflitto fu occupato anche il Dodecaneso nel Mar Egeo; quest'ultimo avrebbe dovuto essere restituito ai turchi alla fine della guerra, ma rimase sotto amministrazione provvisoria da parte dell'Italia fino a quando, con la firma del trattato di Losanna nel 1923, la Turchia rinunciò a ogni rivendicazione, e riconobbe ufficialmente la sovranità italiana sui territori perduti nel conflitto. |
454 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il Trattato di Losanna del 1923 | Dopo la vittoriosa guerra contro i greci, e la costituzione della Repubblica Turca di Mustafa Kemal, il trattato di Sèvres fu annullato e sostituito dal trattato di Losanna (1923). In quest'ultimo atto, la Turchia confermava all'Italia il possesso del Dodecaneso e riconosceva per la prima volta la sovranità italiana sulla Libia, ma non le accordava nessuna zona oggetto di influenza economica né di occupazione militare in Anatolia. |
455 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è il triangolo della morte | La locuzione Triangolo della morte (o Triangolo rosso), di origine giornalistica, indica un'area del nord Italia ove alla fine della seconda guerra mondiale, tra il settembre del 1943 e il 1949, si registrò un numero particolarmente elevato di uccisioni a sfondo politico, attribuite a partigiani e a militanti di formazioni di matrice comunista. |
456 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è la guerra di liberazione italiana | La guerra di liberazione italiana fu il complesso delle operazioni militari e delle azioni di guerriglia condotte dalle brigate partigiane e dall'esercito cobelligerante italiano operanti nell'ambito della resistenza italiana al fianco degli Alleati durante la campagna d'Italia, per liberare l'Italia dall'occupazione nazifascista. |
457 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è la MVSN | A presiedere il tribunale furono chiamati: Presidente del tribunale, Aldo Vecchini (avvocato, Console della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN) ed ufficiale superiore dell'esercito); come Pubblico Accusatore, Andrea Fortunato (docente di diritto) e come Magistrato Inquirente, Vincenzo Cersosimo. I giudici furono: il generale Renzo Montagna, l'avvocato Enrico Vezzalini; l'operaio Celso Riva ex sansepolcrista, il generale Domenico Mittica, il seniore della Milizia Otello Gaddi, il console della Milizia Vito Casalinuovo e il professore Franz Pagliani. |
458 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è la MVSN | Con la normalizzazione le squadre fasciste tendono ad essere assorbite nell'establishment e nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), mentre i suoi esponenti vengono o accantonati ed emarginati, oppure coinvolti nel potere e neutralizzati. Fa eccezione Roberto Farinacci, il cui potere, anche dopo la fine della sua segreteria nazionale, continuò a reggersi fino all'ultimo sulle squadre nel suo "feudo" cremonese. Anche se per diversi anni dopo le leggi fascistissime si verificheranno episodi di violenza squadrista, questi andarono via via scemando nel corso degli anni.senza fonte Lo squadrismo in qualche maniera risorge con la Repubblica Sociale Italiana (RSI), quando i vecchi squadristi messi in disparte durante il regime (primo tra tutti Alessandro Pavolini) tornarono alla ribalta. |
459 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è la MVSN | Nel 1923 a Starace viene affidato l'incarico di creare la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN) di cui Starace sarebbe divenuto luogotenente generale. Nell'ottobre 1923 lasciò l'incarico di vicesegretario nazionale del partito per assumere quello di comandante della Milizia di Trieste. Alle elezioni politiche italiane del 1924 fu eletto deputato nel collegio di Sannicola, ma compresso nella sua regione d'origine da Caradonna e Crollalanza, aveva perso alla lunga la sua base locale e non era più molto radicato sul territorio. |
