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Traduci in volgare fiorentino:
| Sì rade volte, padre, se ne coglie
per triunfare o cesareo poeta,
colpa e vergogna de l’umane voglie,
che parturir letizia in su la lieta
delfica deità dovria la fronda
peneia, quando alcun di sé asseta. | Così rare volte, o padre, se ne coglie per celebrare il trionfodi un imperatore odi un poeta, per colpa ed a vergogna della volontà degli uomini, che la fronda peneia (=l’alloro) dovrebbe generar letizia in te, o lietodiodi Delfi, quando essa produce sete (=desiderio) di sé in qualcuno. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Poca favilla gran fiamma seconda:
forse di retro a me con miglior voci
si pregherà perché Cirra risponda. | Ad una piccola favilla segue una gran fiamma: forse dietro a me si pregherà con voci migliori, affinché Cirra (=Apollo) risponda. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Surge ai mortali per diverse foci
la lucerna del mondo; ma da quella
che quattro cerchi giugne con tre croci,
con miglior corso e con migli ore stella
esce congiunta, ela mondana cera
più a suo modo tempera e suggella. | La lucerna del mondo (=il sole) sorge peri mortali da diversi punti [dell’o rizzonte], ma da quello, che unisce quattro cerchi con tre croci, esce congiunta con miglior corso (=perché inizia la primavera) e con migliore stella (=la costellazione dell’Ariete), e dispone eimpronta di sé con più efficacia la materia del mondo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Fatto avea di là mane e di qua sera
tal foce, e quasi tutto era là bianco
quello emisperio, e l’altra parte nera,
quando Beatrice in sul sinistro fianco
vidi rivolta e riguardar nel sole:
aquila sì non li s’affi sse unquanco. | Vicino a quel punto aveva fatto di là (=nell’emisfero australe, del purgatorio) mattina e di qua (=nell’emisfero settentrionale, il nostro) sera, e quell’emisfero era là tutto bianco (=illuminato) e l’altra parte era nera, quando vidi Beatrice volta sul fianco sinistro e riguardare nel sole: ne ssun’a quila vi affisse mai così [gli occhi]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E sì come secondo raggio suole
uscir del primo e risalire in su so,
pur come pelegrin che tornar vuole,
così de l’atto suo, per li occhi infuso
ne l’imagine mia, il mio si fece,
e fissi li occhi al sole oltre nostr’uso. | E, come il raggio riflesso suole uscire dal raggio incidente e risalire in alto, proprio come il pellegrino che vuole ritornare; così dal suo atto, entrato per gli occhinella mia [facoltà] immaginativa, nacque il mio, e fissai gli occhinel sole oltre inostri limiti. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Molto è licito là, che qui non lece
a le nostre virtù, mercé del loco
fatto per proprio de l’umana spece. | Là sono possibili molte cose, che qui non sono possibili alle nostre fa coltà, grazie al luogo fatto [da Dio] come proprio della specie umana. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io nol soffersi molto, né sì poco,
ch’io nol vedessi sfavillar dintorno,
com’ferro che bogliente esce del foco;
e di sùbito parve giorno a giorno
essere aggiunto, come quei che puote
avesse il ciel d’un altro sole addo rno. | Io non sostenni a lungo [la vista del sole], ma neppure così poco, che io non lo vedessi sfavillare intorno, come ferro che esce rovente dal fuoco. E sùbito parve essere aggiunto giorno a giorno, come se colui che p uò tutto (=Dio) avesse adornato il cielo con un altro sole. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Beatrice tutta ne l’etterne rote
fissa con li occhi stava; e io in lei
le luci fissi, di là sù rimote. | Beatrice stava tutta fissa con gli occhi nelle eterne ruote dei cieli, ed io fissai gli occhi in lei, rimuovendoli di lassù. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Nel suo aspetto tal dentro mi fei,
qual si fé Glauco nel gu star de l’erba
che ‘l fé consorto in mar de li altri dèi. | Nel suo aspetto mi feci tanto dentro, quanto si fece Glauco nell’assaggiare l’erba, che lo fece compagno in mare degli altri dei. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Trasumanar significar per verba
non si poria; però l’essemplo basti
a cui esperienza grazia serba. | Oltrepassare i limiti ela condizio-ne umani non si potrebbe descrivere con le parole, perciò l’esempio di Glauco bastia chi la grazia divina serba quest’esperienza [dopo la morte]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| S’i’ era sol di me quel che creasti
novellamente, amor che ‘l ciel governi,
tu ‘l sai, che col tuo lume mi levasti. | Se io ero soltanto quel che creasti di me perultimo (=l’anima razionale), o amore che governi il cielo, tu lo sai, che con la tua luce mi sollevasti [avolo verso il ci elo]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quando la rota che tu sempiterni
desiderato, a sé mi fece atteso
con l’armonia che temperie discerni,
parvemi tanto allor del cielo acceso
de la fiamma del sol, che pioggia o fiume
lago non fece alcun tanto disteso. | Quando la ruota [dei cieli], che tu fai girare eternamente quale oggetto di desiderio, r ichiamò su di sé la mia attenzione con l’armo nia, che tu disponi e distribuisci [nelle varie sfere], mi apparve allora tanta parte di cielo accesa dalla fiamma del sole, che pioggia o fiume non fece mai lago così vasto. |
Traduci in volgare fiorentino:
| La novità del suono e ‘l grande lume
di lor cagion m’accesero un disio
mai non sentito di cotanto acume. | La novità del suono delle sfere ela gran luce mi accese-ro un desiderio tanto assillante di conoscerela loro causa, che mai ne sentii uno di uguale. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ond’ella, che vedea me sì com’io,
