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Traduci in volgare fiorentino:
| Ben se’ tu manto che tosto raccorce:
sì che, se non s’appon di dì in die,
lo tempo va dintorno con le force. | Tu sei proprio come un mantello che ben presto si accorcia, così che il tempo con le forbici lo taglia tutt’intorno, se non se ne aggiunge di giorno in giorno. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Dal ‘voi’ che prima aRoma s’offerie,
in che la sua famiglia men persevra,
ricominciaron le parole mie;
onde Beatrice, ch’era un poco scevra,
ridendo, parve quella che tossio
al primo fallo scritto di Ginevra. | Dal «voi», che per la prima volta si usò aRoma [in segno di riverenza], [uso] che la sua gente ha quasi abbandonato, ricominciarono le mie par ole. Perciò Beatrice, che era un po’ discosta, sorridendo, parve quella [donna] che tossì al primo errore che si narra di Ginevra. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io cominciai: “Voi siete il padre mio;
voi mi date a parlar tutta baldezza;
voi mi levate sì, ch’i’ son più ch’io. | Io cominciai: «Voi siete il mio progenitore. Voi mi date tutta la baldanza per parlare. Voi mi sollevate a tale altezza, che io sono più che io. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Per tanti rivi s’empie d’allegrezza
la mente mia, che di sé fa letizia
perché può sostener che non si spezza. | Per tanti rivi si riempie di allegrezza il mio animo, che prova letizia verso di sé, perché può sostenerla senza spezzarsi. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ditemi dunque, cara mia primizia,
quai fuor li vostri antichi equai fuor li anni
che si segnaro in vostra puerizia;
ditemi de l’ovil di San Giovanni
quanto era allora, echi eran le genti
tra esso degne di più alti scanni”. | Ditemi dunque, o mia cara primizia (=capostipite), quali furono i vostri antenati e quali furono gli anni che si segnarono nella vostra puerizia; parlatemi della città di San Gi ovanni (=Firenze) quanto allora era estesa e quali erano le famiglie degne di [occupare] le cariche più importanti» . |
Traduci in volgare fiorentino:
| Come s’avviva a lo spirar d’i venti
carbone in fiamma, così vid’io quella
luce risplendere a’ miei blandimenti;
e come a li occhi miei si fé più bella,
così con voce più dolce e so ave,
ma non con questa moderna favella,
dissemi: “Da quel dì che fu detto ‘Ave’
al parto in che mia madre, ch’è or santa,
s’alleviò di me ond’era grave,
al suo Leon cinquecento cinquanta
e trenta fiate venne questo foco
a rinfiammarsi sotto la sua pianta. | Come allo spirare dei venti il carbone si ravviva nella fiamma, così io vidi quella luce risplendere ai miei blandimenti (=complimenti) . E, come ai miei occhi si fece più bella, così con voce più dolce e soave, ma non con questa moderna favella (=nel fiorentino arcaico), mi disse: «Dal giorno in cui fu detto “ Ti saluto, o Maria” (=il giorno del l’annuncia zione alla Vergine Maria) al parto con cui mia madre, che ora è santa, si alleviò di me di cui era gravida, alla costellazione del Leone 580 volte questo fuoco [di Marte] venne a rinfiammarsi sotto il suo piede (=nacqui il 25 marzo 1091). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Li antichi miei e io nacqui nel loco
dove si truova pria l’ultimo sesto
da quei che corre il vostro annual gioco. | I miei antenati ed io nascemmo in quella zona [di F irenze] che incontra prima dell’ultimo sestiere chi corre il vostro palio annuale (=il rione di Porta sanPietro in via degli Speziali). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Basti d’i miei maggiori udirne questo:
chi ei si fosser e onde venner quivi,
più è tacer che ragionare onesto. | Ti basti udire questo dei miei ante-nati: chi essi fossero e da dove vennero qui, è più o-nesto tacere che ragionare. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Tutti color ch’a quel tempo eran ivi
da poter arme tra Marte e ‘l Batista,
eran il quinto di quei ch’or son vivi. | Tutti col oro, che a quel tempo tra Ponte Vecchio e il Battistero erano capaci di portare le armi, erano il quinto (=2.000 su una popolazione di 6.000 abitanti) di quelli che ora le possono portare. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma la cittadinanza, ch’è or mista
di Campi, di Certaldo e di Fegghine,
pura vediesi ne l’ultimo artista. | Mai cittadini, che ora sono mescolati con gente [che proviene] da Campi, da Ce rtaldo e da Figline, si vedevano puri fino all’ul timo artigiano. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Oh quanto fora meglio esser vicine
quelle genti ch’io dico, eal Galluzzo
ea Trespiano aver vostro confine,
cheaverle dentro e sostener lo puzzo
del villan d’Aguglion, di quel da Signa,
che già per barattare ha l’occhio aguzzo!
