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Traduci in volgare fiorentino:
| S’elli intende tornare a queste ruote
l’onor de la influenza e ‘l biasmo, forse
in alcun vero suo arco percuote. | Se egli intende che a queste ruote [dei cieli] vanno fatti risalire il merito e il demerito degli influssi [buoni ocattivi degli astri sugli uomini], forse il suo arco colpisce in parte la v erità |
Traduci in volgare fiorentino:
| Questo principio, male inteso, torse
già tutto il mondo quasi, sì che Giove,
Mercurio e Marte a nominar trascorse. | Questa dottrina [degli influssi astrali], male interpretata, un tempo fece errare quasi tutto il mondo, tanto che giunse all’eccesso d’indicare i pianeti con il nome di Giove, di Mercurio e di Marte. |
Traduci in volgare fiorentino:
| L’altra dubitazion che tic ommove
ha men velen, però che sua malizia
non ti poria menar da me altrove. | L’altro dubbio che ti turba ha meno veleno, perché la sua malizia non ti potrebbe condurre lontano da me. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Parere ingiusta la nostra giustizia
ne li occhi d’i mortali, è argomento
di fede e non d’eretica nequizia. | Il fatto che la giustizia divina appaia ingiusta agliocchi dei mortali, è un argomento [a favore] della fede e non [una dimostrazione] delle maligne affermazioni degli eretici. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma perché puote vostro accorgimento
ben penetrare a questa veritate,
come disiri, ti farò contento. | Ma, poiché il vostro intelletto può ben penetrare in questa verità, come desideri, ti farò contento. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Se violenza è quando quel che pate
niente conferisce a quel che sforza,
non fuor quest’alme per essa scusate;
ché volontà, se non vuol, non s’ammorza,
ma fa come natura face in foco,
se mille volte violenza il to rza. | Se la vera violenza si ha soltanto quando colui che la subisce non favorisce in alcun modo colui che gliela infligge, queste anime non furono scusate per la violenza subita; perché la v olontà, se non vuole, non si smorza, ma fa come la natura (=l’istinto naturale) fa nel fuoco, anche se per mille volte la violenza cerca di piegarlo verso il basso. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Per che, s’ella si piega assai o poco,
segue la forza; e così queste fero
possendo rifuggir nel santo loco. | Perciò, se ella si piega molto o poco, segue la forza. Così fecero queste anime, pur potendo fuggire nuovamente nel santo luogo (=nel monastero). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Se fosse stato lor volere intero,
come tenne Lorenzo in su la grada,
e fece Muzio a la sua man severo,
così l’avria ripinte per la strada
ond’eran tratte, come fuoro sciolte;
ma così salda voglia è troppo rada. | La loro volontà, se fosse stato salda, come quella che tenne Lorenzo sulla graticola e quella che fece M uzio Scevola severo verso la sua mano, le avrebbe risospinte per la strada [del chiostro] da cui erano state strappate, non appena erano libere [dalla minaccia della violenza]. Ma una volontà così salda [e inflessi-bile] è troppo rara. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E per queste parole, se ricolte
l’hai come dei, è l’argomento casso
che t’avria fatto noia ancor più volte. | Da queste parole, se le hai ascoltate bene come dovevi, è cassato l’ar gomento che ti avrebbe angustiato anche in futuro. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma or ti s’attraversa un altro passo
dinanzi a li occhi, tal che per te stesso
non usciresti: pria saresti lasso. | Ma ora dinanzi agli occhi ti si pone di traverso una tale diff icoltà, che con le tue sole forze non ne usciresti: prima ti stancheresti. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io t’ho per certo ne la mente messo
ch’alma beata non poria mentire,
però ch’è sempre al primo vero appresso;
e poi potesti da Piccarda udire
che l’affezion del vel Costanza tenne;
sì ch’ella par qui meco contradire. | Io ti ho già messo nella mente come cosa certa che l’anima beata non potrebbe mentire, poiché è sempre vicina alla verità prima (=Dio). E poi da Piccarda hai potuto udire che Costanza mantenne [saldo nel cuore] l’affetto per il velo monacale; così che pare che ella qui contraddica le mie parole. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Molte fiate già, frate, addivenne
che, per fuggir periglio, contra grato
si fé di quel che far non si convenne;
come Almeone, che, di ciò pregato
dal padre suo, la propria madre spense,
per non perder pietà, si fé spietato. | Molte volte, o fratello, è già accaduto che, per fuggire un pericolo, si fece contro voglia quello che non conveniva fare. Come Almeone, che, pregato da suo padre, uccise la propria madre: per non venire meno alla pietà [verso il padre], si fece spietato [con la madre]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| A questo punto voglio che tu pe nse
che la forza al volersimischia, e fanno
sì che scusar non si posson l’offense. | A questo punto voglio che tu pensi che la violenza [di chi la infligge] si mischia alla volontà [di chi la subisce], e fanno sì che le offese [a Dio] non si possano scusare. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Voglia assoluta non consente al danno;
ma consentevi in tanto in quanto teme,
se si ritrae, cadere in più affanno. | La v olontà assoluta (=sciolta da ogni condizionamento) non acconsente al danno (=alla violenza); ma viacconsente in tanto in quanto, se resiste, teme di cadere in un affanno maggiore. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Però, quando Piccarda quello spreme,