a quietarmi l’animo commosso,
pria ch’io a dimandar, la bocca aprio,
e cominciò: “Tu stesso ti fai grosso
col falso imaginar, sì che non vedi
ciò che vedresti se l’avessi scosso. | Perciò ella, che mi vedeva così come io mi vedevo, aprì la bocca per qui etarmi l’animo commosso prima che io la aprissi a domandare e incominciò: «Tu stesso ti fai ottuso, immaginando falsamente [di essere sulla terra], così che non vedi ciò che vedresti, se avessi cacciato da te tale supposizione. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Tu non se’ in terra, sì come tu credi;
ma folgore, fuggendo il proprio sito,
non corse come tu ch’ad esso ri edi”. | Tu non sei sulla terra, come credi; ma folgore, fuggendo il proprio sito (=la sfera del fuoco), non corse mai come corri tu, che ritorni ad esso». |
Traduci in volgare fiorentino:
| S’io fui del primo dubbio disvestito
per le sorrise parolette brevi,
dentro ad un nuovo più fu’ inretito,
e dissi: “Già contento requievi
di grande ammirazion; ma ora ammiro
com’io trascenda questi corpi l evi”. | Se io fui liberato del primo dubbio dalle brevi parole dette sorridendo, dentro a un nuovo dubbio fui maggiormente avviluppato; e dissi: «Mi sento [l’animo] contento e quieto dopo la dubbiosa meraviglia; ma ora mi meraviglio come io possa attraversare questi corpi leggeri (=la sfera dell’aria e quella del fuoco)». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ond’ella, appresso d’un pio sospiro,
li occhi drizzò ver’ me con quel sembiante
che madre fa sovra figlio del iro,
e cominciò: “Le cose tutte quante
hanno ordine tra loro, e questo è forma
che l’universo a Dio fa simigliante. | Perciò ella, dopo un pietoso sospiro, drizzò gli occhi verso di me con quell’aspetto, che ha la madre davanti al figlio delirante, e cominciò: «Tutte le cose sono tra loro ordinate, e quest’[ordine] è la forma che fa l’univer so simile a Dio. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Qui veggion l’alte creature l’orma
de l’etterno valore, il qual è fine
al quale è fatta la toccata norma. | Qui (=in quest’ordine) le alte creature (=gli angeli egli uomini) vedono l’impronta dell’eterno valore, il quale è il fine, per il quale è fatta la norma sopraccennata. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ne l’ordine c h’io dico sono accline
tutte nature, per diverse sorti,
più al principio loro e men vicine;
onde si muovono a diversi porti
per lo gran mar de l’essere, e ciascuna
con istinto a lei dato che la porti. | Nell’or dine, che io dico, sono inclinati tutti gli esseri creati, [anche se] in modo diverso, secondo che siano più vicini o meno vicini al loro principio. Perciò essi si muovono a porti (=fini) diversi nel gran mare dell’essere, e ciascuno si muove con l’istinto, che gli è stato dato per guidarlo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Questi ne porta il foco inver’ la luna;
questi ne’ cor mortali è permotore;
questi la terra in sé stringe e aduna;
né pur le creature che son fore
d’intelligenza quest’arco saetta
ma quelle c’hanno intelletto e amore. | Quest’istinto porta il fuoco verso la Luna; quest’altro è forza motrice nei cuori mortali dei bruti; questo stringe e raduna in sé la terra. Quest’arco (=istinto) non scaglia [al loro fine] soltanto le creature che sono prive d’intel ligenza, ma anche quelle che hanno l’intelligenza ela volontà. |
Traduci in volgare fiorentino:
| La provedenza, che cotanto assetta,
del suo lume fa ‘l ciel sempre quieto
nel qual si volge quel c’ha maggior fretta;
e ora lì, come a sito decreto,
cen porta la virtù di quella corda
che ciò che scocca drizza in segno lieto. | La Provvidenza, che dà tale assetto [a tutti gliesseri creati], con la sua luce fa sempre quieto (=appaga) il cielo (=l’empìreo), dentro il quale ruota quello (=il primo mobile) che ha una veloci tà più grande. Ed ora lì [nell’empìreo], come a luogo decretato[da Dio per noi], ci porta la virtù di quella corda (=la forza di quell’impulso), che dirige sempre a lieto fine tutto ciò che scocca. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Vero è che, come forma non s’accorda
molte fiate a l’intenzion de l’arte,
perch’a risponder la materia è sorda,
così da questo corso si diparte
talor la creatura, c’ha podere
di piegar, così pinta, in altra parte;
e sì come vedersi può cadere
foco di nube, sì l’impeto primo
l’atterra torto da falso piacere. | È vero che, come la forma non siaccorda molte volte all’intenzione del l’artista, perché la materia è sorda (=è restia a riceverla); così da questo corso siallontana talvolta la creatura, che ha il potere diandare in un’altra direzione, [pur essendo] c osì spinta [dall’istinto naturale]. E come si può v eder cadere [sulla terra] il fuoco di una nube (=il fulmine), così l’impeto primo si rivolge alla terra, devi ato dal falso piacere [dei beni mondani]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Non dei più ammirar, se benestimo,
lo tuo salir, se non come d’un rivo
se d’alto monte scende giuso ad imo. | Non devi meravigliarti, se giudico bene, per il tuo salire al cielo, più di quanto [non ti meraviglieresti] per un ruscello, che dall’alto del monte scende giù in basso. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Maraviglia sarebbe in te se, privo
d’impedimento, giù ti fossi assiso,
com’a terra quiete in foco vivo”. | Nel tuo caso farebbe meraviglia se, privo d’impedi menti, tu fossi rimasto giù [in terra], come [farebbe meraviglia] sulla terra la quiete in una fiamma viva». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quinci rivolse inver’ lo cielo il viso. | Quindi rivolse il viso verso il cielo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| O voi che siete in picci oletta barca,