Se la gente ch’al mondo più traligna
non fosse stata a Cesare noverca,
ma come madrea suo figlio benigna,
tal fatto è fiorentino e cambia e merca,
che si sarebbe vòlto a Simifonti,
là doveandava l’avolo a la cerca;
sariesi Montemurlo ancor de’ Conti;
sarieno i Cerchi nel piovier d’Acone,
e forse in Valdigrieve i Buondelmonti. | Oh quanto sarebbe stato meglio che vi fossero [soltanto] vicine (=confinanti) quelle genti che io dico e chea Galluzzo ea Trespiano aveste i vostri confini. Invece leavete dentro [lemura] e sostenete la puzza del villano di Aguglione e di quello da Signa, che ha già l’occhio aguzzo per barattare! Se la gente cheal mondo più traligna (=gli uomini di Chiesa) non si fosse comportata come una matrigna verso l’imperatore (=Enrico VII), ma se fosse stata come una madre benigna verso suo figlio, tal fatto è fiorentino e cambia e merca, 61 è divenuto fiorentino e fa il cambiavalute e il commerciante chi [invece] sarebbe rimasto a Sem ifonte, dove il suo avo andava a fare la cerca (=a chiedere l’elemosina o a fare il venditoreambulante). Montemurlo sarebbeancora dei conti Guidi, i Cerchi sarebbero [ancora] nelle parrocchie di Ac one e forse i Buondelmonti sarebbero [ancora] nella valle del Greve. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Sempre la confusion de le persone
principio fu del mal de la cittade,
come del vostro il cibo che s’appone;
e cieco toro più avaccio cade
che cieco agnello; e molte volte taglia
più e meglio una che le cinque spade. | Da sempre il mescolarsi delle persone diede inizio alla rovina delle città, come il cibo che si aggiunge [ad altro cibo dà inizio] alle vostre [mala ttie]; ed un toro ci eco cade più velocemente di un agnello cieco; e molte volte una spada taglia più e meglio di cinque spade. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Se tu riguardi Luni e Orbisaglia
come sono ite, e come se ne vanno
di retro ad esse Chiusi e Sinigaglia,
udir come le schiatte si disfanno
non ti parrà nova cosa né forte,
poscia che le cittadi termine hanno. | Se tu osservi [con attenzione] come sono decadute le città di Luni e di Orb isaglia e come se ne vanno dietro ad esse le città di Chiusi e di Seni gallia, non ti sembrerà una cosa nuova né difficile [da capire] il fatto di udire che le schiatte (=le famiglie) si disfanno, poiché [anche] le città vanno in rovina. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Le vostre cose tutte hanno lor morte,
sì come voi; ma celasi in alcuna
che dura molto, e le vite son corte. | Tutte le cose umane hanno la loro morte, come voi [uomini]; ma essa si cela in qualcuna che dura molto, mentre le vostre vite sono corte. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E come ‘l volger del ciel de la luna
cuopre e discuopre i liti sanza posa,
così fa di Fiorenza la Fortuna:
per che non dee parer mirabil cosa
ciò ch’io dirò de li alti Fiorentini
onde è la fama nel tempo nascosa. | E, come il volgere del cielo della Luna copre e discopre i lidi senza interruzione, così la Fortuna fa con Firenze. Pertanto non deve apparire una cosa mirabile ciò che io dirò dei fiorentini più importanti, la cui fama è nascosta nel tempo (=nel futuro). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io vidi li Ughi e vidi i Catellini,
Filippi, Greci, Ormanni e Alberichi,
già nel calare, illustri cittadini;
e vidi così grandi come antichi,
con quel de la Sannella, quel de l’Arca,
e Soldanieri e Ardinghi e Bostichi. | Io vidi gli Ughi e vidi i Catellini, i Filippi, i Greci, gli Ormanni egli Alber ichi dare lustro alla città, benché ormai in decadenza. E vidi grandi comei loro antenati i Soldanieri, gli Ardinghi ei B ostichi insieme con quelli della Sannella e con quelli del l’Arca. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Sovra la porta ch’al presente è carca
di nova fellonia di tanto peso
che tosto fia iattura de la barca,
erano i Ravignani, ond’è disceso
il conte Guido e qualunque del nome
de l’alto Bellincione ha poscia preso. | Presso porta SanPietro, che al presente è carica di una recente fellonia (=quella dei Cerchi) di tanto peso che ben presto si dovrà gettare fuori della barca, erano i Ravignani, dai quali è disceso il conte Guido Guerra e chiunque ha poi preso il nome dal grande Bellincion Berti. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quel de la Pressa sapeva già come
reggersi vuole, e avea Galigaio
dorata in casa sua già l’elsa e ‘l pome. | Quelli della Pressa sapevano già come si deve governare ei Galigai avevano già in casa loro l’elsa dorata eil pomo (=erano cavalieri). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Grand’era già la colonna del Vaio,
Sacchetti, Giuochi, Fifanti e Barucci
e Galli e quei ch’arrossan per lo staio. | Era già potente lo stemma del Vaio (=i Pigli), i Sacchetti, i Giochi, i Fifanti ei Barucci ei Galli e quelli (=i Chiaramontesi) che arrossiscono [ancora] per la frode dello staio. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Lo ceppo di che nacquero i Calfucci
era già grande, e già eran tratti
a le curule Sizii e Arrigucci. | Il ceppo da cui nacquero i Ca lfucci era già grande e già erano tratti alle alte cariche i Sizii egli Arrigucci. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Oh quali io vidi quei che son disfatti
per lor superbia! e le palle de l’oro
fiorian Fiorenza in tutt’i suoi gran fatti. | Oh quanto potenti io vidi gli Uberti, che [ora] sono scomparsi a causa della loro superbia! ILa mberti con le palle dorate [in campo azzurro del loro stemma] davano splendore a Firenze in tutte le loro grandi imprese. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Così facieno i padri di coloro
che, sempre che la vostra chiesa vaca,
si fanno grassi stando a consistoro. | Allo stesso modo si comportavano i padri di coloro (=Visdomini e Tosinghi) che, quando la vostra chiesa è vacante, si fanno grassi occupando le cariche del collegio ecclesiastico. |
Traduci in volgare fiorentino:
| L’oltracotata schiatta che s’indraca
dietro a chi fugge, ea chi mostra ‘l dente
over la borsa, com’agnel si placa,
già venìa sù, ma di picciola gente;
sì che non piacquead Ubertin Donato
che poi il suocero il fé lor parente. | La tracotante schiatta [degli Adimari], che è crudele dietro a chi fugge e che diventa mansueta come un agnello davanti a chi mostrai denti oppure la borsa [piena di denaro], incominciava allora a divenire potente, ma proveniva da gente di modesta condizione. Perciò a Ubertino Donato non piacque che in séguito il suocero Belli ncion Berti lo facesse parente di costoro. 121 |
Traduci in volgare fiorentino:
| Già era ‘l Caponsacco nel mercato
disceso giù da Fiesole, e già era
buon cittadino Giuda e Infangato. | I Caponsacco erano già discesi giù da Fiesole [per venire ad abitare] nel Mercato Vecchio, ed erano già buoni cittadini i Giuda egli Infangato. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io dirò cosa incredibile e vera:
nel picciol cerchio s’entrava per porta
che si nomava da quei de la Pera. | Io ti dirò una cosa incredibile e vera: nella piccola cerchia [delle mura] si entrava attraverso una porta che prendeva il nome dalla famiglia della Pera (=porta Peru zza). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ciascun che de la bella insegna porta
del gran barone il cui nomee ‘l cui pregio
la festa di Tommaso riconforta,
da esso ebbe milizia e privilegio;
avvegnache con popol si rauni
oggi colui che la fascia col fregio. | Tutti coloro che sono insigniti della bella insegna del gran barone (=Ugo il Grande di Brand eburgo), il cui nomeei cui meriti la festa di san Tommaso commemora, da lui ebbero il titolo di cavaliere eil privilegio, anche se oggi si schiera con il popolo colui (=Giano della Bella) che la cinge con il fregio d’oro. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Già eran Gualterotti e Importuni;
e ancor saria Borgo più quieto,
se di novi vicin fosser digiuni. | C’erano già i Gua lterotti egli Importuni; e il Borgo Santi Apostoli sarebbe a ncor oggi più tranquillo, se essi non avessero nuovi vicini (=i Buondelmonti). |
Traduci in volgare fiorentino:
| La casa di che nacque il vostro fleto,
per lo giusto disdegno che v’ha morti,
e puose fine al vostro viver lieto,
era onorata, essa e suoi consorti:
o Buondelmonte, quanto mal fuggisti
le nozze sue per li altrui conforti!