de la voglia assoluta intende, e io
de l’altra; sì che ver diciamo insieme”. | Perciò, quando Piccarda si espresse come hai udito, parlava della volontà assoluta, invece io [parlavo] dell’altra; così che entrambi diciamo la verità». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Cotal fu l’ondeggiar del santo rio
ch’uscì del fonte ond’ogne ver deriva;
tal puose in pace uno e altro disio. | Tale fu il fluire del santo ragionamento [di Beatrice], che uscì dal fonte da cui deriva ogni verità (=Dio). Esso pose in pace (=soddisfece) l’uno e l’altro desiderio [che pr ovavo]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “O amanza del primo amante, od iva”,
diss’io appresso, “il cui pa rlar m’inonda
e scalda sì, che più e più m’avviva,
non è l’affezion mia tanto profonda,
che basti a render voi grazia per grazia;
ma quei che vede e puote a ciò risponda. | «O donna amata dal primo amante(= Dio), o divina» io dissi di séguito, «il cui parlare m’inonda emi riscalda a tal punto, chemi ravviva sempre di più, il mio affetto non è tanto profondo, che bastia rendere a voi grazia per grazia (=a ringraziarvi per la grazia ricevuta). Ma colui che vede e può [tutto] (=Dio) vi dia la giusta ricompensa. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io veggio ben che già mai non si sazia
nostro intelletto, se ‘l ver non lo illustra
di fuor dal qual nessun vero si spazia. | Io vedo be ne che il nostro intelletto non si sazia mai, se non lo illumina la verità divina, fuori della quale non esiste alcun’altra verità. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Posasi in esso, come fera in lustra,
tosto che giunto l’ha; e giu gner puollo:
se non, ciascun disio sarebbe frustra. | Si riposa in essa, come una fiera [si riposa] nel suo covile, non appena l’ha raggiunta. Ela può raggiungere. Se non [la raggiunge sse], ciascun desiderio sarebbe vano. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Nasce per quello, a guisa dirampollo,
a piè del vero il dubbio; ed è natura
ch’al sommo pinge noi di collo in collo. | Per questo motivo il dubbio nasce, come un figlio, ai piedi della verità. Ed è la nostra natura [di esseri razionali] che ci spinge di colle in colle fino alla sommità (=alla ver ità). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Questo m’invita, questo m’assicura
con reverenza, donna, a dim andarvi
d’un’altra verità che m’è oscura. | Questo fatto, o donna, m’invita, questo fatto m’incoraggia con riverenza a domandarvi di un’altra verità che mi è oscura. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io vo’ saper se l’uom può sod isfarvi
ai voti manchi sì con altri beni,
ch’a la vostra statera non sien parvi”. | Io voglio sapere se l’uomo può soddisfare ai voti manchevoli (=inadempiuti) con altri beni, che alla vostra bilancia non siano inferiori.» |
Traduci in volgare fiorentino:
| Beatrice mi guardò con li occhi pieni
di faville d’amor così divini,
che, vinta, mia virtute diè le reni,
e quasi mi perdei con li occhi chini. | Beatrice mi guardò con gli occhi pieni di faville di amore [e] così divini, che, vin-ta, la mia capacità visiva si volse altrove, e quasi mi smarrii con gli occhi chinati [verso terra]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Poscia che Costantin l’aquila volse
contr’al corso del ciel, ch’ella seguio
dietro a l’antico che Lavina tolse,
cento e cent’anni e più l’uccel di Dio
ne lo stremo d’Europa si ritenne,
vicino a’ monti de’ quai prima uscìo;
e sotto l’ombra de le sacre penne
governò ‘l mondo lì di mano in mano,
e, sì cangiando, in su la mia pervenne. | «Dopo che Costantino volse l’aquila imperiale contro il corso del cielo (=spostò la capitale dell’im pero da Roma a Bisanzio), che essa aveva se guiìto dietro l’antico (=Enea), che sposò Lavinia, per p iù di duecento anni l’uccello di Dio rimase nella parte estrema dell’Europa, vicino ai monti, dai quali in origine uscì. E sotto l’ombra (=tutela) delle sacre penne di lì governò il mondo, passando di mano in mano (=da un imperatore all’altro) e, cambiando così, giunse nella mia mano. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Cesare fuie son Iustiniano,
che, per voler del primo amor ch’i’ sento,
d’entro le leggi trassi il troppo e ‘l vano. | Fui Cesare (=imperatore) e son Giustiniano. E, per volere del primo am ore (=lo Spirito Santo) che io sento, tolsi dalle leggi il troppo ed il vano. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E prima ch’io a l’ovra fossi attento,
una natura in Cristo esser, non piùe,
credea, e di tal fede era contento;
ma ‘l benedetto Agapito, che fue
sommo pastore, a la fede sincera
mi dirizzò con le parole sue. | Prima che all’opera [legislativa] fossi intento, credevo che in Cristo ci fosse un’unica natura, non di più, e di questa fede ero contento. Ma il benedetto Agàpito, che fu sommo pastore (=papa), con le sue parole mi raddrizzò verso la vera fede. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io li credetti; e ciò che ‘n sua fede era,
vegg’io or chiaro sì, come tu vedi
ogni contradizione e falsa e vera. | Io gli credetti. E, ciò che era nella sua fede, io vedo ora così chiaro, come si vede che ogni contraddizione ha un termine falso e l’altro vero. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Tosto che con la Chiesa mossi i piedi,
a Dio per grazia piacque di spirarmi
l’alto lavoro, e tutto ‘n lui mi diedi;