desiderosi d’ascoltar, seguiti
dietro al mio legno che cantando varca,
tornate a riveder li vostri liti:
non vi mettete in pelago, ché forse,
perdendo me, rimarreste smarriti. | O voi, che in una barca piccoletta, desiderosi di ascoltare, avete seguìto il mio legno (=la mia nave), che con un canto [più dispiegato] varca [nuove a cque], tornate a riveder le vostre spiagge, non me ttetevi per mare, perché forse, perdendo me, rimarreste smarriti. |
Traduci in volgare fiorentino:
| L’acqua ch’io prendo già mai non si corse;
Minerva spira, e conducemi Appollo,
e nove Muse mi dimostran l’Orse. | L’acqua (=la materia), che io affronto, non fu mai percorsa: Minerva spira (=gonfia le mie vele), Apollo mi conduce e nove muse mi mostrano le Orse (=l’Orsa Maggiore e l’Orsa Minore) (=mi guidano). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Voialtri pochi che drizzaste il collo
per tempo al pande li angeli, del quale
vivesi qui ma non sen vien satollo,
metter potete ben per l’alto sale
vostro navigio, servando mio solco
dinanzi a l’a cqua che ritorna equale. | Voi altri pochi, che per tempo alzaste il capo al pane degli angeli, del quale si vive qui [sulla terra] ma non si è mai sazi, potete ben mettere per il mare profondo il vostro naviglio, tenendovi sempre sulla mia scia, prima che l’acqua torni uguale. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Que’ gloriosi che passaro al Colco
non s’ammiraron come voi farete,
quando Iasón vider fatto bifolco. | Quei valorosi (=gli argonauti), che andarono nella Colchide, non si meravigliarono come voi farete, quando videro[ il loro capo] Giasone farsi bifolco. |
Traduci in volgare fiorentino:
| La concreata e perpetua sete
del deiforme regno cen portava
veloci quasi come ‘l ciel vedete. | L’innata e perpetua sete per il regno più simile a Dio (=l’empìreo) ci portava veloci quasi come vedete [correr veloce] il cielo [delle stelle fisse]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Beatrice in suso, e io in lei guardava;
e forse in tanto in quanto un quadrel posa
e vola e da la noce si dischi ava,
giunto mi vidi ove mirabil cosa
mi torse il viso a sé; e però quella
cui non potea mia cura essere ascosa,
volta ver’ me, sì lieta come bella,
“Drizza la mente in Dio grata”, mi disse,
“che n’ha congiunti con la prima stella”. | Beatrice guardava in alto ed io guardavo in lei. E forse in tanto tempo, in quanto una freccia si stacca dalla balestra, vola e si posa, mi vidi giunto dove una cosa mirabile (=il cielo della Luna) attrasse il mio sguardo a sé. Perciò colei, alla quale nessun mio pensiero poteva essere nascosto, rivolta ver so di me con espressione tanto lieta quanto bella: «Innalza a Dio la tua mente piena di gratitudine» mi disse, «che ci ha congiunti con la prima stella (=la Luna)». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Parev’a me che nube ne coprisse
lucida, spessa, solida e pulita,
quasi adamante che lo sol ferisse. | Parve a me che ci avvolgesse una nube lucente, spessa, solida e liscia come un diamante colpito dalla luce del sole. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Per entro sé l’etterna margarita
ne ricevette, com’acqua recepe
raggio di luce permanendo un ita. | La gemma eterna (=incorruttibile, cioè la Luna) ci accolse dentro di sé, come l’acqua riceve il raggio di luce rimanendo unita. |
Traduci in volgare fiorentino:
| S’io era corpo, equi non si co ncepe
com’una dimensione altra patio,
ch’esser convien se corpo in corpo repe,
accender ne dovrìa più il disio
di veder quella essenza in che si vede
come nostra natura e Dio s’unio. | Se io ero corpo, equi (=sulla terra) non si concepisce che una dimensione sopporti un’alt ra, come dev’essere se un corpo penetra in un altro corpo, [questo fatto] dovrebbe accendere di più in noi il desiderio di vedere quell’essenza, nella quale si vede come la nostra natura e Dio si unirono [in Cristo]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Lì si ve drà ciò che tenem per fede,
non dimostrato, ma fia per sé noto
a guisa del ver primo che l’uom crede. | Lì si v edrà ciò che tenemmo per fede: non [sarà] dimostrato [razi onalmente], ma sarà noto per sé, come le verità prime, che l’uomo crede. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io rispuosi: “Madonna, sì devoto
com’esser posso più, ringrazio lui
lo qual dal mortal mondo m’ha remoto. | Io risposi: «O donna mia, de-voto quanto più posso, ringrazio colui (=Dio), che mi ha allontanato dal mondo dei mortali. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma ditemi: che son li segni bui
di questo corpo, che là giuso in terra
fan di Cain favoleggiare a ltrui?”. | Ma, di temi, che cosa sono le macchie scure di questo corpo, che laggiù sulla terra hanno fatto nascere la favola di Caino?». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ella sorrise alquanto, e poi “S’elli erra
l’oppinion”, mi disse, “d’i mortali
dove chiave di senso non diserra,
certo non ti dovrien punger li strali
d’ammirazione omai, poi dietro ai sensi
vedi che la ragione ha corte l’ali. | Ella sorrise alquanto, poi mi disse: «Se erra l’opinione dei mortali dove la chiave dei sensi non ci schiude [la porta della conoscenza], certamente non ti dovrebbero pungere ormai gli strali della meraviglia, perché vedi che, seguendo i sensi, la ragione ha le ali corte. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma dimmi quel che tu da te ne pensi”.