460 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è la MVSN | Già nel 1924, nei giorni immediatamente successivi ai drammatici fatti, era stato intentato un procedimento davanti dall'Alta Corte di Giustizia del Senato nei confronti dell'allora capo della Pubblica Sicurezza e della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), il quadrumviro Emilio De Bono, costretto alle dimissioni da Mussolini, per il quale era stato poi ravvisato il non luogo a procedere. |
461 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è la MVSN | Sempre nel 1922 iniziò a formare, in città, un gruppo ristretto di collaboratori fidati, tra i quali l'amico Renzo Ravenna. Questi venne candidato alle elezioni amministrative che si tennero alla fine di quello stesso anno. Fu eletto assessore .Nel 1923 Balbo fondò a Ferrara il Corriere Padano con i soldi ricevuti in dote dalla moglie Emmanuella, affidato poi alla direzione di Nello Quilici. In occasione della preparazione della Lista Nazionale per le elezioni del 1924 si scontrò con Olao Gaggioli, fondatore del PNF di Ferrara e convinto che Balbo, iscritto soltanto nel 1921 e con lo stipendio fisso pagato dagli agrari, fosse un intruso. Alla fine Balbo dovette cedere e Gaggioli venne inserito nel cosiddetto "listone". Sempre nel 1924 venne accusato di essere il mandante dell'omicidio del parroco antifascista don Giovanni Minzoni ad Argenta, avvenuto per mano di due squadristi facenti capo alle sue milizie: il caso venne archiviato alcuni mesi dopo, per essere poi riaperto - sotto la pressione della stampa, a seguito del delitto Matteotti - nel 1925, risolvendosi con l'assoluzione di tutti gli imputati. Nel 1924 Balbo, divenuto nel frattempo comandante generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), fu costretto a dimettersi dalla carica a seguito delle documentate rivelazioni de La Voce Repubblicana circa ordini da lui impartiti di bastonature di antifascisti e pressioni sulla magistratura, perdendo la successiva causa per diffamazione da lui intentata al quotidiano. Voluta da Mussolini per normalizzare le squadre d'azione, il Duce pensò alla MVSN già prima della marcia su Roma, affidando a Balbo e a Gandolfo il compito di formare reparti, gradi e uniformi, sebbene non ci fu ancora una vera e propria militarizzazione del corpo. Balbo intanto, a Ferrara, continuò ad operare in modo di avere persone di sua fiducia e rappresentative nelle posizioni di potere. L'amico Ravenna, da sempre estraneo ad ogni atto di squadrismo, fortemente nazionalista, ebreo ma con una visiona laica della sua fede fu invitato ad iscriversi al PNF, e successivamente, alla fine del 1924, nominato Segretario Federale Ferrarese del PNF . Nel 1925 divenne sottosegretario all'economia nazionale, e con lui si trasferì a Roma anche Ravenna. Rimase in carica sino al 1926. |
462 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è la MVSN | Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN) |
463 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è l'anticomunismo | Anticomunismo indica l'eterogeneo insieme di movimenti politici, religiosi e civili che avversano o rifiutano il comunismo. |
464 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | A quali ceti sociali appartenevano i membri degli squadristi | La crescita del fenomeno squadrista anche nel 1921 , giunta ben oltre gli obbiettivi locali di difesa delle classi medie e degli agrari, determinò nuovi problemi. Primo fra tutti fu proprio quello riguardante la convivenza con queste due ultime classi, in quanto la crescita numerica e qualitativa dello squadrismo, unita alla massiccia conquista territoriale nelle province, rese da questo momento il movimento stesso una realtà autonoma decisa a conseguire i propri scopi politici (che andavano a collidere con gli interessi economici della classe borghese e possidente) senza compromessi. Una volta distrutto il sistema economico-finanziario-sindacale socialista, lo squadrismo trovò perciò un nuovo nemico nei latifondisti e nei grandi proprietari terrieri, che ne avevano favorito l'ascesa, e nei commercianti, rei di non uniformarsi ai prezzi popolari "suggeriti". |