e al mio Belisar commendai l’armi,
cui la destra del ciel fu sì congiunta,
che segno fu ch’i’ dovessi posa rmi. | Non appena mossi i piedi con la Chiesa [nella vera fede], a Dio per grazia piacque d’ispirarmi il grande lavoro, emi dedicai tutto adesso. Affidai le armi (=il comando dell’esercito) a Belisario, al quale il favore del cielo fu così congiunto, che fu se-gno che io dovessi distogliermi [da quel compito]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Or qui a la question prima s’appunta
la mia risposta; ma sua condizione
mi stringe a seguitare alcuna giunta,
perché tu veggi con quanta ragione
si move contr’al sacrosanto segno
echi ‘l s’appropria echi a lui s’oppone. | Ora qui, alla prima domanda, si conclude la mia risposta. Ma la natura di essa mi costringe a far se-guire qualche aggiunta, affinché tu veda con quanta ragione (=a torto; detto in senso ironico) si muovano contro il sacrosanto segno [dell’im pero] sia il ghibellino, che se ne appropria [per interessi di pa rte], sia il guelfo, che si oppone ad esso. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Vedi quanta virtù l’ha fatto degno
di reverenza; e cominciò da l’ora
che Pallante morì per darli regno. | Considera quanto valore [degli antichi romani] l’ha reso degno di rispetto, a cominciare dal momento in cui Pallante morì per dargli il regno. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Tu sai ch’el fece in Alba sua dimora
per trecento anni e oltre, infino al fine
che i tre a’ tre pug nar per lui ancora. | Tu sai che esso fece ad A lbalonga la sua dimora per trecento anni ed oltre, finché i tre [albani] ei tre [romani] combatterono ancora per esso. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E sai ch’el fé dal mal de le Sabine
al dolor di Lucrezia in setteregi,
vincendo intorno le genti vicine. | E tu sai che cosa fece, dal rapimento delle sabine (=da Romolo) al doloroso ol-traggio di Lucrezia (=a Tarquinio il Superbo), ad opera dei sette re, che vinsero tutt’intorno le genti vicine. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Sai quel ch’el fé portato da li egregi
Romani incontro a Brenno, incontro a Pirro,
incontro a li altri principi e collegi;
onde Torquato e Quinzio, che dal cirro
negletto fu nomato, i Deci e ‘ Fabi
ebber la fama che volontier mirro. | Sai quel che fece, [quando fu] por tato dai grandissimi romani [nelle guerre] contro Bren no, contro Pirro , contro gli altri prìncipi e contro i governi collegiali (=le repubbliche). Per queste [guerre] Manlio Torquato eLucio Quinzio, che dai riccioli trascurati fu chiamato Cincinnato, i Decii ed i Fabii ebbero la fama, che io volentieri onoro. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Esso atterrò l’orgoglio de li Aràbi
che di retro ad Annibale passa ro
l’alpestre rocce, Po, di che tu labi. | Esso a tterrò l’orgoglio degli arabi (=Cartagine), che dietro ad Annibale passarono le Alpi, dalle quali, o Po, tu discendi. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Sott’esso giovanetti triun faro
Scipïone e Pompeo; ea quel colle
sotto ‘l qual tu nascesti parveamaro. | Sotto di esso, ancor giovanetti, ottennero il trionfo [militare] Scipione l’Africano e Pompeo Magno; ea quel colle [di Fieso le], sotto il quale tu nascesti, esso apparveamaro (=perché la città fu distrutta). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi, presso al tempo che tutto ‘l ciel volle
redur lo mondo a suo modo sereno,
Cesare per voler di Roma il tolle. | Poi, avvic inandosi il tempo in cui il cielo volle ricondurre tutto il mondo ad una pace simile alla sua, Cesare lo impugnò per volere diR oma. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E quel che fé da Varo infino a Reno,
Isara vide ed Era e vide Senna
e ogne valle onde Rodano è pieno. | E quel, che esso fece dal Varo fino al Reno (=la conquista della Gallia) [nelle mani di Cesare], videro l’Isère, la Loira ela Senna e ogni valle, delle cui acque il Rodano è p |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quel che fé poi ch’elli uscì di Ravenna
e saltò Rubicon, fu di tal volo,
che nol seguiteria lingua né penna. | Quel che fece, dopo che [con Cesare] uscì daRa venna e passò il Rubicone, fu opera così vasta ed estesa, che non la seguirebbero né la lingua né la penna. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Inver’ la Spagna rivolse lo stuolo,
poi ver’ Durazzo, e Farsalia percosse
sì ch’al Nil caldo si sentì del duolo. | Esso rivolse l’esercito [di Cesare] verso la Spagna, poi verso Durazzo e colpì così duramente a Fàrsalo, che [persino] sul caldo Nilo (=in Egitto) si sentì del dolore (=l’uccisione di Pompeo Magno). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Antandro e Simeonta, onde si mosse,
rivide e là dov’Ettor e si cuba;
e mal per Tolomeo poscia si scosse. | Esso rivide [la città di] Antandro e il [fiume] S imeonta, da dove [con Enea] si mosse, e il luogo in cui E ttore giace [sepolto]. E poi si scosse (=riprese il volo) con danno di Tolomeo [che perse il regno d’Egit to]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Da indi scese folgorando a Iuba;
onde si volse nel vostro occidente,
ove sentia la pompeana tuba. | Dall’Egitto scese veloce come una folgore su Giuba [re della Mauritania], quindi volse nel vostro occidente, dove sentiva la tromba di guerra dei pompeiani. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Di quel che fé col baiulo seguente,
Bruto con Cassio ne l’inferno latra,