E io: “Ciò che n’appar qua sù diverso
credo che fanno i corpi rari e densi”. | Ma dimmi quel che tu pensi da te». Ed io: «Ciò che quassù ci appare diversamente luminoso credo che sia prodotto dai corpi rari e dai corpi densi [presenti in essa]» |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ed ella: “Certo assai vedrai sommerso
nel falso il creder tuo, se bene ascolti
l’argomentar ch’io li farò avverso. | Ed ella: «Certamente vedrai ben sommersa nel falso la tua credenza, se ascolti bene l’argomenta zione, che io le opporrò. |
Traduci in volgare fiorentino:
| La spera ottava vi dimostra molti
lumi, li quali e nel quale e nel quanto
notar si posso n di diversi volti. | L’ottava sfera (=il cielo delle Stelle Fisse) vi mostra molte luci (=stelle), le quali si possono notare di aspetto diverso sia per qu alità sia per quantità [di splendore]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Se raro e denso ciò facesser tanto,
una sola virtù sarebbe in tutti,
più e men distributa e altrettanto. | Se soltanto il raro e il denso facessero ciò, una stessa virtù sarebbe in tutte [le stelle], distribuita in quantità maggiore, minore e uguale. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Virtù diverse esser convegnon frutti
di princìpi formali, e quei, for ch’uno,
seguiterìeno a tua ragion distrutti. | Virtù diverse devono essere il risultato di princìpi formali [diversi] e quei [princìpi], tranne uno (=quello della densità), sarebbero conse-guentemente distrutti con il tuo ragionamento. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Anco r, se raro fosse di quel bruno
cagion che tu dimandi, o d’oltre in parte
fora di sua materia sì digiuno
esto pianeto, o, sì come comparte
lo grasso e ‘l magro un corpo, così questo
nel suo volume cangerebbe carte. | Ancora, se il raro fosse causa di quel bruno, che tu domandi, o questo pianeta sarebbe in [qualche] parte scarso di materia o, come un corpo comprende il (=lo strato di) grasso e il magro, c osì questo pianeta cambierebbe le carte nel suo volume (=avrebbe pagine diverse nel suo interno). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Se ‘l primo fosse, fora manifesto
ne l’eclissi del sol per trasparere
lo lume come in altro raro ingesto. | Se fosse [vero] il primo [caso], [ciò] sarebbe manifesto durante l’eclissi di sole, perché la luce [del sole] trasparirebbe (=si vedrebbe attraverso la Luna), come [traspare quando si è] introdotta in un altro [corpo] raro. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Questo non è: però è da vedere
de l’altro; e s’elli avvien ch’io l’altro cassi,
falsificato fia lo tuo parere. | Questo [trasparire] non c’è, [quindi l’opi nione è fa lsa]. Perciò bisogna vedere l’altr o [caso]. E, se avviene che io confuti [anche] l’altro, il tuo parere sarà dimostrato falso. |
Traduci in volgare fiorentino:
| S’elli è che questo raro non trapassi,
esser conviene un termine da onde
lo suo contrario più passar non lassi;
e indi l’altrui raggio sirifonde
così come color torna per vetro
lo qual di retro a sé piombo nasconde. | Se questo raro nonattraversa [la Luna da parte a parte], ci dev’essere un termine dal quale [il raro] non lascia più passare il suo contrario; e da qui il raggio del sole si riflette come il colore [delle cose] torna per il vetro, che dietro a sé nasconde il piombo (=lo specchio). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Or dirai tu ch’el si dimostra tetro
ivi lo raggio più che in altre parti,
per esser lì refratto più a retro. | Ora tu dirai che il raggio si mostra scuro in quel punto più che in altre parti, perché lì è riflesso più all’in terno [del corpo lunare]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Da questa instanza può delibera rti
esperienza, se già mai la provi,
ch’esser suol fonte ai rivi di vostr’arti. | Da questa obiezione ti può liberare un esperimento, se mai volessi farlo, che di solito è fonte ai ruscelli delle vostre arti. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Tre specchi prenderai; ei due rimovi
da te d’un modo, e l’altro, più rimosso,
tr’ambo li primi li occhi tuoi ritrovi. | Prendi tre specchi, ne allontani due da te, pone ndoli alla stessa distanza, e il terzo, [posto] più lontano, ritrovi i tuoi occhi trai primi due. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Rivolto ad essi, fa che dopo il dosso
ti stea un lume che i tre specchi accenda
e torni a te da tutti ripercosso. | Rivolto ad essi, fa’ che dietro le spalle ti stia un lume che illumini i tre specchi e che tornia te riflesso da tutti. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ben che nel quanto tanto non si stenda
la vista più lontana, lì vedrai
come convien ch’igualmente risplenda. | Benché per quantità l’im magine più lontana non si estenda tanto [quanto l’immagine riflessa dagli altri due specchi], [tuttavia] vedrai che [anche] lì (=nel terzo specchio) la luce deve risplendere [qual itativamente] uguale. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Or, come ai colpi de li caldi rai
de la neve riman nudo il suggetto
e dal colore e dal freddo primai,
così rimaso te ne l’intelletto
voglio informar di luce sì vivace,
che ti tremolerà nel suo aspetto. | Ora, come sotto i colpi dei caldi raggi [del sole] il soggetto della neve (=l’ac qua) rimane privo sia del c olor [bianco] sia del freddo precedenti; così voglio illuminare il tuo intelletto, che è rimasto così (=sgombro di pregiudizi), con una luce (=una verità) tanto vivace, che nel vederla essa sci ntillerà [come una stella] davanti ai tuoi occhi. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Dentro dal ciel de la divina pace