Molti sarebber lieti, che son tristi,
se Dio t’avesse conceduto ad Ema
la prima volta ch’a città venisti. | La casa degli Amidei, dalla quale nacque il vostro pianto, per il giusto disdegno che vi ha rovinati e che pose fine alla vita pacifica della vostra città (1216), era onorata, essa e tutti i suoi parenti: o Buondelmonte de’ Buo ndelmonti, quanto male facesti a fuggire le nozze [con la figlia degli Amidei] a causa dei consigli di Gualdrata Donati! Molti, che oggi sono tristi, sarebbero lieti, se Dio ti avesse fatto annegare nelle acque del fiume Ema la prima volta che venisti in città! |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma conveniesi a quella pietra scema
che guarda ‘l ponte, che Fiorenza fesse
vittima ne la sua pace postrema. | Ma era necessario che nei suoi ultimi momenti di pace Fire nze sacrificasse una vittima a quella statua corrosa di Marte che guarda da Ponte Vecchio. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Con queste genti, e con altre con esse,
vid’io Fiorenza in sì fatto riposo,
che non avea cagione onde piangesse:
con queste genti vid’io glorioso
e giusto il popol suo, tanto che ‘l giglio
non era ad asta mai posto a ritroso,
né per division fatto vermiglio”. | Con queste famiglie e con altre famiglie simili a qu este io vidi Firenze in tale pace, che non aveva alcun motivo per cui piangere. Con queste famiglie io vidi glorio-so e giusto il suo popo lo, tanto che il giglio (=l’in segna) non era mai stato capovolto sull’asta [in segno di sconfitta], né [da bianco in campo ros so] era stato mutato in rosso [in campo bianco] a causa delle lotte intestine (1251)». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Qual venne a Climené, per accertarsi
di ciò ch’avea incontro a sé udito,
quei ch’ancor fa li padri ai figli scarsi;
tal era io, e tal era sentito
e da Beatrice e da la santa lampa
che pria per me avea mutato sito. | Quale [Fetónte] venne alla madre Climène, peraccertarsi di ciò che aveva udito su di sé (=di essere figlio di Apollo) – colui che ancora fai padri restii alle richieste dei figli – ; tale ero io, e tale ero sentito sia da Beatrice sia dalla santa lampada (=Caccia guida), che prima per me aveva mutato posto. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Per che mia donna “Manda fuor la vampa
del tuo disio”, mi disse, “sì ch’ella esca
segnata bene de la interna stampa;
non perché nostra conoscenza cresca
per tuo parlare, ma perché t’ausi
a dir la sete, sì che l’uom ti mesca”. | Pe rciò la mia donna: «Manda fuori la fiamma del tuo desiderio» mi disse, «così che essa esca segnata bene della tua impronta interiore: non perché la nostra conoscenza cresca per le tue parole, ma perché t’abitui a dir la sete, così che ti sia versato [da bere]». |
Traduci in volgare fiorentino:
| “O cara piota mia che sì t’insusi,
che, come veggion le terrene menti
non capere in triangol due ottusi,
così vedi le cose contingenti
anzi che sieno in sé, mirando il punto
a cui tutti li tempi son presenti;
mentre ch’io era a Virgilio congiunto
su per lo monte che l’anime cura
e discendendo nel mondo defunto,
dette mi fuor di mia vita futura
parole gravi, avvegna ch’ io mi senta
ben tetragono ai colpi di ventura;
per che la voglia mia saria contenta
d’intender qual fortuna mi s’appressa;
ché saetta previsa vien più le nta”. | «O cara radice mia, che così t’innalzi che, come le menti terrene vedono che in un triangolo non possono essere contenuti due angoli ottusi, così vedi le cose contingenti prima che accadano, guardando il punto (=Dio), per il quale tutti i tempi sono presenti! Mentre io ero in compagnia di Vir gilio su per il monte che cura le anime e mentre scendevo nel mondo morto [alla grazia divina], mi furon dette sulla mia vita futura parole gravi, sebbene io mi senta ben incrollabile ai colpi della sorte. Perciò il mio desiderio sarebbe contento d ’intendere quale fortuna mi si avvicina, perché una freccia prevista viene più lenta (=fa meno male).» |
Traduci in volgare fiorentino:
| Così diss’io a quella luce stessa
che pria m’avea parlato; e come volle
Beatrice, fu la mia voglia confessa. | Così io dissi a quella stessa luce, che prima mi aveva parlato, e, come Beatrice volle, il mio desiderio fu espresso. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Né per ambage, in che la gente folle
già s’inviscava pria che fosse anciso
l’Agnel di Dio che le peccata tolle,
ma per chiare parole e con preciso
latin rispuose quello amor paterno,
chiuso e parvente del suo proprio riso:
“La contingenza, che fuor del quaderno
de la vostra matera non si stende,
tutta è dipinta nel cospetto etterno:
necessità però quindi non prende
se non come dal viso in che si specchia
nave che per torrente giù discende. | Non con oracoli oscuri, nei quali la gente folle (=i pagani) un tempo s’inviscava, prima che fosse ucciso l’Agnello di Dio, che toglie i peccati; ma con chiare parole e con linguaggio preciso rispose quell’amorevole progenitore, chiuso [nella fiamma] e che [mediante la fiamma] mostrava la sua propria gioia: «La contingenza, che non si stende fuori del vostro mondo materiale, è tutta dipinta nel cospetto eterno [di Dio]. Perciò da qui (=da Dio) essa prende nece ssità se non come dall’occhio in cui si specchia la nave che scende giù per un fiume impetuoso. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Da indi, sì come viene ad orecchia
dolce armonia da organo, mi vi ene
a vista il tempo che ti s’apparecchia. | Da lì (=da Dio), così come da un organo viene alle orecchie una dolce armonia, mi viene alla vista il tempo che ti si prepara. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Qual si partio Ipolito d’Atene
per la spietata e perfida noverca,
tal di Fiorenza partir ti conv ene. | Quale Ippolito partì [innocente] da At enea causa della spietata e perfida matrigna (=Fe dra), tale dovrai partire da Firenze. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Questo si vuole e questo già si cerca,
e tosto verrà fatto a chi ci ò pensa
là dove Cristo tutto dì si merca. | Questo si vuole e questo già si cerca e presto sarà fatto da chi ciò (= l’esilio) pensa là dove di Cristo tutto il giorno si fa mercato (=aRoma). |