e Modena e Perugia fu dolente. | Di quel, che fece con l’imperatore seguente (=Ottaviano Augusto), Bruto è testimone con Cassio all’inferno, e Modena e Perugia furono dolenti. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Piangene ancor la trista Cleopatra,
che, fuggendoli innanzi, dal colubro
la morte prese subitana e atra. | Ne piange ancora la trista Cleopatra, che, fuggendogli davanti, prese la morte immediata e atroce dal serpente velenoso. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Con costui corse infino al lito rubro;
con costui puose il mondo in tanta pace,
che fu serrato a Giano il suo delubro. | Con costui corse fino al Mar Rosso; con costui pose il mondo in tanta pace, che fu chiuso il tempio di Gia no. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma ciò che ‘l segno che parlar mi face
fatto avea prima e poi era fatturo
per lo regno mortal ch’a lui soggiace,
diventa in apparenza poco e scuro,
se in mano al terzo Cesare simira
con occhio chiaro e con affetto puro;
ché la viva giustizia che mi spira,
li concedette, in mano a quel ch’i’ dico,
gloria di far vendetta a la sua ira. | Ma ciò che il segno, che mi fa parlare, aveva fatto prima e che avrebbe fatto poi per la società umana, che è sottoposta ad esso, appare di poco conto e oscuro (=sen za gloria), se si guarda con l’occhio chiaro e con il cuore libero [da passioni ciò che fece] in mano al terzo imperatore (=Tiberio), perché la giustizia [sempre] viva, che m’ispira, gli concesse, in mano a quel che io dico (=Tiberio), la gloria di fare [giusta] vendetta alla sua ira [per il peccato originale]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Or qui t’ammira in ciò ch’io ti replìco:
poscia con Tito a far vendetta corse
de la vendetta del peccato antico. | Ora qui meravìgliati di ciò che ripeto: dopo, con T ito, corse a far [giusta] vendetta della vendetta del peccato antico. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Equando il dente longobardo morse
la Santa Chiesa, sotto le sue a li
Carlo Magno, vincendo, la soccorse. | E, quando il dente longobardo morse la santa Chiesa, sotto le sue ali Carlo Magno vincendo la soccorse. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Omai puoi giudicar di quei cotali
ch’io accusai di sopra e di lor falli,
che son cagion di tutti vostri mali. | Ormai puoi giudicare di quelli, che io accusai più sopra, e dei loro errori, che sono la causa di tutti i vostri mali. |
Traduci in volgare fiorentino:
| L’uno al pubblico segno i gigli gialli
oppone, e l’altro appropria quello a parte,
sì ch’è forte a veder chi più si falli. | I guelfi oppongono i gigli gialli [di Francia] al simbolo dell’im pero; i ghibellini si appropriano di quel simbolo [per farne un simbolo] di partito, così che è difficile vedere chi sbaglia di più. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Faccian li Ghibellin, faccian lor arte
sott’altro segno; ché mal segue quello
sempre chi la giustizia elui diparte;
e non l’abbatta esto Carlo novello
coi Guelfi suoi, ma tema de li artigli
ch’a più alto leon trasser lo vello. | Facciano i ghibellini, facciano la loro attività [politica] sotto unaltro segno, perché segue sempre male quel segno colui che lo separa dalla giustizia. E non l’abbatta questo nuovo re Carlo II d’Angiò coni suoi guelfi, ma abbia timore degli artigli, che tolsero l’orgoglio a leoni (=sovrani) più potenti. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Molte fiate già pianser li figli
per la colpa del padre, e non si creda
che Dio trasmuti l’arme per suoi gigli!
Questa picciola stella si correda
di buoni spirti che son stati attivi
perché onore e fama li succeda:
equando li disiri p oggian qu ivi,
sì disviando, pur convien che i raggi
del vero amore in sù poggin men vivi. | Molte volte già piansero i figli per la colpa del padre, e non si creda che Dio cambi learmi (=il simbolo dell’impero) coni suoi gigli! Questa piccola stella (=Mercurio) si adorna dei bu oni spiriti, che sono stati attivi e che perciò hanno lasciato onore e fama sulla terra. Quando i desideri poggiano qui, deviando così [da Dio], allorai raggi del vero amore devono rivolgersi meno intensi verso l’alto. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma nel commensurar d’i nostri gaggi
col merto è parte di nostra letizia,
perché non li vedem minor né maggi. | Ma una parte della nostra letizia consiste nel veder commisurate le ricompense con il merito, perché non le vediamo né minori né maggiori. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quindi addolcisce la viva giustizia
in noi l’affetto sì, che non si puote
torcer già mai ad alcuna nequizia. | Così la viva giustizia [di Dio] addolcisce il desiderio [di beatitudine], tanto che non può mai essere volto ad alcun atteggiamento d’invidia. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Diverse voci fanno dolci note;
così diversi scanni in nostra vita
rendon dolce armonia tra queste rote. | Voci diverse fanno dolci note, così diversi gradi [di beatitudine] nella nostra condizione producono una dolce armonia tra questi cieli. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E dentro a la presente margarita
luce la luce di Romeo, di cui
fu l’ovra grande e bella mal gradita. | E dentro questa margherita (=Mercurio) risplende la luce di Romeo di Villa nova, del quale l’opera grande e bella fu mal gradita. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Mai Provenzai che fecer contra lui
non hanno riso; e però mal cammina