si gira un corpo ne la cui virtute
l’esser di tutto suo contento giace. | Dentro il cielo della pace divina (=l’em pìreo) ruota un corpo (=il primo mobile) sotto la cui virtù giace l’essere di tutto ciò che contiene (=gli otto cieli mobili ela Terra). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Lo ciel seguente, c’ha tante vedute,
quell’esser parte per diverse essenze,
da lui distratte e da lui contenute. | Il cielo seguente (=quello delle Stelle Fisse), che ha tante stelle, ripartisce quell’essere fra le diverse essenze, da lui distinte e da lui contenute. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Li altri giron per varie differenze
le distinzion che dentro da sé hanno
dispongono a lor fini e lor semenze. | Gli altri [sette] cieli [interni] secondo le varie differenze dispongono ai loro fini e ai loro effetti le distinte essenze, che hanno dentro di sé. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Questi organi del mondo così vanno,
come tu vedi omai, di grado in grado,
che di sù prendono e di sotto fanno. | Questi organi del mondo (=cieli) vanno, come ormai vedi, di grado in grado: prendono dal cielo superiore e influiscono sul cielo inferiore. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Riguarda bene omai sì com’io vado
per questo loco al vero che disiri,
sì che poi sappi sol tener lo guado. | Guarda bene ormai come io vado per questo luogo (=ragio-namento) al vero che tu desideri, così che tu poi sappia passare il guado (=continuare il mio ragionamento) da solo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Lo moto ela virtù d’i santi giri,
come dal fabbro l’arte del martello,
da’ beati motor convien che spiri;
e ‘l ciel cui tanti lumi fanno bello,
dela mente profonda che lui volve
prende l’image e fassene suggello. | Il moto ela virtù [attiva] delle sante sfere, come [deriva] dal fabbro l’arte del martello, deve spirare dai beati motori. E il cielo che è abbellito da tante luci (=il cielo delle Stelle Fisse) riceve l’immagine e si fa suggello di quell’in telligenza profonda(=i Cherubini), che lo fa girare. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E come l’alma dentro a vostra polve
per differenti membra e conformate
a diverse potenze si risolve,
così l’intelligenza sua bontate
multiplicata per le stelle spiega,
girando sé sovra sua unitate. | E, come l’anima, che è dentro alla vostra polvere (=cor po), si esprime per [mezzo di] membra differenti e ordinate a f acoltà diverse (=i sensi), così l’intel ligenza [motrice dei Cherubini] dispiega il suo influsso, reso molteplice per [mezzo del]le stelle, facendo ruotare se stessa [ma mantenendo] la sua un ità. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Virtù diversa fa diversa lega
col prezioso corpo ch’ella avviva,
nel qual, sì come vita in voi, si lega. | La diversa virtù [dei Cherubini] si unisce in modi diversi con il prezioso (=incorruttibile) corpo [celeste], che ella ravviva, nel quale si lega come la vita in noi. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Per la natura lie ta onde deriva,
la virtù mista per lo corpo luce
come letizia per pupilla viva. | Per la natura lieta, da cui deriva, la virtù [attiva dei Cherubini] mescolata al corpo celeste riluce come la letizia [dell’animo] nella pupilla dell’ occhio. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Da essa vien ciò che da luce a luce
par differente, non da denso e raro;
essa è formal principio che produce,
conforme a sua bontà, lo turbo e ‘l chi aro”. | Da questa [virtù mista], non dal denso e dal raro, proviene ciò che appare differente fra una stella e un’altra: essa è il principio formale, che produce, secondo la sua capacità, l’oscuro e il chi aro». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quel sol che pria d’amor mi scaldò ‘l petto,
di bella verità m’avea scoverto,
provando e riprovando, il dolce aspetto;
e io, per confessar corretto e certo
me stesso, tanto quanto si convenne
leva’ il capo a pr oferer più erto;
ma visione apparve che ritenne
a sé me tanto stretto, per vedersi,
che di mia confession non mi sovvenne. | Quel sole (=Beatrice), che per primo mi riscaldò il petto con l’amore, mi aveva scoperto il dolce aspetto di una bella verità, provando [il vero] e confutando [il falso]. Io, per mostrarmi corretto [dell’errore] e convinto [del vero], tanto quanto fu conveniente alzai il capo più dritto, per parlare. Ma mi apparve una visione (=scena), che mi tenne tanto stretto a sé, per vederla, che non mi ricordai (=mi dimenticai) dir isponderle. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quali per vetri trasparenti e tersi,
over per acque nitide etranquille,
non sì profonde che i fondi sien persi,
tornan d’ inostri visi le postille
debili sì, che perla in bianca fronte
non vien men forte a le nostre pupille;
tali vid’io più facce a parlar pronte;
per ch’io dentro a l’error contrario corsi
a quel ch’accese amor tra l’omo e ‘l fonte. | Quali attraverso vetri trasparenti e tersi oppure attraverso acque nitide e tranquille, non così profonde che il fondo sia oscuro, i lineamenti dei nostri volti ritornano così deboli, che una perla sopra una fronte bianca non viene più lenta alle nostre pupille; tali (=indistinti allo stesso modo) vidi io più facce pronte a parlare. Perciò io corsi dentro l’errore opposto a quello che amore accese tra l’uo mo (=Narciso) e il fonte [che rifletteva la sua imma gine]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Sùbito sì com’io dilor m’accorsi,