Traduci in volgare fiorentino:
| La colpa seguirà la parte offensa
in grido, come suol; ma la vendetta
fia testimonio al ver che la dispensa. | La colpa [dei disordini] se-guirà la parte sconfitta (=i Bianchi) nella voce com une, come sempre avviene; ma la giusta punizione [divina] sarà testimonianza del vero, che la dispensa. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Tu lascerai ogne cosa diletta
più caramente; e questo è quello strale
che l’arco de lo essilio pria saetta. | Tu lascerai ogni cosa più caramente amata, e questa è quella freccia (=dolore) che l’arco dell’esilio scocca per prima. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale. | Tu prove rai come sa di sale il pane altrui, e come è duro cammino lo scendere e il salir per le altrui scale. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E quel che più ti graverà le spalle,
sarà la compagnia malvagia e scempia
con la qual tu cadrai in qu esta valle;
che tutta ingrata, tutta matta ed empia
si farà contr’a te; ma, poco appresso,
ella, non tu, n’avrà rossa la tempia. | E quel che più ti graverà le spalle sarà la compagnia malvagia e stupida, con la quale tu soffrirai in questa valle (=durante l’esilio). Essa tutta grata, tutta matta ed empia si mostrerà contro di te; ma, poco dopo, essa, non tu, avrà perciò la tempia rossa [di sa ngue]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Di sua bestialitate il suo processo
farà la prova; sì ch’a te fia bello
averti fatta parte per te stesso
Lo primo tuo refugio e ‘l primo ostello
sarà la cortesia del gran Lombardo
che ‘n su la scala porta il santo uccello;
ch’in te avrà sì benigno riguardo,
che del faree del chieder, tra voi due,
fia primo quel che tra li altri è più tardo. | Il suo modo d’agire darà la prova della sua bestialità, così che andrà a tuo on ore l’aver fatto parte per te stesso. Il tuo primo rifugio e il tuo primo asilo sarà la cortesia del gran lombardo (=Bartolomeo della Scala, signore di V erona), che [nello stemma] sopra la scala porta il santo uccello (=l’aquila imperiale). Egli sarà co sì benigno nei tuoi riguardi, che, nel dare e nel chiedere, tra voi due sarà primo chi, tra gli altri, è più lento. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Con lui vedrai colui che ‘mpresso fue,
nascendo, sì da questa stella forte,
che notabili fier l’opere sue. | Con lui vedrai colui (=Cangrande della Scala) che, nascendo, ha subìto così forte mente l’influsso di qu esta stella (=Marte), che di venterà famoso per le imprese [mil itari]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Non se ne son le genti ancora accorte
per la novella età, ché pur nove anni
son queste rote intorno di lui torte;
ma pria che ‘l Guasco l’alto Arrigo inganni,
parran faville de la sua virtute
in non curar d’argento né d’affanni. | Non si sono ancora accorte di lui le genti, per la giovane età, perché soltanto da nove anni queste ruote (=i cieli) hanno girato intorno a lui. Ma, prima che il guascone (=papa Clemente V) inganni l’impera tore E nrico VII ( =prima del 1312), appariranno chiare dimostrazioni del suo valore nel non curarsi del denaro né delle fatiche [militari]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Le sue magnificenze conosciute
saranno ancora, sì che ‘ suoi nemici
non ne potran tener le lingue mute. | Le sue magnificenze saranno allora conosciute, così che i suoi nemici non le potranno tacere. |
Traduci in volgare fiorentino:
| A lui t’aspetta e a’ suoi benefici;
per lui fia trasmutata molta gente,
cambiando condizion ricchi e mendici;
e por tera’ne scritto ne la mente
di lui, e nol dirai”; e disse cose
incredibili a quei che fier presente. | Affìdati a lui ed ai suoi benefici. Per opera sua molta gente sarà trasformata e cambieranno condizione ricchi e poveri. E [da qui] porterai scritte nella memoria altre cose di lui e non le dirai». E disse cose incredibili [anche] per coloro che saranno presenti. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi giunse: “Figlio, queste son le chiose
di quel che ti fu detto; ecco le ‘nsidie
che dietro a pochi giri son nascose. | Poi aggiunse: «O figlio, queste son le spiegazioni di quel che ti fu detto. Ecco le insidie che dietro a pochi giri (=anni) sono nascoste. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Non vo’ però ch’a’ tuoi vicini invidie,
poscia che s’infutura la tua vita
vie più là che ‘l punir di lor perfidie”. | Non voglio però che tu porti invidia ai tuoi concittadini, poiché la tua vita si prolunga nel futuro ben più in là che la punizione delle loro perfidie». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi che, tacendo, si mostrò spedita
l’anima santa di metter la trama
in quella tela ch’io le porsi ordita,
io cominciai, come colui che brama,
dubitando, consiglio da persona
che vede e vuol dirittamente e ama:
“Ben veggio, padre mio, sì come sprona
lo tempo verso me, per colpo darmi
tal, ch’è più grave a chi più s’abbandona;
per che di provedenza è buon ch’io m’armi,
sì che, se loco m’è tolto più caro,
io non perdessi li altri per miei carmi. | Poiché, tacendo, l’anima santa si dim ostrò pronta a metter la trama in quella tela che io le porsi ordìta (=mostrò di aver finito dir ispondermi), io cominciai, come colui che, dubitando, brama un consiglio da una persona chediscerne, vuole ed ama il bene: «Ben vedo, o padre mio, come il tempo avanza veloce verso di me, per darmi un colpo tale, che è più grave per chi più si abbandona [agli eventi senza premunirsi]. Perciò è bene che io mi armi di previdenza, c osì che, se mi è tolto il luogo più caro, io non perda gli altri a causa dei miei versi pungenti. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Giù per lo mondo sanza fine am aro,
e per lo monte del cui bel cacume
li occhi de la mia donna mi levaro,
e poscia per lo ciel, di lume in lume,
ho io appreso quel che s’io ridico,
a molti fia sapor di forte agrume;
e s’io al vero son timido amico,
temo di perder viver tra col oro