qual si fa danno del ben fare altrui. | Mai baroni di Provenza, che operarono contro di lui [calunni andolo], non hanno riso, [poiché caddero sotto gli angioini]. Perciò cammina (=agisce) male chi considera dannoso [per sé] il ben fare degli altri. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quattro figlie ebbe, e ciascuna reina,
Ramondo Beringhiere, e ciò li fece
Romeo, persona umìle e peregrina. | Quattro figlie ebbe [il conte] Raimondo Berengario, e ciascuna divenne regina. Ciò gli fece (=gli fu ottenuto da) Romeo, persona umile estrani era. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E poi il mosser le parole biece
a dimandar ragione a questo giusto,
che li assegnò sette e cinque per diece,
indi partissi povero e vetusto;
e se ‘l mondo sapesse il cor ch’elli ebbe
mendicando sua vita a frusto a frusto,
assai lo loda, e più lo lod erebbe”. | E poi le parole ingiuste [dei cortigiani invidiosi] lo spinsero a chiederei conti a questo giusto, che gli consegnò sette più cinque al posto di dieci. Quindi se ne partì povero e vecchio. E, se il mondo sapesse la forza d’animo che egli ebbe nel mendicare la sua vita a tozzo a tozzo, molto lo loda, e di più lo loderebbe.» |
Traduci in volgare fiorentino:
| Solea creder lo mondo in suo periclo
che la bella Ciprigna il folle amore
raggiasse, volta nel terzo epiciclo;
per che non pur a lei faceano onore
di sacrificio e di votivo grido
le genti antiche ne l’antico errore;
maDione onoravano e Cupido,
quella per madre sua, questo per figlio,
e dicean ch’el sedette in grembo a Dido;
e da costei ond’io principio piglio
pigliava no il vocabol de la stella
che ‘l sol vagheggia or da coppa or da ciglio. | Il mondo soleva credere con suo pericolo che la bella ciprigna (=Venere) irraggiasse il folle amore [dei sensi], girando nel terzo epiciclo (=cielo) . Perciò le genti antiche [avvolte] nell’antico errore non tributavano soltanto a lei l’onore di sacrifici e di preghiere votive, ma onoravano anche Dióne e Cupìdo, quella come sua madre, questo come figlio. Dicevano che egli sedette in grembo a Dido ne; e da costei, dalla quale io faccio iniziare [il mio canto], prendevano il nome della stella, che il sole vagheggia [standole] ora dietro (=alla sera) ora davanti (=al mattino). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io non m’accorsi del salire in ella;
ma d’esservi entro mi fé assai fede
la donna mia ch’i’ vidi far più bella. | Io non mi accorsi di salire in essa, ma d’esserci dentro mi fece assai fede la mia donna, che io vidi farsi più bella. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E come in fiamma favilla si vede,
e come in voce voce si discerne,
quand’una è ferma e altra va e riede,
vid’io in essa luce altre lucerne
muoversi in giro più e men correnti,
al modo, credo, di lor viste interne. | E, come in una fiamma si vede una scintilla e come in una voce si distingue la [seconda] voce, quando una è ferma e l’altra si alza e si abbassa [di nota], così io vidi in quella luce [di Venere] altre luci (=i beati) muoversi in una danza circolare, correndo [chi] più e[chi] meno, secondo – io credo – la loro visione interiore [di Dio]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Di fredda nube non disceser venti,
o visibilio no, tanto festini,
che non paressero impediti e lenti
a chi avesse quei lumi divini
veduti a noi venir, lasciando il giro
pria cominciato in li alti Serafini;
e dentro a quei che più innanzi appariro
sonava ‘ Osanna’ sì, che unque poi
di riudir non fui sanza disiro. | Da una nuvola fredda non discesero vènti, visibilio invi-sibili, tanto rapidi, che non apparissero impediti e lentia chi avesse visto quelle luci divine venire a noi, interrompendo la danza circolare prima iniziata nel cielo dei Serafini (=l’empìreo). Dentro aquelle luci, che apparvero per prime, risuonava« Osanna!», così che poi non fui mai senza (=ebbi sempre) il desiderio di riudirlo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Indi si fece l’un più presso a noi
e solo incominciò: “Tutti sem presti
al tuo piacer, perché di noi ti gioi. | Quindi una luce (=Carlo Martello d’An giò) si fece più vicina a noie cominciò [a parlare] da sola: «Siamo tutti pronti a compiacerti, affinché tu gioisca di noi. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Noi ci volgiam coi principi cel esti
d’un giro e d’un girare e d’una sete,
ai quali tu del mondo già dicesti:
‘Voi che ‘ntendendo il terzo ciel movete ’;
e sem sì pi en d’amor, che, per piacerti,
non fia men dolce un poco di quiete”. | Noi ci muoviamo coni Principati in un unico gi ro, in un unico ritmo e in un’unica sete [di Dio]. Ad essi tu [quand’eri] nel mondo ti rivolgesti dicendo: O voi, che con la sola forza dell’in telletto muovete il terzo cielo (=Venere). E siamo così pieni d’amore, che, per compiacerti, non sarà meno dolce un po’ di quiete». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poscia che li occhi miei si fuoro offerti
a la mia donna reverenti, ed essa
fatti li avea di sé contenti e certi,
rivolsersi a la luce che promessa
tanto s’avea, e “Deh, chi si ete?” fue
la voce mia di grande affetto impressa. | Dopo che i miei occhi si volsero riverenti alla mia donna ed ella li fece contenti e sicuri della sua approvazione, si rivolsero alla luce, che si era tanto promessa, e: «Deh, chi siete?» disse la mia voce, improntata a gran de affetto. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E quanta equale vid’io lei far piùe
per allegrezza nova che s’accrebbe,
quando parlai, a l’allegrezze sue!