465 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | A quali ceti sociali appartenevano i membri degli squadristi | In questa fase la maggior parte degli squadristi era composta da giovani studenti nazionalisti, reduci di guerra (perlopiù arditi e legionari fiumani) e componenti delle vecchie formazioni paramilitari, che avevano già contrastato i socialisti durante il cosiddetto biennio rosso. |
466 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è l'antifascismo | Il termine antifascismo, dal punto di vista storico e sociologico, designa un movimento eterogeneo che, a partire dal termine della prima guerra mondiale ad oggi, sia avverso, osteggi e/o combatta il fascismo e le sue manifestazioni e declinazioni, sia a livello di governo sia come movimenti politici. |
467 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è l'antifascismo | Spesso il termine viene esteso alla lotta contro tutti i regimi di estrema destra o reazionari (in quanto sono spesso considerati, dalla storiografia anglosassone ad esempio, fascismi tutti i regimi illiberali e non democratici), tranne che questi siano di altra matrice (in questo caso si può parlare invece di anticomunismo o antisovietismo, ad esempio). L'antifascismo, oltre che dei regimi comunisti e stati socialisti, è stato, ed è, parte integrante della struttura ideologica di molte democrazie liberali e socialdemocrazie: ad esempio la Costituzione della Repubblica Italiana è esplicitamente antifascista. |
468 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è la riforma Gentile | La riforma Gentile è una serie di atti normativi del Regno d'Italia che costituì la riforma scolastica organica varata in Italia. |
469 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è la riforma Gentile | La riforma promossa da Gentile intendeva ridare una fondazione in senso idealistico della pedagogia, negandone i nessi con la psicologia e con l'etica: nel suo pensiero l'educazione doveva essere intesa come un divenire dello spirito stesso, il quale realizzava così la propria autonomia. |
470 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è la riforma Gentile | Uno dei primi atti del governo Mussolini fu una radicale riforma scolastica portata avanti dal ministro Giovanni Gentile nel 1923: questa prevedeva un'istruzione classica e un esame a ogni conclusione di ciclo di studi, mettendo in questo modo sullo stesso piano scuole pubbliche e private. La riforma tuttavia non fu mai completata nel senso voluto dal filosofo, ma subì diversi aggiustamenti successivi. Fra gli scopi fondamentali - in senso fascista - della riforma vi era l'elevazione della scuola dell'obbligo ai 14 anni, la preminenza assoluta degli insegnamenti classici, i soli che permettessero l'accesso all'università in Italia, la realizzazione di una istruzione tecnica per tutti coloro i quali invece non avessero avuto le doti per accedere ai gradi superiori d'istruzione. |
471 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è la riforma Gentile | G. Tognon, Giovanni Gentile e la riforma della scuola, in "Il parlamento italiano", Milano, Nuova Cei, 1990, vol. 11. |
472 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è la secessione dell'Aventino | La secessione dell'Aventino (dal nome del colle Aventino sul quale – secondo la storia romana – si ritiravano i plebei nei periodi di acuto conflitto con i patrizi, vedi Secessio plebis) fu un atto di protesta attuato da alcuni deputati d'opposizione contro il governo fascista, in seguito alla scomparsa di Giacomo Matteotti il 10 giugno 1924: l’iniziativa consisteva nell'astensione dai lavori parlamentari, riunendosi separatamente. |
473 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è la secessione dell'Aventino | L'episodio dimostrava che la "normalizzazione" dello squadrismo annunciata da Mussolini non era riuscita e che un'opposizione legale non era gradita. I partiti d'opposizione reagirono abbandonando il Parlamento: fu la "Secessione aventiniana", così chiamata in analogia con la decisione della plebe dell'antica Roma di ritirarsi sul colle dell'Aventino per protesta contro i soprusi dei patrizi. Contrario a tale scelta fu solamente il Partito Comunista che rimase isolato nel proporre uno sciopero generale dei lavoratori di tutti i comparti. Gli aventiniani miravano a incrinare l'intesa tra fascisti e la loro coalizione provocando un intervento del re, ma le loro aspettative furono deluse poiché Vittorio Emanuele III sfruttò la situazione, favorevole alla corona, che faceva prospettare una sovranità monarchica ormai privata del contrappeso parlamentare, e si astenne da ogni iniziativa, avallando di fatto la condotta fascista. |