che questo tempo chiameranno a ntico”. | Giù per il mondo amaro senza fine e per il monte dalla cui bella cima gli occhi della mia donna mi sollevarono e poi per il cielo, di pianeta in pianeta, io ho appreso quel che, se io ridico, a molti risult erà di sapore forte ed acre. E [tuttavia], se io sono timido amico al vero, temo di perder la fama tracoloro che questo tempo chiameranno antico». |
Traduci in volgare fiorentino:
| La luce in che rideva il mio tesoro
ch’io trovai lì, si fé prima corusca,
quale a raggio di sole specchio d’oro;
indi rispuose: “Coscienza fusca
ode la propria ode l’altrui vergogna
pur sentirà la tua parola brusca. | La luce in cui sorrideva il mio tesoro, che io trovai lì, si fece prima scintillante come uno specchio d’oro colpito da un raggio di sole; quindi rispo-se: «La coscienza, offuscata da vergogna propria o altrui, certamente sentirà aspra la tua parola. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma nondimen, rimossa ogne menzogna,
tutta tua vision fa manifesta;
e lascia pur grattar dov’è la rogna. | Ma, messa da parte ogni menzogna, rendi manifesto tutto ciò che hai visto e lascia pure grattare dov’è la rogna. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ché se la voce tua sarà mol esta
nel primo gusto, vital nodrimento
lascerà poi, quando sarà digesta. | Perché, se la tua voce sarà molesta nel primo assaggio, darà poi un nutrimento vitale, quando sarà digerita. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Questo tuo grido farà come vento,
che le più alte cime più percuote;
e ciò non fa d’onor poco argomento. | Questo tuo grido sarà come il vento, che percuote di più le cime più alte; e ciò sarà un motivo non piccolo d’onore. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Però ti son mostrate in queste rote,
nel monte ene la valle dolorosa
pur l’anime che son di fama note,
che l’animo di quel ch’ode, non posa
né ferma fede per essempro ch’aia
la sua radice incognita e ascosa,
né per altro argomento che non pai a”. | Perciò ti son mostrate in queste ruote (=i cieli), nel monte e nella valle dolorosa (=il purgatorio e l’inferno) soltanto le anime che son per fama note, perché l’animo di colui che ascolta non si accontenta né presta grande fiducia per l’esempio che abbia la sua radice sconosciuta e nascosta né per altro argomento che non appaia evidente». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Oppresso di stupore, a la mia guida
mi volsi, come parvol chericorre
sempre colà dove più si confida;
e quella, come madre che soccorre
sùbito al figlio palido e anelo
con la sua voce, che ‘l suol ben disporre,
mi disse: “Non sai tu che tu se’ in cielo?
e non sai tu che ‘l cielo è tutto santo,
e ciò che ci si fa vien da buon zelo?
Come t’avrebbe trasmutato il canto,
e io ridendo, mo pensar lo puoi,
poscia che ‘l grido t’ha mosso cotanto;
nel qual, se ‘nteso avessi i prieghi suoi,
già ti sarebbe nota la vendetta
che tu vedrai innanzi che tu muoi. | Sopraffatto dallo stupore, mi volsi verso la mia guida, come il bambino che ricorre sempre là dove (=la mamma) ha più fiducia. E quella (=Beatrice), come una madre che soccorre sùbito il figlio pallido [per lo spavento] e affannato [per la corsa], con la sua voce, che lo suole ben disporre, mi disse: «Tu non sai che sei in cielo (=in paradiso)? e non sai che il cielo è tutto santo, e ciò che vi si fa proviene dal buon zelo (=dalla carità)? Come ti avrebbero trasformato il canto e il mio sorriso, ora lo puoi pensare, dopo che il grido [dei beati] ti ha così profonda-mente sconvolto. In tale grido, se tu avessi inteso le sue preghiere, già ti sarebbe nota la vendetta (=il giusto intervento punitivo di Dio) che tu vedrai prima che tu muoia. |
Traduci in volgare fiorentino:
| La spada di qua sù non taglia in fretta
né tardo, ma’ ch’al parer di colui
che disiando o temendo l’aspetta. | La spada di quassù (=della giustizia divina) non taglia in fretta né con lentezza, fuorché al giudizio di colui che l’aspetta con desiderio o con timore. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma rivolgiti omai inverso altrui;
ch’assai illustri spiriti vedrai,
se com’io dico l’aspetto r edui”. | Ma rivolgiti ormai verso glialtri [beati], perché vedrai spiriti [che sulla terra furono] assai illustri, se sposti lo sguardo come io dico». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Come a lei piacque, li occhi ritornai,
e vidi cento sperule che ‘nsieme
più s’abbelli van con mutui rai. | Come a lei piacque, girai gli occhi e vidi cento piccole sfere che insieme si facevano più belle coni raggi reciproci. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io stava come quei che ‘n sé r epreme
la punta del disio, e non s’attenta
di domandar, sì del troppo si teme;
ela maggiore ela più luculenta
di quelle margherite innanzi fessi,
per far di sé la mia voglia contenta. | Io stavo come colui che reprime in sé il pungolo del desiderio e che non si tenta di domandare, tanto ha paura di [chieder] troppo. La più grande ela più lucente di quelle margherite (=spiriti) si fece avanti, per far contento il mio desiderio con le sue parole. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poi dentro a lei udi’ : “Se tu vedessi
com’io la carità che tra noi arde,
li tuoi concetti sarebbero espressi. | Poi dentro a lei udii: «Se tu vedessi come [vedo] io la carità che arde tra noi, esprimeresti [sùb ito] i tuoi pensieri. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma perché tu, aspettando, non tarde
a l’alto fine, io ti farò risposta
pur al pensier, da che sì tir iguarde. | Ma, affinché tu, indugiando, non tardia [raggiungere] la meta sublime [del tuo v iaggio], io risponderò soltanto al tuo pensiero (=alla domanda che hai soltanto pensato), che sei così timoroso di manifestare. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quel monte a cui Cassino è ne la costa
fu frequentato già in su la cima
da la gente ingannata e mal disposta;
e quel son io che sù vi portai prima
lo nome di colui che ‘n terra addusse
la verità che tanto ci sobl ima;
e tanta grazia sopra me relu sse,
ch’io ritrassi le ville cir cunstan ti