quelle stimando specchiati sembianti,
per veder di cui fosser, li occhi torsi;
e nulla vidi, e ritorsili avanti
dritti nel lume de la dolce guida,
che, sorridendo, ardea ne li occhi santi. | Sùbito, appena mi accorsi di loro, sti mando che quelle fossero immagini di visi riflesse da specchi, volsi gli occhi [dietro di me] , per vedere chi fossero. Non vidi nulla, [perciò] rivolsi gli occhi in avanti, fissandoli in quelli della dolce guida, la quale, sorridendo, ardeva [d’amore] negli occhi santi. |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Non ti maravigliar perch’io so rrida”,
mi disse, “appresso il tuo pu eril coto,
poi sopra ‘l vero ancor lo piè non fida,
ma te rivolve, come suole, a vòto:
vere sustanze son ciò che tu vedi,
qui rilegate per manco di voto. | «Non meravigliarti, se io sorrido» mi disse, «dopo il tuo pensiero puerile, che non affida ancora il piede sopra il vero, ma, come al solito, ti fa vaneggi are. Vere sostanze sono quelle che tu vedi qui confinate per inadempimento di voto. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Però parla con esse e odi e credi;
ché la verace luce che li appaga
da sé non lascia lor torcer li piedi”. | Perciò parla con esse, ascóltale e credi [a quel che ti dicono], perché la luce verace, che le appaga, non lascia allontanare i loro piedi da sé.» |
Traduci in volgare fiorentino:
| E io a l’ombra che parea più vaga
di ragionar, drizza’mi, e cominciai,
quasi com’uom cui troppa voglia smaga:
“O ben creato spirito, che a’ rai
di vita etterna la dolcezza senti
che, non gustata, non s’intende mai,
grazioso mi fia se mi contenti
del nome tuo e de la vostra sorte”.
Ond’ella, pronta e con occhi ridenti:
“La nostra carità non serra porte
a giusta voglia, se non come quella
che vuol simile a sé tutta sua corte. | Io mi rivolsi all’ombra che appariva più desiderosa di ragionare eincominciai come un uomo che un desiderio troppo intenso confonde: «O spirito, creato per il bene [celeste], che ai raggi della vita eterna senti la dolcezza che, se non è gustata, non s’intende mai, mi sarebbe gradito se tu mi accontentassi dicendo il tuo nomeela vostra sorte.» Quell’anima, pronta e con gli occhi sorridenti, [mi rispose]: «La nostra carità non chiude le porte ad un giusto desiderio, se non (=proprio) come quella carità (=di Dio), che vuole simile a sé tutta la sua corte (=gli angeli ei santi). |
Traduci in volgare fiorentino:
| I’ fui nel mondo vergine sorella;
e se la mente tua ben sé riguarda,
non mi ti celerà l’esser più bella,
ma riconoscerai ch’i’ son Piccarda,
che, posta qui con questi altri beati,
beata sono in la spera più tarda. | Io fui nel mondo vergine sorella (=monaca) e, se la tua memoria si riguarda bene, non mi celerà a te l’essere [diventata] più bella, ma riconoscerai che io sono Piccarda Donati, che, posta qui con qu esti altri beati, sono beata nella sfera più lenta (=la Luna). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Li nostri affetti, che solo infiammati
son nel piacer de lo Spirito Santo,
letizian del suo ordine form ati. | Inostri affetti, che sono infiammati soltanto da ciò che piace allo Spirito Santo, provano letizia co nformandosi al suo ordine. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E questa sorte che par giù cotanto,
però n’è data, perché fuor negletti
li nostri voti, e vòti in alcun canto”. | E questa sorte (=grado di beatitudine), che appare tanto bassa, ci è data pe rché inostri voti furono trascurati ed in parte vuoti (=inadempiuti)». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ond’io a lei: “Ne’ mirabili aspetti
vostri risplende non so che divino
che vi trasmuta da’ primi concetti:
però non fui a rimembrar festino;
ma or m’aiuta ciò che tu mi dici,
sì che raffigurar m’è più latino. | Ed io a lei: «Nelle vostre meravigliose sembianze risplende un non so che di divino, che vi trasforma dalle immagini [che avevamo] prima (=sulla terra) di voi. Perciò non fui veloce a ricordare, ma ora mi aiuta ciò che tu mi dici, così che mi è più facile riconosce rti. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma dimmi: voi che siete qui felici,
disiderate voi più alto loco
per più vedere e per più farvi amici?”. | Ma dimmi: voi, che siete qui felici, desiderate voi un luogo più alto, per vedere [Dio] più [da vicino] e per farvi più amici [a Lui]?». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Con quelle altr’ombre pria sorrise un poco;
da indi mi rispuose tanto lie ta,
ch’arder parea d’amor nel primo foco:
“Frate, la nostra volontà qui eta
virtù di carità, che fa volerne
sol quel ch’avemo, e d’altro non ci asseta. | Con quelle altre ombre prima sorrise un poco, quindi mi rispose tanto lieta, che appariva ardere d’amore nel primo fuoco (=Dio): «O fratello, la virtù della carità acquieta la nostra volontà e ci fa volere soltanto ciò che abbiamo. E di altro non ci fa venir sete. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Se disiassimo esser più superne,
foran discordi li nostri disiri
dal voler di colui che qui ne cerne;
che vedrai non capere in questi giri,
s’essere in carità è qui necesse,