Così fatta, mi disse: “Il mondo m’ebbe
giù poco tempo; e se più fosse stato,
molto sarà di mal, che non sarebbe. | Io vidi l’anima farsi più grande e più splendente per la nuova allegrezza che si aggiunse alla sua allegrezza, quando parlai! Così divenuta, mi disse: «Il mondo miebbe giù per poco tempo; e, se questo tempo fosse stato maggiore, molto male non ci sarebbe. |
Traduci in volgare fiorentino:
| La mia letizia mi ti tien cel ato
chemi raggia dintorno eminasconde
quasi animal di sua seta fasciato. | La mia letizia mi tiene celato a te: m’irraggia intorno emi nasconde come il baco da se ta fasciato dal bozzolo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Assai m’amasti, e avesti ben onde;
che s’io fossi giù stato, io ti mostrava
di mio amor più oltre che le fronde. | Mi amasti molto, ene avesti bene il motivo, perché, se fossi stato giù (=sulla terra) [più a lungo], io ti mostra vo del mio amore ben più che le foglie (=anche i frutti). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quella sinistra riva che si lava
di Rodano poi ch’è misto con Sorga,
per suo segnore a tempo m’aspettava,
e quel corno d’Ausonia che s’imborga
di Barie di Gaeta e di Catona
da ove Tronto e Verde in mare sgorga. | Quella riva sinistra, che è bagnata dal Rodano dopo che si è mescolato con la Sorga (=la Provenza meridionale), mi aspettava a suo tempo come signore. [Mi aspettava pu re] quel corno d’Italia (=il regno di Napoli), che ha come città estreme Bari, Gaeta e Catona, e [che incomincia] dai punti in cui il Tronto e il Verde (=Garigliano) sfociano in mare. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Fulgeami già in fronte la corona
di quella terra che ‘l Danubio riga
poi che le ripe tedesche abbandona. | Mi rifulgeva già sulla fronte la corona di quella terra, che il Danu bio riga dopo che abbandona le rive tedesche (=l’Ungheria). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ela bella Trinacria, che caliga
tra Pachino e Peloro, sopra ‘l golfo
che riceve da Euro maggior briga,
non per Tifeo ma per nascente solfo,
attesi avrebbe li suoi regi ancora,
nati per me di Carlo e diR idolfo,
se mala segnoria, che sempre accora
li popoli suggetti, non avesse
mosso Palermo a gridar: “Mora, mora!”. | Ela bella Sicilia, che è coperta di caligine tra capo Passero e capo Faro, sopra il golfo [di Catania] che riceve da Euro (=lo scirocco) la briga maggiore, nona causa del [gigante] Tifèo ma a causa dello zolfo nascente, avrebbe atteso ancorai suoi re, discendenti attraverso di me da Carlo I d’An giò e da Rodolfo d’Asburgo, se il mal governo [degli angioini], che sempre addolorai popoli sog-getti, nonavesse spinto Palermo a gridare: “Muoi ano, muoia no[i francesi] (1282)!”. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E se mio frate questo antivedesse,
l’avara povertà di Catalogna
già fuggeria, perché non li offendesse;
ché veramente proveder bisogna
per lui, o per altrui, sì ch’a sua barca
carcata più d’incarco non si pogna. | E, se mio fratello Roberto prevedesse [le conseguenze del malg overno], fin d’ora fuggirebbe l’avara povertà della Catalogna (=l’avarizia appresa in Catalogna odei suoi ministri catalani), affinché non lodanneggiasse. E ver amente bisogna che da parte sua oda parte di altri si provveda così, che sulla sua barca già caricata [di tasse e di odio] non si ponga più altro carico. |
Traduci in volgare fiorentino:
| La sua natura, che di larga parca
discese, avria mestier di tal milizia
che non curasse di mettere in a rca”. | La sua natura, che da antenati liberali discese avara, avrebbe bisogno di funzionari tali, che non si preoccupassero di ammassare ricchezze». |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Però ch’i’ credo che l’alta letizia
che ‘l tuo parlar m’infonde, segnor mio,
là ‘ve ogne ben si termina e s’inizia,
per te si veggia come la vegg’io,
grata m’è più; e anco que st’ho caro
perché ‘l discerni rimirando in Dio. | «Poiché io credo che la grande letizia, che le tue parole m’in fondono, o signore, là dove ogni bene termina ed inizia (=in Dio), sia vista da te come la vedo io, essa mi è più gradita. Ed anche questo ho caro, che tu vedi la mia letizia guardando in Dio. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Fatto m’hai lieto, e così mi fa chiaro,
poi che, parlando, a dubitar m’hai mosso
com’esser può, di dolce seme, amaro”. | Mi hai reso lieto, ed ora allo stesso modo fammi diventar chiaro, poiché con le tue parole mi hai spinto a dubitare, come può nascer da un dolce seme un frutto amaro.» |
Traduci in volgare fiorentino:
| Questo io a lui; ed elli a me: “S’io posso
mostrarti un vero, a quel che tu dimandi
terrai lo viso come tien lo dosso. | Io gli dissi queste parole. Ed egli a me: «Se io posso mostrarti una verità, a ciò che tu domandi volgerai il viso come ora volgi le spalle. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Lo ben che tutto il regno che tu scandi
volge e contenta, fa esser virtute
sua provedenza in questi corpi grandi. | Il bene (=Dio), il quale muove ed appaga tutto il regno che tu stai salendo, fa che la sua Provvidenza sia virtù [attiva] in questi grandi corpi celesti. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E non pur le nature provedute
sono in la mente ch’è da sé perfetta,
ma esse insieme con la lor salute:
per che quantunque quest’arco saetta
disposto cade a proveduto fine,
sì come cosa in suo segno diretta. | E nella mente divina, che è in sé perfetta, non si provvede soltanto alle nature umane, ma ad esse insieme con la loro salvezza. Perciò tutto quanto è lanciato [sulla terra] da quest’arco cade disposto ad un fine prestabilito, così come la freccia è diretta al bersa-glio. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Se ciò non fosse, il ciel che tu camm ine
producerebbe sì li suoi effetti,
che non sarebbero arti, ma ruine;
e ciò esser non può, se li ‘ntelletti
che muovon queste stelle non son manchi,
e manco il primo, che non li ha perfetti. | Se ciò non fosse, il cielo che tu cammini produrrebbe i suoi effetti così, che non sarebbero arti, ma rovine. E ciò non può essere, se (=poiché) gli intelletti che muovono queste stelle non sono manchevoli e [se] non è manchevole il primo, che non li avrebbe creati perfetti. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Vuo’ tu che questo ver più ti s’imbianchi?”.