da l’empio cólto che ‘l mondo sedusse. | Quel monte, su cui sorge Cassino, un tempo fu frequentato sulla cima dalla gente che viveva nell’errore e che era mal disposta [ad accogliere la verità]. Io sono colui (=san Benedetto) che per primo portò su diesso il nome di colui (=Cristo) che sulla terra portò la verità che tanto c’innalza (=ci fa diventare figli di Dio). E sopra di me rifulse tanta grazia[ divina], che io sottrassi i paesi circostanti all’empio culto che sedusse il mondo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Questi altri fuochi tutti contemplanti
uomini fuoro, accesi di quel caldo
che fa nascerei fiori e ‘ frutti santi. | Questi altri spiriti ardenti [di carità] furono tutti uomini contemplanti, accesi da quel calore (=la carità) che fa nascerei fiori ei frutti santi (=i buoni pensieri e le buone opere). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Qui è Maccario, qui è Romoa ldo,
qui son li frati miei che dentro ai chiostri
fermar li piedi e tennero il cor saldo”. | Qui [in questo cielo] è Maccario, qui è Romoaldo, qui sono i miei frati che dentro ai chiostri fermarono i piedi e tennero il cuore saldo [alla regola]». |
Traduci in volgare fiorentino:
| E io a lui: “L’affetto che dimostri
meco parlando, ela buona sembianza
ch’io veggio e noto in tutti li ardor vostri,
così m’ha dilatata mia fidanza,
come ‘l sol fa la rosa quando aperta
tanto divien quant’ell’ha di possanza. | Ed io a lui: «L’af fetto chedimostri parlando con mee l’espressione di c arità che io vedo e noto in tutti i vostri globi fiammeggianti, ha dilatato la mia fiducia [in voi] così come il sole fa con la rosa, chediviene tanto aperta quanto è capace di aprirsi. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Però ti priego, e tu, padre, m’accerta
s’io posso prender tanta grazia, ch’io
ti veggia con imagine scove rta”. | Perciò ti prego, e tu, o padre, fammi certo se io posso ricevere tanta grazia da v ederti con l’aspetto che avevi sulla terra» |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ond’elli: “Frate, il tuo alto disio
s’adempierà in su l’ultima spera,
ove s’adempion tutti li altri e ‘l mio. | Ed egli: «O fratello, il tuo desiderio di [vedere] cose elevate si adempierà nell’ultima sfera (=l’empìreo), dove si adempiono tutti gli altri e il mio. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ivi è perfetta, matura e intera
ciascuna disianza; in quella so la
è ogne parte là ove sempr’era,
perché non è in loco e non s’impola;
e nostra scala infino ad essa varca,
onde così dal viso ti s’invola. | Ivi cia scun desiderio è portato alla perfezione, reso maturo e privato dei difetti; solamente in quella sfera ogni parte si trova dov’è sempre stata (=è immobile), perché essa non è in alcun luogo (=non è nello spazio) e non ha poli [intorno acui ruotare]; ela scala di questo cielo sale fino ad essa, perciò si sottrae ai tuoi occhi. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Infin là sù la vide il patriarca
Iacobbe porger la superna parte,
quando li apparve d’angeli sì carca. | Fin lassù il patriarca Giacobbe vide [in sogno] che protendeva la parte superiore, quando gliapparve così carica di angeli. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma, per sali rla, mo nessun diparte
da terrai piedi, ela regola mia
rimasa è per danno de le carte. | Ma, per salirla, ora nessuno staccai piedi da terra, ela mia regola è rimasta [soltanto] per rovinare le carte [dov’è scritta]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Le mura che solieno esser badia
fatte sono spelonche, e le cocolle
sacca son piene di farina ria. | Le mura [dei monasteri] che solevano esser badia (=luoghi di santa vita) sono divenute spelonche [di ladroni] e le vesti monacali son sacchi pieni di farina guasta. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma grave usura tanto non si tolle
contra ‘l piacer di Dio, quanto quel frutto
che fa il cor de’ monaci sì folle;
ché quantunque la Chiesa guarda, tutto
è de la gente che per Dio dimanda;
non di parenti né d’altro più brutto. | Ma l’usura [più] grave non si alza tanto contro la volontà di Dio, quanto quel frutto (=le rendite dei monasteri) che fa il cuore dei monaci così folle [di cupidigia], pe rché ciò, che la Chiesa custodisce, appartiene tutto alla gente (=i poveri) che domanda in nome di Dio; non [appartiene] ai parenti [degli ecclesiastici] né ad altri più indegni (=le concubine ei figli naturali). |
Traduci in volgare fiorentino:
| La carne d’i mortali è tanto blanda,
che giù non basta buon cominci amento
dal nascer de la quercia al far la ghianda. | La carne dei mortali (=la natura umana) è tanto soggetta alle blandizie, che giù (=sulla terra) il buon inizio non dura [il tempo che va] dalla nascita della quercia al momento in cui produce la prima ghianda (=20 anni; cioè dura poco). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Pier cominciò sanz’oro e sanz’argento,
e io con orazione e con digiuno,
e Francesco umilmente il suo convento;
e se guardi ‘l principio di ciascuno,
poscia riguardi là dov’è trascorso,
tu vederai del bianco fatto bruno. | Pietro riunì i primi cristiani senz’oro e senz’ar gento, io riunii i miei seguaci con la preghiera e con il digiuno, Francesco [riunì] i suoi frati con l’umiltà. E, se guardi il principio di ciascuna [famiglia] e poi guardi là dove si è spostata, vedrai la virtù divenuta vizio. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Veramente Iordan vòlto retrorso
più fu, e ‘l mar fuggir, quando Dio volse,
mirabile a veder che qui ‘l so ccorso”. | Tuttavia le acque del fiume Giordano fatte ritornare indietro e quelle del mar Rosso messe in fuga [davanti agli ebrei], quando Dio volle [in tervenire], furono un fatto mirabile a vedere più di quello che qui sarà il soccorso [divino contro questi mali]». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Così mi disse, e indi si raccolse
al suo collegio, e ‘l collegio si strinse;
poi, come turbo, in sù tutto s’avvolse. | Così mi disse, poi si ricongiunse alla sua schiera ela sua schiera si strinse intorno a lui; quindi, come turbine, salì verso l’alto, roteando tutta. |
Traduci in volgare fiorentino:
| La dolce donna dietro a lor mi pinse
con un sol cenno su per quella scala,
sì sua virtù la mia natura vinse;
né mai qua giù dove si monta e cala
naturalmente, fu sì ratto moto