474 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è la secessione dell'Aventino | Il Paese venne gettato da questo omicidio nella costernazione e lo stesso Fascismo rischiò d'essere travolto. Le opposizioni abbandonarono la Camera dei Deputati (Secessione dell'Aventino) e gli esponenti delle aree moderate e liberali del parlamento si rivolsero al sovrano affinché destituisse Mussolini. Per tutto l'autunno del 1924 il Paese fu nuovamente in bilico. |
475 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è la secessione dell'Aventino | Il 10 giugno 1924 Matteotti venne sequestrato per mano di squadristi fascisti e di lui, per settimane, non ci fu più traccia. L'evento provocò grande turbamento in tutta la nazione e numerosi furono gli iscritti del partito nazionale fascista che stracciarono la tessera; la reazione più clamorosa fu tuttavia quella passata alla storia come «secessione dell'Aventino», ovvero l'abbandono del parlamento da parte dei deputati d'opposizione per protesta nei confronti del rapimento. Indicato dalla stampa e dall'opposizione ma anche da alcuni suoi alleati come mandante, Mussolini non venne però imputato nel processo, che portò alla condanna a sei anni per omicidio preterintenzionale di tre militanti fascisti (Amerigo Dumini, Albino Volpi e Amleto Poveromo) che secondo la sentenza avrebbero agito di propria iniziativa nell'assassinare Matteotti (il quale risulterà essere stato accoltellato a morte pochi istanti dopo essere stato rapito). |
476 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è la secessione dell'Aventino | Si chiamò Aventino, con un richiamo alla storia romana, la secessione parlamentare che i deputati antifascisti attuarono dopo il rapimento di Giacomo Matteotti, ucciso da fascisti poco dopo aver denunciato alla Camera i brogli elettorali e le violenze delle squadre d'azione fasciste. I deputati, il 27 giugno del 1924, riuniti in una sala di Montecitorio, decisero di abbandonare i lavori del parlamento e si rifiutarono di entrare in aula, fino a quando non fosse stata abolita la milizia fascista e ripristinata l'autorità della legge, inutilmente. |
477 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è la triplice intesa | Allo scoppio del primo conflitto mondiale l'Italia era legata alla Germania e all'Austria-Ungheria dalla Triplice Alleanza: un patto militare difensivo stretto nel 1882 e via via rinnovato, che si contrapponeva al sistema di alleanze anglo-franco-russo della Triplice Intesa. |
478 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è la triplice intesa | La Triplice intesa (in inglese Triple Entente dal francese entente IPA: ɑ̃tɑ̃t "agreement" "accordo") fu un sistema di alleanze politico-militare tra l'Impero britannico, la Terza repubblica francese e l'Impero russo, venutasi a creare in seguito ad una serie di accordi bilaterali, culminati nell'accordo anglo-russo del 1907. |
479 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è l'elitismo | L'elitismo è una teoria politica basata sul principio minoritario, secondo il quale il potere è sempre in mano ad una minoranza. Si fonda sul concetto di élite, dal latino eligere, cioè scegliere (quindi scelta dei migliori). Termini interscambiabili con quello di élite sono partitocrazia, aristocrazia, oligarchia. |