e se la sua natura ben rimiri. | Se desi-derassimo essere più in alto, inostri desideri sarebbero discordi dal volere di Colui (=Dio), che ci ha destinati qui. E vedrai che ciò (=questa discordanza) non può aver luogo in questi cieli, se qui è necessario ardere di carità e se tu ben consideri la sua (=della carità) natura. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Anzi è formale ad esto beato esse
tenersi dentro a la divina voglia,
per ch’una fansi nostre voglie stesse;
sì che, come noi sem di soglia in soglia
per questo regno, a tutto il regno piace
com’a lo re che ‘n suo voler ne ‘nvoglia. | Anzi è essenziale a questo nostro essere beati mantenersi dentro la v olontà di Dio. In tal modo le nostre singole volontà diventano una sola con essa. Così, come (=il modo in cui) noi siamo [distribuiti] di cielo in cielo per questo regno, piace a tutto il regno (=a tutti i beati) come al re (=Dio), che ci fa volere secondo il voler suo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E ‘n la sua volontade è nostra pace:
ell’è quel mare al qual tutto si move
ciò ch’ella cria oche natura f ace”. | E nella (=nel far la) sua volontà è la nostra pace: essa è quel mare verso il quale si muove tutto ciò che essa crea oche natura opera». |
Traduci in volgare fiorentino:
| Chiaro mi fu allor come ogne dove
in cielo è paradiso, etsi la grazia
del sommo ben d’un modo non vi piove. | Allorami fu chiaro come ogni luogo del cielo è paradiso (=beatitudine), anche se la grazia del sommo bene non vi scende nello stesso modo. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma sì com’elli avvien, s’un cibo sazia
e d’un altro rimane ancor la gola,
che quel si chere e di quel si ringrazia,
così fec’io con atto e con parola,
per apprender da lei qual fu la tela
onde non trasse infino a co la spuola. | Ma, come avviene, se un cibo sazia e di una altro resta ancora il desiderio, e di qu esto si chiede e di quello si ringrazia; così feci io con atti e con parole, per appre nder da lei quale fu la tela (=il voto), della quale non gettò fino al termine la spola (=che non finì di tessere). |
Traduci in volgare fiorentino:
| “Perfetta vita e alto merto inciela
donna più sù”, mi disse, “a la cui norma
nel vostro mondo giù si veste e vela,
perché fino al morirsi vegghie dorma
con quello sposo ch’ogne voto accetta
che caritate a suo piacer conforma. | «Una vita perfetta ed un grande merito colloca in un cielo più alto una donna (=Chiara d’Assisi)» mi disse, «secondo la cui regola giù nel vostro mondo [ci] si veste e vela, per [poter] vegliare e dormire fino alla morte con quello sposo (=Cristo), che accetta ogni volontà, che la carità conforma a ciò, che piace a Lui. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Dal mondo, per seguirla, giovinetta
fuggi’mi, e nel suo abito mi chiusi
e promisi la via de la sua setta. | Ancor giovi netta, fuggii dal mondo, per seguirla, emi chiusi nel suo abito e promisi [di seguire] la vita del suo ordine (=di vivere secondo la sua regola). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Uomini poi, a mal più ch’a bene usi,
fuor mi rapiron de la dolce chiostra:
Iddio si sa qual poi mia vita fusi. | Uomini poi, abituati più a fare il male che a fare il bene, mi rap irono fuori del dolce chiostro: Dio sa quale fu poi la mia vita. |
Traduci in volgare fiorentino:
| E quest’altro splendor che ti si mostra
da la mia destra parte e che s’accende
di tutto il lume de la spera nostra,
ciò ch’io dico di me, di sé intende;
sorella fu, e così le fu tolta
di capo l’ombra de le sacre bende. | E quest’altro spirito splendente, che simostra a te dalla mia parte destrae che si accende di tutta la luce della nostra speranza, intende di sé ciò che io dico di me. Fu sorella e dal capo le fu tolta l’ombra delle sacre bende (=il velo monaca le). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ma poi che pur al mondo fu rivolta
contra suo grado e contra buona usanza,
non fu dal vel del cor già mai disciolta. | Ma, dopo che fu ricondotta al mondo contro la sua volontà e contro la buona usanza [di rispettare chi ha fatto un voto], non fu mai sciolta dal velo del cuore. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quest’è la luce de la gran Costanza
che del secondo vento di Soave
generò ‘l terzo e l’ultima possanza”. | Questa è la luce della grande Costanza d’Alta villa, che dal secondo vento di Sve via (=Enrico VI) generò il terzo ed ultimo potente sovrano (=Federico II).» |
Traduci in volgare fiorentino:
| Così parlommi, e poi cominciò ‘ Ave,
Maria ’ cantando, e cantando vanio
come per acqua cupa cosa grave. | Così mi parlò, poi cominciò a cantare l’ Ave Maria, e cantando svanì come per acqua cupa svanisce una cosa pesante. |
Traduci in volgare fiorentino:
| La vista mia, che tanto lei s eguio
quanto possibil fu, poi che la perse,
volsesi al segno di maggior disio,
ea Beatrice tutta si converse;
ma quella folgorò nel mio sguardo
sì che da prima il viso non sofferse;
e ciò mi fecea dimandar più tardo. | La mia vista, che la seguì tanto quanto fu possibile, dopo che la perse si rivolse all’oggetto di maggior desiderio (=Beatrice) e si concentrò totalmente in lei. Ma quella sfolgorò tanto nel mio sguardo, che da principio i miei occhi non ressero [il suo fulgore]. E ciò mi fece più lento a domandare. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Intra due cibi, distanti e moventi
d’un modo, prima si morria di fame,
che liber’omo l’un recasse ai denti;
sì si starebbe un agno intra due brame
di fieri lupi, igualmente te mendo;