ch’agguagliar si potesse a la mia ala. | La mia dolce donna mi spinse dietro di loro con un solo cenno su per quella scala, tanto la sua virtù vinse il peso del mio corpo. Né mai quaggiù, dove si sale e si scende con le forze della natura, fu un movimento così rapido che potesse ugua-gliare il mio volo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| S’io torni mai, lettore, a quel divoto
triunfo per lo quale io piango spesso
le mie peccata e ‘l petto mi percuoto,
tu non avresti in tanto tratto emesso
nel foco il dito, in quant’io vidi ‘l segno
che segue il Tauro e fui dentro da esso. | O lettore, possa io tornare [dopo la morte] a quel devoto trionfo (=trai beati) per [raggiungere] il quale io piango spesso i miei peccati emi percuoto il petto, tu non avresti messo e tolto il dito dal fuoco in tanto [tempo], in quanto io vidi la costellazione [dei Gemelli] che segue quella del Toro emi ritrovai dentro diessa. |
Traduci in volgare fiorentino:
| O gloriose stelle, o lume pregno
di gran vir tù, dal quale io riconosco
tutto, qual che si sia, il mio ingegno,
con voi nasceva e s’ascondeva vosco
quelli ch’è padre d’ogne mo rtal vita,
quand’io senti’ di prima l’aere tosco;
e poi, quando mi fu grazia largita
d’entrar ne l’alta rota che vi gira,
la vostra region mi fu sort ita. | O stelle [dei Gemelli] che date la gloria, o luce piena d’influssi virtuosi, dalla quale io riconosco [che deriva] tutto il mio ingegno, quale che si sia, con voi nasceva e con voi sinascondeva colui (=il sole) che è padre di ogni vita mortale, quando io respirai per la prima volta l’aria toscana. E poi, quando mi fu elargita [da Dio] la grazia di entrare nella nobile sfera (=l’ ottavo cielo) che vi fa girare [intorno alla terra], la vostra regione mi fu data in sort |
Traduci in volgare fiorentino:
| A voi divotamente ora sospira
l’anima mia, per acquistar virtute
al passo forte che a sé la tira. | A voi ora sospira devotamente la mia anima, per acquistare le capacità [che mi permettono di affrontare] la difficile prova che la attira a sé. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Tu se’ sì presso a l’ultima s alute”,
cominciò Beatrice, “ch e tu dei
averle luci tue chiaree acute;
e però, prima che tu più t’inlei,
rimira in giù, e vedi quanto mondo
sotto li piedi già esser ti fei;
sì che ‘l tuo cor, quantunque può, giocondo
s’appresenti a la turba triunfante
che lieta vien per questo etera tondo”. | «Tu sei così vicino alla beatitudine suprema (=Dio)» comi nciò Beatrice, «che devi averei tuoi occhi limpidi e penetranti. Perciò, prima di addentrarti maggiormente in lei, guarda in basso e osserva quanta parte dell’universo ho già messo sotto i tuoi piedi (=ti ho fatto percorrere); così che il tuo cuore, quanto più può, si presenti giocondo alla turba trionfante (=che celebra il trionfo di Cristo) che viene li eta per questo cielo concavo.» |
Traduci in volgare fiorentino:
| Col viso ritornai per tutte quante
le sette spere, e vidi questo globo
tal, ch’io sorrisi del suo vil sembiante;
e quel consiglio per migliore approbo
che l’ha per meno; echi ad altro pensa
chiamarsi puote veramente probo. | Con gli occhi ripercorsi tutte le sette sfere e vidi questo globo tanto piccolo, che sorrisi per il suo vile aspetto. Ed approvo come migliore quel giudizio che la considera meno [del cielo]. Echi pensa ad altre cose si può chiamare veramente forte d’animo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Vidi la figlia di Latona incensa
sanza quell’ombra che mi fu cagione
per che già la credetti rara e densa. | Vidi la figlia di Lato-na (=la Luna) splendere senza quell’ombra (=le macchie) che fu la causa per la quale già la credetti [in parte] rara e [in parte] densa. |
Traduci in volgare fiorentino:
| L’aspetto del tuo nato, Ip erione,
quivi sostenni, e vidi com’si move
circa e vicino a lui Maia e Di one. | La vista di tuo figlio (=il sole), o Iperione, qui sostenni, e vidi come si muove intorno e vicino a lui [Mercurio, figlio di] Maia e [Venere, figlia di] Dione. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quindi m’apparve il temperar di Gi ove
tra ‘l padre e ‘l figlio: e quindi mi fu chiaro
il variar che fanno di lordove;
e tutti e sette mi si dim ostraro
quanto son grandi e quanto son veloci
e come sono in distante riparo. | Di qui miapparve Giove che contempera il freddo del padre Saturno e il caldo del figlio Marte. Di qui mi fu chiaro come [i due pianeti] spostano le loro posizioni [rispetto alle stelle fisse]. Tutti e sette [i pianeti] mi mostrarono quanto sono grandi e quanto sono veloci, e quanto sono distanti le loro sfere. |
Traduci in volgare fiorentino:
| L’aiuola che ci fa tanto feroci,
volgendom’io con li etter ni Gemelli,
tutta m’apparve da’ colli a le foci;
poscia rivolsi li occhi a li occhi belli. 153
Come l’augello, intra l’amate fronde,
posato al nido de’ suoi dolcinati
la notte che le cose cinasconde,
che, per veder li aspetti disiati
e per trovar lo cibo onde li pasca,
in che gravi labor li sono a ggrati,
previene il tempo in su aperta frasca,
e con ardente affetto il sole aspetta,
fiso guardando pur che l’alba nasca;
così la donna mia stava eretta
e attenta, rivolta inver’ la plaga
sotto la quale il sol mostra men fretta:
sì che, veggendola io sospesa e vaga,
fecimi qual è quei che disiando
altro vorria, e sperando s’appaga. | Mentre mi volgevo con la costellazione immortale dei Gemelli, la piccola aia, che ci fa tanto feroci, mi apparve tutta dalle catene montuose alle foci [dei fiumi] (=al mare). Poi rivolsi gli occhi agli occhi belli [di Beatrice]. Come l’uccello – [dopo essersi] riposato nel nido coni suoi dolci nati, tra le amate fronde, durante la notte che ci nasconde le cose –, che, per vedere il loro aspetto desiderato e per trovare il cibo con cui li nutre (nel far ciò le gravi fatiche gli sono gradite), anticipa il tempo [ponendosi] su un ramo sporgente e con ardente affetto aspetta il sole, guardando fisso soltanto che l’alba nasca; così la mia donna stava [con la testa] eretta e [con lo sguardo] attento, rivolta verso la parte del cielo sotto la quale il sole mostra meno fretta (=a mezzogiorno). Così, vedendola tutta assorta e protesa, mi feci come colui che conil desiderio vorrebbe altre cose e [intanto] si accontenta di questa speranza. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma poco fu tra uno e altro quando,