480 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è l'elitismo | Da molti, soprattutto in seguito alla Seconda guerra mondiale, l'elitismo è stato criticato per una sua vicinanza ideologica ai fascismi. In realtà l'elitismo è una teoria politica descrittiva più che prescrittiva, cioè si limita a descrivere la realtà sociale che si delinea con la presenza dell'elitismo, senza proporre una sua visione, un metodo, delle regole da seguire. È innegabile tuttavia una vicinanza di pensiero. Michels, ad esempio, ebbe molti rapporti con Mussolini, esaltandolo anche in alcuni suoi scritti più tardi. Tuttavia Gaetano Mosca non aderì al fascismo, pur essendo un conservatore, ed anzi l'esperienza mussoliniana lo portò a moderare la teoria elitista. Nel secondo dopoguerra, tuttavia, l'elitismo classico fu sommerso da critiche di vicinanza al fascismo e rinacque in una corrente più moderata negli USA. |
481 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è l'impero coloniale italiano | L'Impero coloniale italiano è la denominazione con la quale si designa il complesso delle colonie dipendenti dal Regno d'Italia acquisite nel corso del XX secolo. Fu ufficialmente istituito il 9 maggio 1936 mediante la dichiarazione della sovranità piena ed intera del Regno d'Italia sull'Etiopia e l'assunzione da parte del Re d'Italia del titolo di Imperatore d'Etiopia (r.d.l. n. 754, 9 maggio 1936). |
482 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è l'irredentismo | Trieste fu, con Trento, oggetto e al tempo stesso centro di irredentismo, movimento che, negli ultimi decenni del XIX secolo e agli inizi del XX aspirava ad un'annessione della città all'Italia. Ad alimentare l'irredentismo triestino erano soprattutto le classi borghesi in ascesa (ivi compresa la facoltosa colonia ebraica), le cui potenzialità ed aspirazioni politiche non trovavano pieno soddisfacimento all'interno dell'Impero austro-ungarico. Dal canto suo, come si è già indicato, il gruppo etnico sloveno era nella città triestina agli inizi del Novecento in piena ascesa demografica, sociale ed economica, e, secondo il discusso censimento del 1910, costituiva circa la quarta parte dell'intera popolazione. L'irredentismo assunse pertanto, nella città giuliana, dei caratteri spesso marcatamente anti-slavi che vennero incarnati dalla figura di Ruggero Timeus |
483 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è l'irredentismo | Il termine irredentismo indica l'aspirazione di un popolo a completare la propria unità territoriale nazionale, acquisendo terre soggette al dominio straniero (terre irredente) sulla base di un'identità etnica o di un precedente legame storico. |
484 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è l'irredentismo | L'irredentismo può essere inteso in un duplice modo: da un lato come il desiderio di alcuni popoli che, vivendo in una terra soggetta all'autorità di un certo Stato, vogliono distaccarsene per entrare a far parte dello Stato del quale sentono la paternità e l'origine, ovvero costituire un proprio Stato nazionale; dall'altro come la motivata pretesa territoriale di uno Stato su una parte del territorio di un altro Stato. Non sempre le dispute territoriali sono in realtà irredentiste, ma spesso vengono presentate come tali per conquistare il sostegno internazionale e dell'opinione pubblica. |
485 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'è l'irredentismo | L'irredentismo italiano nacque e si diffuse nell'ultimo terzo del XIX secolo come movimento politico, primariamente anti-austriaco, mirante al completamento del disegno risorgimentale di unificazione entro i confini dello Stato italiano dei territori, considerati italiani, ancora sotto il dominio dell'Impero d'Austria-Ungheria. Oggetto della rivendicazione irredentista furono pertanto essenzialmente le regioni del Trentino e della Venezia Giulia, rimaste sotto l'amministrazione austriaca anche dopo la III guerra d'indipendenza del 1866, nonché Fiume e la Dalmazia. Tuttavia, dopo il 1870, per più di un decennio, prevalse nella politica estera italiana la tendenza a intrattenere buoni rapporti con l'impero austro-ungarico, al fine di mantenere l'equilibrio europeo e per non affrontare un possibile conflitto per il quale il neonato regno non era preparato dal punto di vista militare né da quello diplomatico, giungendosi nel 1882 alla sottoscrizione del trattato della "Triplice Alleanza" tra Impero di Germania, Impero di Austria-Ungheria e Regno d'Italia. |