E io: “Non già; ché impossibil veggio
che la natura, in quel ch’è uopo, sta nchi”. | Vuoi tu che questo vero ti sia chiarito di più?». Ed io: «No certamente, perché vedo impossibile che la natura venga meno a ciò (=il fine) che è necessario». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ond’elli ancora: “Or di’: sarebbe il peggio
per l’omo in terra, se non fosse cive?”.
“Sì”, rispuos’io; “e qui ragion non che ggio”. | Ed egli ancora: «Ora di’: sarebbe peggio per l’uomo sulla terra, se non vivesse in soci età?». «Sì» risposi io; «equi non chiedo spiegazione.» |
Traduci in volgare fiorentino:
| “E puot’elli esser, se giù non si vive
diversamente per diversi off ici?
Non, se ‘l maestro vostro ben vi scrive”. | «Ed egli potrebbe vivere in società, se giù non si vivesse [operando] in modo diverso [e svolgendo] funzioni diverse? No, se il vostro maestro (=Aristotele) scrive correttamente.» |
Traduci in volgare fiorentino:
| Sì venne deducendo infino a quici;
poscia conchiuse: “Dunque esser diverse
convien di vostri effetti le radici:
per ch’un nasce Solone e altro Serse,
altro Melchisedèch e altro quello
che, volando per l’aere, il figlio perse. | Così venne argomentando fino a questo punto; poi concluse: «Dunque è necessario che le radici delle vostre azioni siano diverse. Perc iò uno nasce Solone (=legislatore) e un altro Serse (= guerriero), un altro Melchisedech (=sacerdote) e un altro quello che (=Dedalo, cioè artefice), volando per aria, perse il figlio. |
Traduci in volgare fiorentino:
| La circular natura, ch’è suggello
a la cera mortal, fa ben sua arte,
ma non distingue l’un da l’altro ostello. | La natura [attiva] delle sfere celesti, che imprime, come il sigillo sulla cera, le varie attitudini negli uomini, fa bene la sua opera, ma non distingue una famiglia dall’altra. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quinci addivien ch’Esaù si diparte
per seme da Iacòb; e vien Qu irino
da sì vil padre, che si rende a Marte. | Di qui avviene che fin dal concepimento Esaù si allontani da Gi acobbe, e Romolo nasca da un padre così oscuro, che si attribuisce a Marte [la paternità]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Natura generata il suo cammino
simil farebbe sempre a’ generanti,
se non vincesse il proveder divino. | La natura generata(=i figli) farebbe [quindi] il suo cammino sempre si-mile ai generanti (=i padri; cioè: i figli sarebbero sempre simili ai padri), se non intervenisse la Provvidenza divina. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Or quel che t’era dietro t’è davanti:
ma perché sappi che di te mi gi ova,
un corollario voglio che t’ammanti. | Ora ciò che ti era dietro (=nascosto, ignoto) ti è davanti; ma, affinché tu sappia che la tua presenza mi è gradita, voglio aggiungere un corollario. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Sempre natura, se fortuna trova
discorde a sé, com’ogne altra se mente
fuor di sua region, fa mala prova. | Sempre la natura, se trova la fortuna discorde da sé, come ogni altro seme [gettato] fuori del terreno adatto, dà cattivi risultati. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E se ‘l mondo là giù ponesse mente
al fondamento che natura pone,
seguendo lui, avria buona la gente. | E, se il mondo laggiù facesse attenzione alle inclinazioni, che la natura pone [in ogni uomo], seguendo tali inclinazioni avrebbe gente capace. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma voi torcete a la religione
tal che fia nato a cignersi la spada,
e fate re di tal ch’è da sermone;
onde la traccia vostra è fuor di str ada”. | Voi invece spingete a farsi religioso chi è nato per cingere la spada e fate sovrano chi è nato per far prediche. Perciò il vostro comportamento è sbagli ato». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Da poi che Carlo tuo, bella Clemenza,
m’ebbe chiarito, mi narrò li ‘nganni
che ricever dovea la sua semenza;
ma disse: “Taci e lascia mu over li anni”;
sì ch’io non posso dir se non che pianto
giusto verrà di retro ai vostri danni. | Dopo che il Carlo tuo, o bella Clemenza (=la moglie), mi ebbe chiarito il dubbio, mi narrò gli inganni, che dovevano subire i suoi figli. E disse: «Taci, e lascia passare gli anni»; così che io non posso dire se non che un giusto pianto verrà dietro ai vostri (=degli angioini) danni. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E già la vita di quel lume santo
rivolta s’era al Sol che la riempie
come quel ben ch’a ogne cosa è tanto. | Ormai l’anima di quel santo lume si era rivolta al sole (=Dio), che la riempie come quel bene, che è sufficiente a saziare ogni desiderio. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ahi anime ingannate e fatture empie,
che da sì fatto ben torcete i cuori,
drizzando in vanità le vostre tempie!