del mio attender, dico, e del vedere
lo ciel venir più e più rischi arando;
e Beatrice disse: “Ecco le schiere
del triunfo di Cristo e tutto ‘l frutto
ricolto del girar di queste sp ere!”. | Ma passò poco tempo tra l’uno e l’altro [momento], voglio dire tra la mia attesa ela vista del cielo che si veniva rischiarando sempre più; e Beatrice disse: «Ecco le schiere [dei beati, che sono state redente] dal trionfo di Cristo [sulla morte e sul peccato] e [che sono] tutto il frutto raccolto [sulla terra] dagli influssi di queste sfere!». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Pariemi che ‘l suo viso ardesse tutto,
e li occhi avea di letizia sì pieni,
che passarmen convien sanza costrutto. | Mi parve che il suo volto ardesse tutto, ed aveva gli occhi così pieni di letizia, che devo passare oltre senza [nemmeno cercare di] descriverlo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quale ne’ plenilunii sereni
Trivia ride tra le ninfee tterne
che dipingon lo ciel per tutti i seni,
vid’i’ sopra migliaia di lucerne
un sol che tutte quante l’accendea,
come fa ‘l nostro le viste superne;
e per la viva luce trasparea
la lucente sustanza tanto chiara
nel viso mio, che non la s ostenea. | Quale nelle notti serene di plenilunio Trivia (=la Luna) sorride tra le ninfe eterne (=le stelle) che dipingono il cielo in tutte le sue parti, io vidi sopra migliaia di luci (=i beati) un sole (=Cristo) che le accendeva tutte quante, come il nostro sole fa con le stelle del cielo. E attraverso quella viva luce la sua sostanza luminosa traspariva tanto chiara nei miei occhi, che essi non la sostenevano. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Oh Beatrice, dolce guida e cara!
Ella mi disse: “Quel che ti sobranza
è virtù da cui nulla si ripara. | Oh Beatrice, mia dolce e cara guida! Ella mi disse: «Quel che ti supera è una forza dalla quale nulla si può difendere. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quivi è la sapienza ela possanza
ch’aprì le strade tra ‘l cielo ela terra,
onde fu già sì lunga disia nza”. | Qui (=in qu esta luce) è la sapienza ela potenza divina che a prì la strada tra il cielo ela terra, il desiderio della quale fu così lungo». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Come foco di nube si diserra
per dilatarsi sì che non vi cape,
e fuor di sua natura in giù s’atterra,
la mente mia così, tra quelle dape
fatta più grande, di sé stessa uscìo,
e che si fesse rimembrar non sape. | Come il fulmine si sprigiona dalla nube e si dilata, così che non vi sta più dentro, econtro la sua natura [di andare verso l’alto] va in gi ù verso la terra, così la mia mente, fatta più grande [stando] tra quelle sublimi vivande (=spiriti), uscì di se stessa e non sa ricordare checosa fece. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Apri li occhi e riguarda qual son io;
tu hai vedute cose, che possente
se’ fatto a sostener lo riso mio”. | «Apri gli occhi e guarda come sono divenuta. Tu hai vedute cose, che ti hanno reso capace di sostenere il mio sorriso.» |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io era come quei che si risente
di visione oblita e che s’ingegna
indarno di ridurlasi a la mente,
quand’io udi’ questa proferta, degna
di tanto grato, che mai non si stingue
del libro che ‘l preterito rassegna. | Io ero come colui che si risveglia da un so-gno dimenticato e che s’ingegna invano di ripo rtarlo alla memoria, quando udii questo invito, degno di [essere accolto con] tanta gratitudine, che non si cancellerà mai più dal libro (=la memoria) che registra le cose passate. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Se mo sonasser tutte quelle lingue
che Polimnia con le suore fero
del latte lor dolcissimo più pingue,
per aiutarmi, al millesmo del vero
non si verria, cantando il santo riso
e quanto il santo aspetto f acea mero;
e così, figurando il paradiso,
convien saltar lo sacrato poema,
come chi trova suo cammin r iciso. | Se ora risuonassero tutte quelle lingue (=i poeti) che Polimnia (=la musa della poesia epica) con le [muse sue] sorelle fece più pingui con il loro dolcissimo latte (=l’ispirazione poeti-ca), per aiuta rmi, non si verrebbe alla millesima parte del vero, cantando il santo sorriso [di Beatrice] e quanto esso faceva splendente il suo santo aspe E così, raffigurando il paradiso, il sacro poema deve tralasciare [di parlarne], come fa chi trova il suo cammino interrotto [da qualche ostacolo]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma chi pensasse il ponderoso tema
e l’omero mortal che se ne carca,
nol biasmerebbe se sott’esso trema:
non è pareggio da picciola barca
quel che fendendo va l’ardita prora,
né da nocchier ch’a sé medesmo parca. | Ma chi pensasse alle difficoltà dell’ar gomento e alle deboli spalle mortali (=di Dante) che se lo caricano, non lo biasimerebbe se trema sotto di esso. Non è un tratto di mare per una piccola barca quel che va fendendo la mia ardita prora, né per un nocchiero che risparmia le sue forze. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Perché la faccia mia sì t’innamora,
che tu non ti rivolgi al bel giardino
che sotto i raggi di Cristo s’infiora?
Quivi è la rosa in che ‘l verbo divino
carne si fece; quivi son li gigli
al cui odor si prese il buon cammino”. | «Perché il mio volto t’innamora con tanta forza, che tu non ti rivolgi al bel giardino (=i beati) che fiorisce sotto i raggi di Cristo? Qui è la rosa (=la Vergine Maria) nella quale il verbo divino si fece carne; qui sono i gigli (=gli apostoli) al cui profumo (=sotto la cui guida) [il mondo] intraprese il buon cammino.» |
Traduci in volgare fiorentino:
| Così Beatrice; e io, che a’ suoi consigli
tutto era pronto, ancora mi rendei
a la battaglia de’ debili cigli. | Così disse Beatrice. Ed io, che ero tutto pronto ad ascoltare i suoi consi-gli, volsi ancora gli occhi[a Cristo, che con la sua luce metteva] a dura prova le mie deboli ciglia. |