486 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'era il CSIR | Il Corpo di spedizione italiano in Russia, spesso abbreviato come CSIR, e l'8ª Armata italiana in Russia, o ARMIR, furono le grandi unità del Regio Esercito italiano impegnate, in successione, sul fronte orientale tra il luglio del 1941 e il febbraio del 1943. |
487 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'era il CSIR | Rientrato in Italia, il 14 luglio 1941 Messe ottenne il comando dello CSIR (Corpo di Spedizione Italiano in Russia) con il quale intraprese l'avanzata tra il fiume Dniepr e il Don. |
488 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'era il Lanital | In questo periodo l'Italia tutta si strinse intorno a Mussolini. La Gran Bretagna venne etichettata col termine di perfida Albione, e le altre potenze furono etichettate come nemiche perché impedivano all'Italia il raggiungimento di un posto al sole. Ritornò in voga il patriottismo e la propaganda politica spinse affinché si consumassero solo prodotti italiani. Fu in pratica la nascita dell'autarchia, secondo la quale tutto doveva essere prodotto e consumato all'interno dello stato. Tutto ciò che non poteva essere prodotto per mancanza di materie prime venne sostituito: il tè con il karkadè, il carbone con la lignite, la lana con il lanital (la lana di caseina), la benzina con il carburante nazionale (benzina con l'85% di alcool) mentre il caffè venne abolito perché «fa male» e sostituito con il "caffè" d'orzo. |
489 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'era il Lanital | L'effetto emotivo delle sanzioni venne sfruttato dal regime affinché l'Italia si stringesse intorno a Mussolini. Le grandi potenze coloniali occidentali furono etichettate quali plutocrazie ostili al raggiungimento da parte dell'Italia di un posto al sole, e tra queste la Gran Bretagna veniva chiamata perfida Albione. Ritornò in voga il patriottismo e la propaganda politica spinse affinché si consumassero solo prodotti italiani. Fu in pratica la nascita dell'autarchia, secondo la quale tutto doveva essere prodotto e consumato all'interno dello stato. Tutto ciò che non poteva essere prodotto per mancanza di materie prime venne sostituito: il tè con il carcadè, il carbone con la lignite, la lana con il lanital (la lana di caseina), la benzina con il carburante nazionale (benzina con l'85% di alcool) mentre il caffè venne abolito perché «fa male» e sostituito con il "caffè" d'orzo. |
490 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'era il Lanital | Con il nome di Lanital, tra il 1937 e la fine della seconda guerra mondiale, fu commercializzata una fibra autarchica tratta dalla caseina, la proteina del latte. L'industrializzazione era opera della Snia Viscosa, che dava applicazione a una scoperta del 1935, ad opera dell'italiano Antonio Ferretti. In piena epoca di sanzioni economiche, dopo la guerra d'Etiopia, il regime fascista diede grande risonanza al prodotto con un'opera di propaganda sull'autosufficienza dell'Italia. |
491 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'era il Lanital | Nel frattempo negli Stati Uniti la Atlantic Research Associates Inc. produsse una fibra simile. La Lanital viene classificata come una fibra proteinica ed ha una struttura molecolare molto simile alla lana, con risultati vicini anche per calore, morbidezza e mano tessile. Presenta anche il vantaggio di essere poco attaccabile dalle tarme. |
492 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'era il Lanital | Nel 1937 commercializza la Lanital, una fibra autarchica tratta dalla caseina, la proteina del latte. |
493 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'era il tribunale speciale fascista | Con questo discorso Mussolini si era dichiarato dittatore. Nel biennio 1925-1926 vennero emanati una serie di provvedimenti liberticidi: vennero sciolti tutti i partiti e le associazioni sindacali non fasciste, venne soppressa ogni libertà di stampa, di riunione o di parola, venne ripristinata la pena di morte e venne creato un Tribunale speciale con amplissimi poteri, in grado di mandare al confino con un semplice provvedimento amministrativo le persone sgradite al regime. |