sì si starebbe un cane intra due dame:
per che, s’i’ mi tacea, me non riprendo,
da li miei dubbi d’un modo sospinto,
poi ch’era necessario, né commendo. | Posto tra due cibi, nella stessa misura distanti eattraenti, l’uomo, dotato di libero arbitrio, morirebbe di fame prima di mettere sotto i denti l’uno o l’altro. Così starebbe un agnello tra due lupi feroci ed affamati, temendo ugualmente [l’uno e l’altro]; così starebbe un cane da caccia tra due daini. Pertanto, se io tac evo, non mi rimprovero né mi elogio, poiché erosospinto nella stessa misura dai miei dubbiepe rciò ero necessitato (=non avevo possibilità di scelta). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Io mi tacea, ma ‘l mio disir dipinto
m’era nel viso, e ‘l dimandar con ello,
più caldo assai che per parlar distinto. | Io tac evo, ma il mio desiderio era dipinto nel viso, e con esso la mia domanda, molto più esplicita che se l’avessi formulata con le parole. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Fé sì Beatrice qual fé Danie llo,
Nabuccodonosor levando d’ira,
che l’avea fatto ingiustamente fello;
e disse: “Io veggio ben come ti tira
uno e altro disio, sì che tua cura
sé stessa lega sì che fuor non spira. | Beatrice fece [con me] quello che fece il profeta Daniele, liberando N abuccodonosor dall’ira, che lo aveva reso ingiustamente crudele; e disse: «Io vedo bene come l’uno e l’al tro desiderio ti trascinano, tanto che la tua p reocc upazione ostacola se stessa a tal punto che non spira fuori [di bocca]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Tu argomenti: “Se ‘l buon voler dura,
la violenza altrui per qual ragione
di meritar mi scema la mis ura?”. | Tu argomenti [in questo modo]: “Se la buona volontà perdura, per quale motivo la violenza altrui mi fa diminuire la misura del merito?”. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Ancor di dubita r ti dà cagione
parer tornarsi l’anime a le stelle,
secondo la sentenza di Platone. | Ancora ti dà motivo di dubitare il fatto che le anime sembrano tornare alle stelle, secondo l’affermazione di Plat one. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Queste son le question che nel tuo velle
pontano igualmente; e però pria
tratterò quella che più ha di felle. | Queste sono le questioni che premono con uguale forza sulla tua volo ntà, perciò tratterò prima quella che contiene più veleno [nei confronti della dottrina cristiana]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| D’i Serafin colui che più s’india,
Moisè, Samuel, e qu el Giovanni
che prender vuoli, io dico, non Maria,
non hanno in altro cielo i loro scanni
che questi spirti che mo t’appariro,
né hanno a l’esser lor più o meno anni;
ma tutti fanno bello il primo giro,
e differentemente han dolce vita
per sentir p iù e men l’etterno spiro. | Quello dei Serafini che sta più vicino a Dio, Mosè, Samuele e quello dei due Giovanni (=il Battista e l’Evangelista) che vuoi prendere, iodico, non [esclusa nemmeno] la Vergine Maria, non hanno le loro sedi in un cielo diverso da quello di qu esti spiriti che or ora ti sono apparsi, né in questa loro beatitudine restano un numero maggiore o minore di anni; ma tutti abbelliscono [con la loro presenza] il primo cielo (=l’em pìreo) e godono della loro vita beata in misura diversa, secondo la loro capacità di sentire più o meno intensamente [l’ardore di carità che] lo Spirito Santo [desta in l oro]. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Qui si mostraro, non perché sortita
sia questa spera lor, ma per far segno
de la celestial c’ha men salita. | Qui (=nel cielo della Luna) esse si mostrarono, non perché sia data loro in sorte questa sfera, ma per dare a te un segno concreto della sfera celeste che ha meno salita (=che è più lontana dall’empìreo). |
Traduci in volgare fiorentino:
| Così parlar conviensi al vostro ingegno,
però che solo da sensato apprende
ciò che fa poscia d’intelletto degno. | Così conviene (=è necessario) parlare al vostro ingegno, perché soltanto dai segni sensibili esso apprende ciò che poi fa degno di [conoscenza per] l’intelletto. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Per questo la Scrittura condescende
a vostra facultate, e piedi e mano
attribuisce a Dio, e altro intende;
e Santa Chiesa con aspetto umano
Gabriel e Michel vi rappresenta,
e l’altro che Tobia rifece sano. | Per questo scopo la Sacra Scrittura si adatta alle vostre capacità i ntellettu ali, e attribuisce a Dio piedi emani, e intende altro (=la realtà spirituale); ela Santa Chiesa vi rappresenta con l’aspetto umano l’arcangelo Gabriele e M ichele, e quell’altro che guarì Tobia. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Quel che Timeo de l’anime argomenta
non è simile a ciò che qui si vede,
però che, come dice, par che senta. | Quelloche nel Timeo Platone afferma sulle anime non corrisponde a ciò che qui si vede, po iché pare che egli intenda [letteralmente] quel che dice. |
Traduci in volgare fiorentino:
| Dice che l’alma a la sua stella riede,
credendo quella quindi esser decisa
quando natura per forma la diede;
e forse sua sentenza è d’altra guisa
che la voce non suona, ed esser puote
con intenzion da non esser derisa. | Dice che l’ani ma ritorna alla sua stella e crede che essa sia st ata strappata da qui quando la natura la die de [ad un corpo] come forma [vitale]. Ma forse la sua affermazione è diversa da quello che le parole dicono e può contendere un’idea niente affatto ridicola. |