Ed ecco un altro di quelli splendori
ver’ me si fece, e ‘l suo v oler piacermi
significava nel chiarir di fori. | Ahi, o anime ingannate e creature empie, che da sì fatto bene distogliete i cuori, drizzando i vostri occhia cose vane! Ed ecco un altro di quegli splendori (=Cunizza da Romano) si fece verso di me, ela sua volontà di compiacermi si mostrava nell’apparire più luminoso di fuori. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Li occhi di Beatrice, ch’eran fermi
sovra me, come pria, di caro assenso
al mio disio certificato fermi. | Gli occhi di Beatrice, che erano fissati su di me, come prima [d’incontrare Carlo Martello], mi fecero cenno del suo assenso al mio desiderio di parlargli. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Deh, metti al mio voler tosto compenso,
beato spirto”, dissi, “e fammi prova
ch’i’ possa in te refletter quel ch’io pe nso!”. | «Deh, ricompensa sùbito la mia volontà, o spirito beato» dissi, «e dammi la prova che io possa riflettere in te quel che io penso(= che tu conosci il mio pensiero senza che io lo espr ima)!» |
Traduci in volgare fiorentino:
| Onde la luce che m’era ancor nova,
del suo profondo, ond’ella pria cantava,
seguette come a cui di ben far giova:
“In quella parte de la terra prava
italica che siede tra Rialto
e le fontane di Brenta e di Pi ava,
si leva un colle, e non surge molt’alto,
là onde scese già una facella
che fece a la contrada un grande assalto. | Perciò la luce, che mi era ancora sconosciuta, dal suo profondo, donde prima cantava« Osanna! », parlò di séguito a me, come colui al quale piace fare il bene: «In quella parte della malvagia terra italiana, che si stende tra Rialto e le sorgenti del Brenta e del Piave (=nella Marca trevigiana), si alza un colle – e non sorge molto alto –, dal quale già discese una fiaccola di guerra (=Ezzelino da Rom ano), che fece gravi danni alla contrada. |
Traduci in volgare fiorentino:
| D’una radice nacqui e io ed ella:
Cunizza fui chiamata, equi refulgo
perché mi vinse il lume d’esta stella;
ma lietamente a me medesma indulgo
la cagion di mia sorte, e non mi noia;
che parria forse forte al vostro vulgo. | Dagli stessi genitori nacqui io e quella fiaccola: Cunizza fui chiamata equi [su Venere] risplendo, perché mi vinse la luce di questa stella. Ma lietamente perdono a me stessa la causa della mia sorte (=l’inclinazione naturale all’amore), che non mi dà noia, anche se ciò apparirebbe difficile da capire peri comuni mortali. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Di questa luculenta e cara gioia
del nostro cielo che più m’è propinqua,
grande fama rimase; e pria che moia,
questo centesimo anno ancor s’incinqua:
vedi se far si dee l’omo eccellente,
sì ch’altra vita la prima relinqua. | Di questo lucente e prezioso gioiello del nostro cielo, che più mi è vicino (=Folchetto da Marsiglia), rimase grande fama sulla terra; e, prima che tale fama muoia, questo centesimo anno (=1300) pass erà ancora cinque volte (=passeranno ancora molti secoli). Considera perciò se l’uomo si deve fare eccellente, così che la prima vita (=del corpo) lasci dietro di sé un’altra vita (=la fama). |
Traduci in volgare fiorentino:
| E ciò non pensa la turba presente
che Tagliamento e Adice richiude,
né per esser battuta ancor si pente;
ma tosto fia che Padova al palude
cangerà l’acqua che Vincenza bagna,
per essere al dover le genti crude;
e dove Sile e Cagnan s’accompagna,
tal signoreggia eva con la testa alta,
che già per lui carpir si fa la ragna. | Ea ciò non pensa la popolazione attuale, che il Tagliamento e l’Adige racchiudono, né ancora si pente per essere stata colpita da sciagure. Ma presto succederà che Padova [con il suo sangue] a rrosserà l’acqua della palude che bagna Vicenza, perché le sue genti sono restìe al dovere (=a sottomettersi all’imperatore). Ea Trev iso, dove il Sile ed il Cagnano si uniscono, signoreggia eva con la testa alta un tale (=Rizzardo da Cam ino), e già si stende la rete per prenderlo [e ucc iderlo]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Piangerà Feltro ancora la difalta
de l’empio suo pastor, che sa rà sconcia
sì, che per simil non s’entrò in malta. | Feltre piangerà ancora la colpa del suo empio pastore (=il vescovo Alessandro Novello), che sarà tanto sconcia, che nessuno per una colpa simile entrò in prigione. |