494 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'era il tribunale speciale fascista | Il Tribunale Speciale (operante sino al luglio del 1943 e dal gennaio 1944 al crollo della Repubblica Sociale Italiana), corte giudicante in materia di reati contro la sicurezza dello stato ma anche per reati comuni quali rapina e omicidio, emise 5.619 sentenze di condanna, delle quali 4 596 eseguite. Le sentenze di condanne a morte furono quarantadue, di cui trentuno eseguite; le sentenze di ergastolo furono 3. Il regime fascista portò - in conseguenza delle leggi razziali fasciste - all'arresto di milleduecentocinquanta aderenti all'ebraismosenza fonte: durante l'occupazione nazista dell'Italia, 599 di questi furono destinati dai soldati tedeschi al campo di concentramento di Auschwitz (solo diciassette risulteranno ancora vivi al momento della chiusura del lager). |
495 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'era il tribunale speciale fascista | Il Tribunale speciale per la difesa dello Stato fu un organo speciale del regime fascista italiano, competente a giudicare i reati contro la sicurezza dello Stato e del regime. |
496 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'era il tribunale speciale fascista | Durante il regime fascista il Tribunale speciale ebbe il potere di diffidare, ammonire e condannare gli imputati politici ritenuti pericolosi per l'ordine pubblico e la sicurezza del regime stesso. Con la stessa legge di costituzione del tribunale venne reintrodotta la pena di morte per alcuni reati a carattere politico. |
497 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'era il tribunale speciale fascista | Il Tribunale speciale operava secondo le norme del Codice Penale per l'Esercito sulla procedura penale in tempo di guerra. Contro le sue sentenze non era possibile alcun ricorso o altra impugnazione. |
498 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'era il tribunale speciale fascista | Nel biennio 1925-1926 vennero emanati una serie di provvedimenti liberticidi: vennero sciolti tutti i partiti e le associazioni sindacali non fasciste, venne soppressa ogni libertà di stampa, di riunione o di parola, venne ripristinata la pena di morte e venne creato un Tribunale speciale con amplissimi poteri, in grado di mandare al confino con un semplice provvedimento amministrativo le persone sgradite al regime. |
499 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Cos'era il tribunale speciale fascista | Inoltre ogni forma di dissenso sgradita a Mussolini venne repressa attraverso l'OVRA, il Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato, e l'uso massiccio del confino politico. Tuttavia Mussolini tollerò - e costrinse i suoi a tollerare - alcune "voci fuori dal coro" (come ad esempio Salvemini, Croce, Bombacci) tanto per alimentare la propria immagine di uomo forte ma non di tiranno, quanto per mantenere aperti canali di dialogo anche con l'antifascismo militante. |
500 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | A quali eventi fa riferimento la guerra civile in Italia | La locuzione guerra civile in Italia è impiegata nella storiografia di settore, anche internazionale, per riferirsi agli eventi accaduti durante la seconda guerra mondiale, in un periodo compreso tra l'annuncio dell'armistizio di Cassibile (8 settembre 1943) e la resa di Caserta (2 maggio 1945), durante il quale si verificarono combattimenti tra reparti militari della Repubblica Sociale Italiana (RSI), collaborazionisti con le truppe occupanti della Germania nazista, e i partigiani italiani (inquadrati militarmente nel Corpo Volontari della Libertà e in maggioranza politicamente organizzati nel Comitato di Liberazione Nazionale), sostenuti materialmente dagli Alleati, nell'ambito della guerra di liberazione italiana e della campagna d'Italia. |
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